MENUMENU
Dal 1° gennaio 2022 (DL 116/2020), il nostro Paese dovrà affrontare una nuova sfida volta al recupero e al riciclo della frazione tessile dei rifiuti urbani e commerciali. Tuttavia, è lecito chiedersi se le nostre aziende del settore sono pronte ad affrontare questo cambiamento. Questo tema è stato il fulcro del Circular Talk di EconomiaCircolare.com, dal titolo “Eco-progettare, innovare, misurare: il futuro del tessile circolare”, evento tenutosi il 27 ottobre 2021 presso l’importante location di Ecomondo.
Nel corso della tavola rotonda moderata dalla ricercatrice Alessandra De Santis, esperti di spicco del settore si sono uniti per discutere delle tecnologie disponibili nella filiera tessile per adottare pratiche effettivamente circolari. È stato anche affrontato il tema della misurazione dei progressi verso la sostenibilità e la necessità di distinguere tra pratiche autenticamente circolari e casi di greenwashing nel settore. Marco Antonini, Ricercatore del Laboratorio Bioprodotti e Bioprocessi di ENEA, ha sottolineato l’importanza di analizzare attentamente il sistema della produzione primaria della fibra animale. Il suo approccio si basa su una valutazione di tutti gli aspetti connessi a questo sistema, come il pascolo, le risorse idriche e l’impatto antropico. L’obiettivo è raggiungere un equilibrio sostenibile. Inoltre, sono stati discussi i potenziali vantaggi della raccolta della lana di scarto, che potrebbe raggiungere fino a 8 milioni di chili all’anno, a patto di sviluppare adeguati centri di raccolta e coinvolgere gli allevatori.
Alcune aziende del settore tessile si stanno già muovendo verso la sostenibilità. Ad esempio, il giornalista Massimo Giletti, la cui azienda di famiglia è impegnata da oltre 60 anni nel settore tessile, ha condiviso i progressi di quest’ultima nella produzione: “Noi produciamo di 2 milioni di chili di filato all’anno proveniente da cotone rigenerato, risparmiando così 20 milioni di litri di acqua all’anno”. Tuttavia, il fratello Emanuele Giletti, Amministratore delegato dell’azienda, ha evidenziato le difficoltà legate al recupero del materiale, specialmente quando si tratta di tessuti multicolori o contaminati da altre fibre. “Questi ostacoli devono essere superati affinché il settore possa raggiungere una maggiore sostenibilità”, ha detto l’AD.
Carmine Guanci, rappresentante dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Sociali – Gruppo di lavoro nazionale “Filiera del rifiuto tessile”, ha sottolineato la necessità per i rappresentanti del settore di collaborare e discutere delle nuove normative riguardanti il tessile. La norma europea che regola il settore, recepita dall’Italia, rappresenta un passo avanti encomiabile, ma dovrebbero essere previsti ulteriori strumenti, inclusa una Responsabilità Estesa del Produttore per coinvolgere tutti gli attori della filiera nella gestione dei rifiuti tessili.
Per raggiungere un’economia circolare nel settore tessile, molti attori stanno investendo nella ricerca e nell’innovazione. Strategie come la ‘simbiosi industriale‘, che collega aziende ed enti di ricerca, stanno dimostrando un grande potenziale nel promuovere la sostenibilità. Inoltre, si stanno sviluppando standard di qualità per misurare il progresso verso una produzione tessile più sostenibile, coinvolgendo tutti gli stakeholder nella definizione di norme e regolamenti.
Il settore tessile è strategico per l’Europa e l’Italia e vanta numerose piccole e medie imprese attive in questo campo. Tuttavia, l’entrata in vigore del DL. 116 rappresenta una sfida significativa, con la necessità di raccogliere tra le 800.000 e le 900.000 tonnellate di scarti tessili all’anno. Questa transizione può essere vista come un’opportunità per le imprese, ma è essenziale che vengano forniti strumenti adeguati per sfruttarla al meglio.
Il futuro della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) nel settore tessile in Italia sta prendendo forma con l’accelerazione del processo di pubblicazione del Decreto EPR da parte del Ministero dell’Ambiente. Questo decreto, basato sulle linee guida della Strategia Europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari lanciata dalla Commissione Europea il 30 marzo 2022, imporrà alle aziende del settore tessile nuovi obblighi normativi. Il regime di EPR, già esistente in diverse filiere, richiede che i “Produttori” di prodotti tessili finiti siano responsabili del loro intero ciclo di vita, dalla loro immissione sul mercato fino al momento in cui diventano rifiuti. Ciò comporta che le aziende dovranno contribuire finanziariamente e organizzare un sistema efficace di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti di prodotti tessili finiti generati dai cittadini, al fine di ridurre gli impatti ambientali negativi derivanti dalla produzione e dallo smaltimento dei prodotti tessili. A breve le aziende interessate dal Decreto saranno chiamate ad assolvere questo nuovo obbligo normativo. Il regime di Responsabilità Estesa del Produttore, già esistente per diverse filiere (come, ad esempio, quelle correlate ai RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) ai RPA (Rifiuti di Pile e Accumulatori), ai Rifiuti di Imballaggi, ecc., prevede che il “Produttore”, attraverso un contributo economico, detto eco-contributo, si faccia carico di tutto il ciclo di vita dei propri prodotti dal momento in cui li immette sul mercato, al momento in cui questi diventano rifiuti. Il Produttore deve quindi adempiere attraverso il finanziamento e l’organizzazione di un sistema di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti equivalenti generati dai cittadini. In questo caso specifico parliamo dei rifiuti di Prodotti tessili finiti.
Per affrontare le prossime sfide del settore tessile, i Produttori di abbigliamento, accessori, tessile per la casa e calzature hanno costituito Erion Textiles.
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