MENUMENU
Un’Italia che fa da lepre e contribuisce a trainare la transizione ecologica europea e mondiale. È quella che immaginano e delineano – con una stringente e oggi diremmo “sfidante” road map decennale – gli Stati Generali della green economy e il Consiglio Nazionale della Green Economy che li organizza ad Ecomondo.
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Da questa prima giornata degli Stati generali della green economy andati in scena nell’affollata (covid permettendo) cornice riminese di Ecomondo, viene fuori una road map al 2030 da portare alla prossima Cop26 sul clima di Glasgow.
Gli ingredienti principali sono una legge sul clima “per aumentare il passo nelle misure per la neutralità climatica” e poi la vocazione italiana a per l’economia circolare e il riciclo: “Vincolando almeno il 50% delle risorse del PNRR per sostenere progettazione e innovazione di processi produttivi e di prodotti in direzione circolare, semplificare le procedure End of waste e promuovere l’impiego di materiali riciclati”.
Ancora, le rinnovabili: aumentare l’elettricità ‘verde’ dal 40 al 70%, le termiche dal 20 al 50% e i biocarburanti da 1,3 a 3,5 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Tagliano l’uso dei combustibili fossili del 40%. Serviranno poi misure di adattamento, il coinvolgimento attivo delle città nel raggiungimento dei target climatici. Bisognerà accelerare la decarbonizzazione dei trasporti “aumentando gli investimenti per il trasporto pubblico locale, disincentivando l’uso dell’auto privata in città e approvando una legge quadro per la mobilità condivisa”. Ancora: sostenere la transizione ecologica dell’agricoltura; approvare la legge per la tutela del suolo; migliorare la tutela e la valorizzazione del capitale naturale e recuperare i ritardi dell’Italia nella digitalizzazione per sostenere la transizione ecologica.
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“L’Italia – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nella relazione introduttiva agli Stati generali – non deve perdere questa occasione: deve puntare, con più decisione, a far parte delle locomotive europee della green economy”. L’occasione è “vincere la sfida della neutralità climatica con un’economia decarbonizzata e competitiva, capace di generare maggior occupazione e un miglior benessere. In modo da costringere così anche la Cina e gli altri paesi ritardatari ad inseguire”.
Ronchi punta il dito contro il gigante della Muraglia: “Non si può però consegnare alla Cina l’esito della Cop 26, anche perché con la conferma di un massiccio l’uso del carbone, rifiutando impegni di riduzione delle proprie gigantesche emissioni di gas serra fino al 2029 e rinviando il suo percorso di decarbonizzazione, la Cina ha già deciso”. Il successo della Cop 26, secondo il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile “dipende dal consolidamento dell’alleanza dei Paesi che si tanno impegnando per la neutralità climatica, guidati dall’Europa e dagli Stati Uniti: l’alleanza di coloro che, non senza difficoltà, stanno facendo della neutralità climatica una leva di Green Deal, per superare la recessione causata dal Covid”.
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di Redazione EconomiaCircolare.com
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