Regolamento ESPR, al settore Tessile serve concretezza e lavoro d’insieme

Regolamento ESPR, al settore Tessile serve concretezza e lavoro d’insieme

È quanto emerso il 9 dicembre 2024 nel corso del webinar organizzato da Erion Textiles, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alle aziende del comparto. Luca Campadello, Manager SDI: “Grazie al nostro know-how possiamo rispondere a sfide complesse”

Le aziende del settore tessile sono pronte a conformarsi alle nuove regole europee in materia di Ecodesign? Se n’è parlato lo scorso 9 dicembre 2024 nel corso del webinar “Ecodesign per il settore Tessile: innovare i processi per una moda sostenibile”, organizzato da Erion Textiles, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alle aziende del comparto. Tra queste molte attendono gli sviluppi applicativi del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (in inglese  ESPREcodesign for Sustainable Products Regulation), che fissa i requisiti per la progettazione di prodotti sostenibili.

L’incontro online, moderato da Raffaele Lupoli, Direttore Responsabile di EconomiaCircolare.com, ha riunito gli interventi di importanti esperti del settore. I lavori sono stati aperti dal saluto di Raffaele Guzzon, Presidente di Erion Textiles che ha dichiarato: “Il nostro Consorzio si propone di essere un punto di riferimento per l’intera filiera tessile, un soggetto capace di mettere a fattore comune le esperienze e tutte le competenze di diversi attori coinvolti. Oggi avremo l’opportunità di esplorare, grazie ai relatori, i cambiamenti introdotti dal Regolamento sull’ecodesign, le sfide che comporta e gli strumenti che saranno necessari per affrontarle”.

Le sfide dell’Ecodesign e le risposte di Erion Textiles

Proprio della messa a punto di questi strumenti si occupa, Marina Prados Espínola, Co-Direttrice di Policy Hub, associazione di stanza a Bruxelles che rappresenta più di 700 stakeholder del settore tessile. “L’ESPR – ha raccontato Prados Espínola – è al centro della strategia dell’Unione Europea per la sostenibilità e la circolarità dei tessuti. Il nuovo Regolamento rappresenta anche un elemento chiave nella conversazione tra le aziende e le istituzioni, perché si introdurranno requisiti obbligatori per tutti i prodotti che si immetteranno nel mercato europeo come la riciclabilità, la durabilità e la presenza di quantità minime di materiali riciclati”.
L’esperta ha anche messo in evidenza la correlazione tra il concetto di Ecodesign e quello di sostenibilità, un binomio ripreso anche da Luca Campadello, Strategic Development and Innovation Manager di Erion, nel corso del suo intervento: “Il regolamento ESPR e la futura normativa EPR presentano diversi punti di contatto, dall’ecomodulazione fino alla creazione di momenti di feedback da parte dei riciclatori per migliorare la progettazione dei prodotti. Per puntare alla sostenibilità c’è bisogno di informazioni ed è in questo momento che il nostro Consorzio può essere di supporto al Produttore grazie a un know-how sviluppato in anni di esperienza nel settore dell’EPR. Possiamo mettere a disposizione conoscenza, competenze e una grande rete sul territorio. Abbiamo costruito un Sistema Collettivo guidato dai Produttori per lavorare a fianco dei fornitori, dei riciclatori e degli operatori, ma anche dei centri di ricerca, dei consulenti e delle associazioni: tutti soggetti con i quali stiamo dialogando, perché la risposta alle sfide complesse è quella di lavorare insieme per trovare soluzioni concrete”. 

Requisiti di Ecodesign: la percezione delle aziende

Marco Ricchetti, Co-fondatore di Blumine Srl che rappresenta un osservatorio sul settore Tessile, ha raccontato la percezione, da parte delle aziende, sugli obblighi che deriveranno dal nuovo Regolamento: “L’atteggiamento delle imprese della moda può essere definito ‘wait and see’, ovvero quello tipico di chi aspetta fino all’ultimo momento per capire bene cosa fare per essere in regola con la normativa. Nel caso dell’ESPR questa strategia sarebbe disastrosa e porterebbe inevitabilmente a una condizione di mancata conformità al Regolamento. Il percorso è lungo e richiede la sperimentazione per molte aziende, nonché tempi di coinvolgimento delle loro supply chain. Ci sono imprese che sono molto avanti ed altre che ancora non sanno rispondere a domande basilari, come quelle sulla provenienza dei materiali che utilizzano o sugli impatti ambientali generati dalla loro attività”. Una posizione, quella di Richetti, che ha trovato d’accordo Francesca Romana Rinaldi, Direttrice del Monitor for Circular Fashion, SDA Bocconi, che accoglie 28 player internazionali della filiera tessile: “Molti report ci dicono che il tema della sostenibilità diventerà meno prioritario nell’agenda dei CEO del settore moda e questo evidenzia chiaramente che non si può sposare la strategia del wait and see. Bisogna mantenere alta l’attenzione sui focus della sostenibilità e della circolarità dei prodotti, non solo perché ce lo impone la normativa, ma anche perché il driver legislativo spinge il settore ad investire in questa direzione”.

Il case study del Circular shoes program

Un buon esempio di produzione circolare è quello concretizzato da Olians Plast, azienda di Civitanova Marche specializzata nella produzione e commercializzazione di polimeri termoplastici provenienti da materiali riciclati. Francesco Cognigni, Responsabile Amministrativo-Esg di Olians Plast, ha presentato il Circular Shoes Program, il progetto che ha permesso, dopo anni di ricerca e sviluppo, di realizzare la scarpa “zero” in ecodesign, ovvero una calzatura che impiega materiali riciclati e, a sua volta, riciclabile fino al 70%. “Un risultato di cui andiamo fieri – ha detto Cognigni – se si considera che attualmente la percentuale di materiale che si riesce a riciclare dalle scarpe comparabili attualmente sul mercato non supera il 35%”. L’incontro è stato chiuso da Marco Pietrosante, Vicedirettore dell’ISIA Roma Design che ha fatto un affondo sulla figura del designer. “Chiunque progetti un prodotto – ha detto – dev’essere a conoscenza dei dati di sostenibilità. Se non si possiedono questi parametri non si può fare eco-progettazione in maniera corretta, sia nell’ambito del tessile che in altri ambiti. La Responsabilità Estesa del Produttore è un’opportunità per le aziende nella misura in cui permette loro di rispondere alla domanda di sostenibilità da parte dei consumatori”.

Traccia-TO: a Torino il progetto che vuole trasformare la città in un modello virtuoso di raccolta di rifiuti tessili e di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

Traccia-TO: a Torino il progetto che vuole trasformare la città in un modello virtuoso di raccolta di rifiuti tessili e di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

Attraverso un mix di tecnologia, sensibilizzazione e collaborazione tra istituzioni, cittadini e attività commerciali, il progetto sviluppa strumenti per gestire meglio due tipologie di rifiuti cruciali: del tessile e dell’elettronica.

Quantificare il numero di rifiuti proveniente dai cittadini di Torino è il cuore di Traccia-TO, il nuovo progetto lanciato da Erion, Erica e ReLearn, che punta a migliorare la gestione dei rifiuti a Torino, partendo dal quartiere di San Salvario. L’obiettivo? Creare un modello virtuoso per aumentare la raccolta di certi rifiuti, evitando che si disperdano e prendano strade alternative, non corrette, portando benefici sia all’ambiente sia all’economia locale, grazie a soluzioni innovative e al coinvolgimento diretto dei cittadini.

Un progetto per un’economia circolare più concreta

Attraverso un mix di tecnologia, sensibilizzazione e collaborazione tra istituzioni, cittadini e attività commerciali, il progetto sviluppa strumenti per gestire meglio due tipologie di rifiuti cruciali: i tessili e i RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).

Con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale, saranno tracciati i flussi di rifiuti tessili prodotti sul territorio e sperimentata una raccolta avanzata degli abiti dai cassonetti stradali. Contemporaneamente verranno quantificati i tessili che finiscono nell’indifferenziata o giacciono inutilizzati negli armadi. Traccia-TO, inoltre, definirà le quantità dei piccoli dispositivi elettronici gestiti nella zona si San Salvario, al fine di migliorare le strategie di raccolta future e quindi, il recupero di materiali preziosi.

Cittadini protagonisti della transizione verde

“Con Traccia-TO vogliamo fornire un contributo concreto alla transizione verso un’economia circolare, coinvolgendo i cittadini in prima persona. La tecnologia, insieme alla sensibilizzazione, sarà il nostro alleato per effettuare una mappatura accurata e migliorare la raccolta dei rifiuti tessili e dei RAEE, offrendo alla Città di Torino strumenti innovativi e sostenibili” sottolinea Raffaele Guzzon, Presidente di Erion Textiles.

In un anno di sperimentazione, il progetto testerà soluzioni per incentivare lo scambio di beni prima che diventino rifiuti, promuovendo il riuso e migliorando il conferimento dei rifiuti. Grazie a una mappatura dettagliata dei flussi e al monitoraggio del comportamento dei cittadini, Traccia-TO genererà un set di dati utili per pianificare azioni future più mirate.

Torino e Climaborough: un laboratorio per le città europee

Traccia-TO si inserisce nell’ambito di CLIMABOROUGH, un progetto europeo co-finanziato dall’UE e da CINEA, che punta a colmare il divario tra progettazione e implementazione di innovazioni urbane per il clima. Torino, grazie a Traccia-TO, condividerà i risultati delle sue sperimentazioni con altre città della rete Climaborough, ricevendo in cambio soluzioni innovative su mobilità ed energia.

Questo scambio offrirà alla città un’opportunità unica: testare l’impatto delle azioni locali e valutarne la replicabilità in altri contesti urbani, integrando i risultati nella pianificazione strategica per la sostenibilità.

Uno sguardo verso il futuro

Traccia-TO non è solo un progetto pilota, ma una visione concreta per un futuro più sostenibile. Dimostra come la collaborazione tra tecnologia, sensibilizzazione e pianificazione urbana possa trasformare il modo in cui concepiamo e gestiamo i rifiuti, rendendoli una risorsa per l’intera comunità.

Moda più sostenibile, dal Mimit 15 milioni di euro per l’innovazione green e digitale

Moda più sostenibile, dal Mimit 15 milioni di euro per l’innovazione green e digitale

Dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy arriva un contributo per le piccole e medie imprese che operano nel settore della moda e del tessile. Ecco tutto quello che c’è da sapere, per rendere il settore green e competitivo

L’industria del tessile e della moda deve aprirsi alla sostenibilità, le esigenze ambientali si coniugano spesso con quelle del mercato e possono rappresentare un volano per la nostra economia. Un forte segnale arriva dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit): insieme  al Ministro dell’Economia e delle Finanze, sono infatti state definite, tramite il Decreto interministeriale dell’8 agosto 2024, le modalità di attuazione di un intervento che mira a sostenere la realizzazione di investimenti per la transizione ecologica e digitale delle imprese del settore tessile, della moda e degli accessori in Italia.

La misura, cui sono stati destinati 15 milioni di euro, sarà gestita da Invitalia che, per conto del ministero, svolgerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni.

A chi si rivolge il contributo?

In particolare le imprese beneficiare devono:

  • operare nel settore del tessile, della moda e degli accessori
  • risultare qualificabili come PMI
  • essere regolarmente costituite, iscritte al Registro delle imprese della Camera di commercio territorialmente competente e risultare “attive” nel medesimo Registro
  • essere in contabilità ordinaria e hanno approvato almeno due bilanci di esercizio;

Le agevolazioni alle imprese beneficiarie, fanno sapere dal Ministero, saranno concesse sotto forma di contributo a fondo perduto, nella misura massima del 50% delle spese ammissibili e nel limite massimo di 60mila euro, per l’acquisizione di prestazioni specialistiche, con riferimento in particolare a:

  • attività di formazione del personale dipendente dell’impresa;
  • implementazione di una o più tecnologie abilitanti finalizzate a favorire lo sviluppo dei processi aziendali o i prodotti innovativi (cloud computing, big data e analytics, intelligenza artificiale, blockchain, robotica avanzata e collaborativa, manifattura additiva e stampa 3D, Internet of Things, realtà aumentata, soluzioni di manifattura avanzata, piattaforme digitali per condivisione di competenze, sistemi di tracciabilità digitale della filiera produttiva)
  • ottenimento di certificazioni di sostenibilità ambientale, tra certificazioni di prodotto e di processo
  • servizi di analisi di Life Cycle Assessment (LCA).

Le domande di agevolazione devono essere presentate esclusivamente per via elettronica utilizzando la piattaforma informatica messa a disposizione nell’apposita sezione del sito di Invitalia. I termini per la presentazione delle domande ed ulteriori informazioni saranno individuate con un successivo provvedimento del Mimit.

 

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EPR Tessile, in vista della revisione della Direttiva bisogna puntare sul lavoro di squadra

EPR Tessile, in vista della revisione della Direttiva bisogna puntare sul lavoro di squadra

Il 26 settembre 2024 il webinar organizzato da Erion Textiles è stato seguito da oltre 200 aziende del settore. L’evento ha rappresentato l’occasione per discutere della futura filiera nazionale all’interno di un quadro europeo

Anche l’Italia, come molti altri Paesi Ue, sta seguendo da mesi l’iter legislativo di riforma della Direttiva Quadro sui Rifiuti, per comprendere quali saranno le novità previste dall’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore nel settore Tessile. Il cambiamento impone alle aziende del comparto di essere sempre presenti ai tavoli di lavoro nazionali per impostare insieme regole condivise per il funzionamento della filiera. Da questa riflessione, lo scorso 26 settembre, ha preso le mosse il webinar organizzato da Erion Textiles dal titolo “Tessile a un passo dalla norma EPR. Gli impatti economici e organizzativi per le aziende”.

Vincenzo Gente, Commissione europea: “Entro fine 2024 aspettiamo un testo definitivo della riforma”

I lavori della giornata, coordinati da Raffaele Lupoli, Direttore Responsabile di EconomiaCircolare.com, sono stati aperti dall’intervento di Raffaele Guzzon, Presidente di Erion Textiles: “Siamo molto soddisfatti per essere riusciti a organizzare un incontro del genere con aziende di assoluto spessore, ma anche tanti competitor e, in generale, persone interessate a capire di più su come fare sistema intorno alla sfida che dovremo affrontare nei prossimi mesi”. La strada viene indicata dalla Commissione europea che, come ha ricordato nel primo speech di giornata Vincenzo Gente, Policy Officer, DG Environment, Unit B3, in questo momento è al lavoro non solo sulla riforma della Direttiva, ma anche su due Regolamenti che disciplineranno le spedizioni di rifiuti tessili e l’ecodesign dei prodotti. L’intervento del dirigente si è focalizzato, però, sulla riforma che, ha detto Gente: “È attualmente in fase di trilogo (negoziazione fra Commissione, Parlamento europeo e Consiglio europeo) e dovrebbe portare a un testo condiviso entro la fine dell’anno”. Gente ha poi evidenziato gli elementi principali della proposta di riforma che, oltre a introdurre il principio di Responsabilità Estesa del Produttore nel settore del Tessile, definisce i soggetti che ne sono coinvolti, nonché le finalità: Vogliamo che i produttori siano responsabili dell’intero ciclo di vita dei prodotti che immettono sul mercato, in attuazione del polluter pays principle (chi inquina, paga). I produttori dovranno coprire non solo i costi che riguardano la gestione dei rifiuti, ma anche quelli legati allo sviluppo di altre attività come il supporto alla ricerca e la promozione di campagne di comunicazione”.

Il caso dell’EPR olandese di Stichting UPV Textiel

Come funziona la Responsabilità Estesa del Produttore nei Paesi che l’hanno già introdotta? Lo ha spiegato Femke den Hartog, Policy Advisor del Consorzio olandese Stichting UPV Textiel che riunisce circa 800 aziende del Tessile. “Puntiamo entro il 2025 – ha raccontato den Hartog – a riutilizzare e riciclare almeno la metà dei rifiuti tessili raccolti. Vogliamo che il 10% dei capi siano riutilizzati in Olanda come prodotti second hand e puntare anche sul riciclo “da fibra a fibra”. Entro il 2030 vorremmo portare al 75% la percentuale di capi riutilizzati e riciclati”. Il Consorzio Stichting UPV Textiel lavora all’interno di un Paese, l’Olanda che, insieme alla Francia, rappresenta uno dei modelli dell’EPR sul Tessile che ha già iniziato il percorso insieme ai Brand verso la circolarità dei tessuti. Per den Hartog, tuttavia, il vero obiettivo è quello di contribuire all’armonizzazione europea dei diversi approcci nazionali all’EPR che possa rendere l’intero settore circolare e puntare alla sostenibilità ambientale, al rispetto dei diritti umani e alla tutela degli animali. “Tra le nostre attività – ha detto l’esperta – c’è quella di invogliare l’acquisto di capi ecosostenibili e di sviluppare campagne per rendere i consumatori più consapevoli”.

BDO Partner – TAX: “Le aziende si facciano trovare pronte con la gestione dei propri dati”

Con l’arrivo della nuova Direttiva EPR sul Tessile, le aziende dovranno farsi trovare pronte all’impiego dei contributi ambientali dovuti per la gestione dei rifiuti tessili. Nell’incertezza di questo periodo preparatorio, Pietro Gracis, esperto di BDO Partner – Tax, ha provato a tracciare un vademecum per i soggetti chiamati al versamento dei contributi: “Chi fabbrica i prodotti tessili, chi li rivende apponendo il proprio marchio, chi li importa per la prima volta nel territorio italiano e chi li vende anche tramite marketplace, dovrà affrontare presto il tema contributi. In questo quadro il tema centrale diventa quello della disponibilità e modalità di conservazione dei dati come, ad esempio, quelli sulla tipologia dei prodotti, sulla composizione dei tessuti e sulle specifiche tecniche. Come gestire le informazioni a livello di sistemi informativi e di controllo di gestione (per budget e forecast) è fondamentale per arrivare preparati ai prossimi obblighi normativi”.

La tavola rotonda del webinar

La tavola rotonda di approfondimento si è aperta con l’intervento di Matteo Magnani, Senior Policy Analyst di Ellen MacArthur Foundation, che ha spiegato i possibili vantaggi legati all’arrivo dell’EPR per il Tessile. “La presenza di sistemi EPR in un determinato mercato – ha detto Magnani – rappresenta un fattore abilitante per la possibilità di attrarre investimenti e instaurare filiere della corretta selezione, del riciclo e del riuso. Parliamo delle infrastrutture necessarie a lavorare i rifiuti tessili e ad avere un sistema industriale dedicato al riciclo anche delle fibre miste. Purtroppo, questi impianti sono ancora pochi, speriamo che anche grazie ai sistemi EPR aumentino il più in fretta possibile”. Anche Luca Campadello, Manager SDI di Erion, ha parlato dell’EPR come opportunità che può essere sfruttata solo grazie a un lavoro comune. “Ora la partita si sposta dall’Europa ai tavoli nazionali e l’unico modo per essere protagonisti è quello di giocarla assieme, ragionando su come sviluppare iniziative di circolarità, come definire e utilizzare l’eco-contributo e come costruire il futuro modello operativo di raccolta e gestione dei rifiuti”. Per Silvia Mazzanti, Sustainability Manager di Save The Duck, azienda co-fondatrice di Erion Textiles: “Come brand siamo sempre attenti a cogliere gli stimoli del mercato appena si presentano, per poter dire la nostra in materia di EPR. Grazie al gruppo di lavoro del Consorzio questo è stato possibile e continua a rappresentare un’opportunità per comunicare la nostra posizione e portare all’interno dei tavoli di lavoro l’esperienza di chi la filiera la vive”. Infine, Nicola Gelder, Vicepresidente di ASSOSPORT che ha evidenziato come le aziende del settore sportivo stiano puntando sulla durabilità e la riparabilità dei capi. “Stanno facendo molto lavoro tra di loro – ha detto Gelder – nell’ambito di un tavolo di lavoro che ASSOSPORT ha dedicato ai temi della circolarità e della sostenibilità. Siamo consapevoli del fatto che in Italia bisogna costruire una nuova filiera che sia funzionale al raggiungimento di obiettivi ambiziosi in tema di sostenibilità”.

Rifiuti Tessili, l’Italia raccoglie solo 2,7 kg ad abitante all’anno

Rifiuti Tessili, l’Italia raccoglie solo 2,7 kg ad abitante all’anno

Un numero esiguo a fronte di un’immissione sul mercato di prodotti di abbigliamento, calzature, e tessuti per la casa pari a 23 kg pro-capite. Erion Textiles: “È importante iniziare ora a dialogare con il Governo per essere pronti al recepimento della revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti. Necessario presentare le istanze delle singole aziende e condividerle con le Istituzioni per impostare un modello di gestione dei rifiuti tessili guidato dai Produttori, sensibilizzare i consumatori e trovare soluzioni per il riciclo”

L’Italia è tra i paesi che immettono sul mercato il maggior numero di prodotti tessili a livello Europeo, con 23 kg per abitante ogni anno a fronte di una raccolta di soli 2,7 kg pro capite, che corrispondono a circa 160 mila tonnellate (di cui 80mila raccolte al Nord, 33,5mila raccolte nel Centro Italia e 46,7mila al Sud).

Dal 1° gennaio 2025 inizia la grande sfida di gestione del Tessile

Dal 1°gennaio 2025 tutti i Paesi membri affronteranno la grande sfida della gestione dei rifiuti tessili, che dovranno essere raccolti separatamente rispetto all’indifferenziato, ma che ad oggi registrano un tasso di riciclo mondiale pari solo all’1%. Considerando che il settore tessile è il quarto per maggiore impiego di materie prime e acqua, responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, più dell’intero trasporto aereo e marittimo insieme, c’è ancora tanta strada da fare, soprattutto in Italia.

Luca Campadello, Manager SDI Erion: “Il 26 settembre un webinar per discutere del futuro della filiera.”

“È necessaria un’azione sinergica da parte di tutti gli attori per riuscire ad implementare la direttiva europea in modo da organizzare al meglio la filiera del fine vita, discutendone i requisiti con il MASE e Il MIMIT e allineandosi con tutti i consorzi per creare regole univoche e armonizzate nell’interesse dei Produttori” – afferma Luca Campadello, Strategic Development & Innovation Manager di Erion  – “A seguito del Trilogo riceveremo le indicazioni definitive dall’Europa, è fondamentale essere presenti ora ai tavoli di lavoro nazionali per impostare insieme al Governo quello che sarà il sistema del futuro arrivando a regole condivise. Ne parliamo giovedì 26 settembre dalle ore 15.30 al webinar organizzato da Erion Textiles: “Tessile a un passo dalla norma EPR. Gli impatti economici e organizzativi per le aziende.”

Il ruolo dei futuri consorzi per il Tessile

“Promuovere una gestione efficiente dei rifiuti tessili” è il ruolo principale dei Consorzi nati su iniziativa volontaria dei Produttori come Erion Textiles. Sarà importante definire il modello di raccolta e selezione dei rifiuti tessili, così come chiarire il ruolo della distribuzione, sia tradizionale sia online. I Consorzi dovranno, poi, fornire supporto ai produttori per l’adesione alle regole del decreto, ma anche per identificare e sviluppare soluzioni innovative per migliorare la riparabilità, la riutilizzabilità e il riciclo dei materiali. Inoltre, organizzeranno campagne di sensibilizzazione verso il consumatore finale per la corretta dismissione dell’abbigliamento a fine vita e favoriranno il dialogo con tutti gli attori della filiera (comuni, rivenditori, selezionatori, riciclatori) per la definizione degli accordi di programma per migliorare la raccolta e garantire standard di qualità della selezione e del riciclo dei rifiuti tessili.

Gli eco-contributi sul Tessile. Si lavora alla definizione.

I produttori finanzieranno i consorzi tramite gli eco-contributi – Ad esempio, nel mercato francese, che è stato il primo a introdurre la normativa EPR per il settore tessile, un’azienda che commercializza 1 milione e mezzo di prodotti (tra abbigliamento, calzature, accessori e tessile per la casa) contribuisce ai costi di gestione del Consorzio Refashion per più di 100.000 euro. Considerati gli importi in gioco, Erion Textiles insieme ai suoi produttori sta svolgendo le simulazioni e gli scenari del mercato italiano per definire gli eco-contributi che i produttori dovranno prevedere a budget nelle collezioni dei prossimi anni.

Produttori più responsabili a partire dalla progettazione del prodotto stesso

A luglio 2023 la Commissione Europea ha proposto un regime di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) con l’obiettivo di responsabilizzare i produttori sull’intero ciclo di vita dei prodotti tessili e promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti tessili in tutta l’Ue. Oltre a ciò, i produttori saranno anche invitati ad aumentare la circolarità dei prodotti progettandoli meglio fin dall’inizio: il Parlamento Europeo ha introdotto l’eco-modulazione degli eco-contributi che dovranno tenere in considerazione gli standard in materia di durabilità, riparabilità e riciclabilità. Questo permetterà di fare leva sulla condivisione delle criticità della gestione del fine vita dei prodotti per migliorarne la progettazione, la riciclabilità e l’impatto ambientale.

E le istituzioni?  

Ad oggi manca una forte governance per la gestione dei rifiuti tessili: nonostante esistano esperienze per la raccolta e la selezione non è stato costruito un sistema industriale per il riciclo. È in via di definizione la norma europea alla quale seguiranno i decreti nazionali che permetteranno agli attori della filiera di operare e agire attivamente. Quali sono le mancanze più gravi? Si potrebbe dire che non è ancora avvenuto un confronto franco con le istituzioni, i Comuni e gli operatori della filiera sul modello di gestione dei rifiuti tessili. Considerate le pochissime esperienze di riciclo della frazione di rifiuti tessili non riutilizzabili sarà necessario investire in ricerca per trovare soluzioni di riciclo. Sarà necessario garantire trasparenza e tracciabilità del percorso dei rifiuti tramite standard minimi di qualità per le attività di selezione e infine sensibilizzare i consumatori sulla corretta dismissione dei loro capi a fine vita.

Nell’UE raccolto solo il 27% dei rifiuti tessili. Per l’AEA servono più selezione e riciclo

Nell’UE raccolto solo il 27% dei rifiuti tessili. Per l’AEA servono più selezione e riciclo

Quasi tutti i Paesi Ue hanno già un sistema di raccolta dei rifiuti tessili, ma questi sistemi sono orientati esclusivamente al riutilizzo. Oltre alla raccolta differenziata, secondo l’agenzia, si deve urgentemente incrementare la capacità di selezione e riciclo

Le norme europee stabiliscono che dal 1 gennaio 2025 tutti i Paesi Ue dovranno praticare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, ma, come l’Italia, quasi tutte le nazioni europee hanno già avviato dei sistemi per intercettare i tessili gettati dai cittadini. Nonostante questo, segnala l’Agenzia Europea per l’ambiente (AEA) che su questo tema ha pubblicato un report (‘Management of used and waste textiles in Europe’s circular economy’) la maggior parte dei rifiuti tessili in Europa finisce  nei rifiuti misti. Solo il 10% in media viene infatti raccolto separatamente dagli altri rifiuti urbani. E secondo l’AEA, oltre alla raccolta differenziata vanno urgentemente incrementate capacità di selezione e riciclaggio, per garantire un uso più circolare dei prodotti tessili.

I dati (incerti) dei rifiuti tessili in Europa

La direttiva quadro sui rifiuti dell’UE impone agli Stati membri di dotarsi di sistemi di raccolta differenziata per i prodotti tessili usati a partire dal prossimo anno. La Commissione europea ha inoltre proposto una revisione mirata della direttiva per introdurre l’obbligo di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i prodotti tessili in tutti gli Stati membri. Secondo un’indagine condotta dall’AEA nel 2023, la maggior parte degli Stati membri dell’UE disponeva già di sistemi di raccolta differenziata, “ma per lo più per raccogliere i prodotti tessili riutilizzabili”. Non per il riciclo, quindi.

Nel 2020 (ultimi dati disponibili) l’UE-27 ha generato un totale stimato di 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili: si tratta di circa 16 kg a persona. Di questi 16, solo 4,4 kg a persona sono stati raccolti separatamente (il 27,5%), mentre i restanti 11,6 sono finiti nei rifiuti domestici misti. Di tutti i rifiuti tessili, l’82% proveniva dai consumatori e il resto era costituito da rifiuti di produzione o da tessuti mai venduti.

 

Questi dati, avverte però l’Agenzia, “possono presentare delle discrepanze” dovute ai diversi sistemi di raccolta in ogni Stato e alle diverse interpretazioni delle categorie di rifiuti; in alcuni Paesi ad esempio, i prodotti tessili raccolti per il riutilizzo possono non essere classificati come rifiuti ma come prodotti. Un buco (quasi) nero riguarda gli scarti pre-consumo, quelli prodotti dalle aziende della filiera durante i processi di lavorazione: ”Gli Stati membri dispongono di dati minimi sulle percentuali di rifiuti tessili pre-consumo, come per i tessuti invenduti, generati nelle fasi di vendita al dettaglio”. Si stima infatti che il 4-9% di tutti i prodotti tessili immessi sul mercato in Europa venga distrutto prima dell’uso, per un totale valutato tra le 264.000 e le 594.000 tonnellate di prodotti tessili all’anno.

Il rapporto dell’AEA avverte che, oltre alla raccolta differenziata, è necessario “aumentare le capacità di selezione e riciclaggio in Europa per evitare che i prodotti tessili raccolti finiscano negli inceneritori, nelle discariche o vengano esportati in regioni al di fuori dell’UE”.

 

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Nomine in Erion Compliance Organization: Danilo Bonato nuovo Direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali. Marco Sala, Nuovo Direttore Generale

Nomine in Erion Compliance Organization: Danilo Bonato nuovo Direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali. Marco Sala, Nuovo Direttore Generale

Si rafforza il vertice del più importante Sistema multi-consortile di Responsabilità Estesa del Produttore con l’impegno di rendere più circolare e sostenibile il modello di sviluppo economico e sociale dell’Italia e dell’Europa

Il Sistema Erion conferma l’impegno nel rendere sempre più circolare e sostenibile il modello di sviluppo economico e sociale dell’Italia e dell’Europa, con la costituzione della nuova Direzione Sviluppo e Relazioni Istituzionali affidata a Danilo Bonato – manager con vent’anni di esperienza nel settore e già Direttore di Consorzio Remedia e di Erion Compliance Organization (ECO). Grazie al nuovo assetto organizzativo, Erion assicurerà un maggior coinvolgimento non solo dei soggetti istituzionali e dei decisori politici, ma anche dei partner internazionali costruendo alleanze e stimolando la partecipazione di attori del mondo associativo, accademico e dei media.

Marco Sala, nuovo Direttore Generale di Erion Compliance Organization

Un’evoluzione organizzativa importante che, in casa Erion, sarà accompagnata dalla nomina dell’Ing. Marco Sala che succederà a Bonato nel ruolo di Direttore Generale di Erion Compliance Organization, la società di servizi che supporta il funzionamento dei sei consorzi del sistema multi-consortile. Sala, che è entrato in Erion a gennaio 2024 nel ruolo di Direttore Operativo, ha già maturato significative esperienze in ANIE, Vaillant Group Italia, Candy Elettrodomestici. Non solo, il nuovo Direttore – già precedentemente Operation Manager del Consorzio Ecodom – vanta una conoscenza approfondita della filiera dei rifiuti tanto da aver sviluppato in soli tre anni uno dei più innovativi impianti di trattamento delle plastiche in Italia (Stena Recycling).

Danilo Bonato: “Un compito per dare risposte alle sfide del nostro tempo”

Il compito che mi è viene affidato sarà quello di orientare i modelli di Responsabilità Estesa del Produttore verso una nuova fase capace di dare risposte alle sfide del nostro tempo come il contrasto al cambiamento climatico, l’uso sostenibile delle risorse e la riduzione della dipendenza dall’estero per le nostre materie prime strategiche.” – dichiara Danilo Bonato“Per fare ciò servono consorzi senza fini di lucro, espressione delle aziende e non di operatori commerciali, che mettano al primo posto etica, trasparenza e attenzione al ruolo sociale di pubblica utilità che essi sono chiamati a svolgere. I moderni sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore” – spiega Bonato – “Sono attivi in un’ampia gamma di settori per abilitare economie di scala, adottano un modello operativo orientato all’efficienza e alla qualità del servizio ai cittadini ed investono in progetti di ricerca e innovazione per costruire modelli economici più circolari”.

Marco Sala: “Il mio lavoro sarà quello di rendere ancora più efficiente questa bellissima macchina”

“Il prossimo ottobre Erion compirà quattro anni. Dall’inizio delle sue attività il Sistema è cresciuto in modo esponenziale: sono nati nuovi Consorzi attivi in diversi settori, l’organigramma si è ampliato e sono stati creati servizi sempre più vicini ai nostri Produttori. Il mio lavoro sarà quello di rendere ancora più efficiente questa bellissima macchina restando fedele ai valori e alla missione di Erion: essere il miglior Sistema di Responsabilità Estesa del Produttore operante in Italia.”– dichiara Marco Sala“È una sfida che credo potremo vincere come team, valorizzando quanto di buono abbiamo costruito fino ad adesso e impegnandoci quotidianamente per sostenere in modo ottimale le strategie di sviluppo dei nostri consorzi e migliorare costantemente la qualità e l’efficienza dei servizi forniti”

Il futuro del Tessile sostenibile: Erion Textiles tra networking e nuove normative

Il futuro del Tessile sostenibile: Erion Textiles tra networking e nuove normative

Il 17 giugno 2024 il Consiglio dell’Unione europea ha espresso un orientamento generale sulla riforma della Direttiva Quadro sui Rifiuti. Ora la presidenza ungherese potrà avviare nuovi colloqui con l’Europarlamento per arrivare a un testo definitivo

Una primavera-estate 2024 ricca di appuntamenti per Erion Textiles che continua ad attendere l’approvazione della normativa europea di istituzione dei regimi di Responsabilità Estesa del Produttore per il settore tessile, partecipando a numerosi eventi nazionali e internazionali dedicati al tema.

Tre eventi di approfondimento con Luca Campadello

Il 23 maggio 2024, Luca Campadello, Manager SDI di Erion, è volato a Copenaghen per partecipare alla tavola rotonda “Paving the way for a separate collection of Textiles in 2025” organizzata in occasione del Global Fashion Summit 2024 svoltosi nella capitale danese. L’incontro ha riunito produttori e rappresentanti delle istituzioni europee per discutere dell’attuazione della raccolta differenziata dei tessili prevista per il 2025 e dell’introduzione dell’EPR nel contesto della revisione in corso della Direttiva Quadro sui Rifiuti. Durante la sessione, i partecipanti sono stati aggiornati sullo stato della raccolta nei diversi Stati Membri, sulle posizioni del Parlamento europeo e della Commissione europea e dei singoli Stati Membri sulla Direttiva e hanno condiviso le loro priorità chiave per l’EPR. Il 31 maggio sempre Campadello ha tenuto un intervento all’interno del webinar del percorso di formazione “Fiber4ward”, organizzato da Next Technology Tecnotessile di Prato, nell’ambito del progetto europeo Transitions. Nel corso del suo intervento, rivolto al personale di aziende del settore tessile, nonché agli studenti e ai docenti di moda, il manager ha affrontato tematiche chiave come la Responsabilità Estesa del Produttore, le nuove opportunità per la filiera, il Passaporto Digitale dei Prodotti e i sistemi di raccolta dei prodotti tessili a fine vita. Il 12 giugno, Campadello ha tenuto infine uno speech, nell’ambito del Green Med Expo & Symposium di Napoli, dal titolo “Il futuro ruolo dei Consorzi di Produttori” nel Convegno “Strategia europea per un Tessile sostenibile e circolare. La Comunicazione strumento essenziale per favorire il cambiamento”.

Prossimo appuntamento il 9 luglio a Milano

Erion Textiles sarà presente anche all’Assemblea Generale dell’ACIMIT (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria Tessile) prevista per il prossimo 9 luglio a Milano. L’evento Riciclo e transizione sostenibile dell’industria tessile-moda. Il contributo delle tecnologie italiane” sarà un momento per riflettere sugli obiettivi di transizione ecologica dell’industria tessile e della moda e su come essi offrano ai fornitori di tecnologie l’occasione di inserire la propria capacità progettuale e produttiva in una nuova catena del valore globale. “ACIMIT – scrivono gli organizzatori – intende sostenere e valorizzare i progetti di innovazione delle proprie associate, favorendo il dialogo e la collaborazione tra queste e gli altri protagonisti dell’economia circolare: istituzioni, aziende tessili e brand, consorzi EPR, hub per il riciclo post-consumo, mondo della ricerca.”

Normativa sul tessile. A che punto siamo?

Erion Textiles segue molto da vicino i lavori dell’Unione europea sulla revisione della Direttiva Quadro che punta all’obiettivo generale di ridurre gli impatti ambientali associati alla produzione e alla gestione dei rifiuti tessili e alimentari. Lo scorso 17 giugno il Consiglio dell’Ue ha adottato la sua posizione (“orientamento generale”) sulla revisione puntando, ha dichiarato Alain Maron, Ministro della transizione climatica, dell’ambiente, dell’energia e della democrazia partecipativa del governo della regione di Bruxelles-Capitale “a una prevenzione dei rifiuti prodotti dal fast fashion e a facilitare il riutilizzo. Dato che i comparti alimentare e tessile sono rispettivamente al primo e al quarto posto per intensità di risorse, l’accordo odierno rappresenta un passo fondamentale verso un’economia europea più sostenibile e circolare.” 

Come dovrebbe cambiare la filiera del post-consumo?

L’attuale Direttiva Quadro sui Rifiuti, già in vigore dal 2008, obbliga gli Stati Membri a garantire la raccolta differenziata dei prodotti tessili destinati al riutilizzo, alla preparazione per il riutilizzo e al riciclaggio entro il 1º gennaio 2025. Secondo l’approccio generale, entro la fine del 2028 la Commissione europea valuterà la possibilità di fissare obiettivi specifici di prevenzione, raccolta, preparazione per il riutilizzo e riciclaggio del settore dei rifiuti tessili. La proposta di revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti prevede regimi armonizzati di Responsabilità Estesa del Produttore in virtù dei quali i marchi di moda e i produttori tessili saranno obbligati a finanziare i costi di gestione dei rifiuti tessili. Tali regimi potranno essere istituiti fino a 30 mesi (l’Europarlamento ha proposto 18) dopo l’entrata in vigore della suddetta Direttiva e il Consiglio ha convenuto di includere le microimprese nel loro ambito di applicazione. L’orientamento generale prevede poi che il livello dei contributi potrà essere modulato (con bonus e malus) sulla base della circolarità e delle prestazioni ambientali dei prodotti tessili (nota come eco-modulazione) tramite parametri che verranno definiti all’interno del pacchetto di norme del Regolamento per l’ecodesign dei prodotti sostenibili (ESPR). In maniera del tutto inaspettata, a seguito della forte richiesta di alcuni Ministeri tra cui quello francese, l’orientamento generale ha previsto che, in aggiunta ai requisiti definiti dall’ESPR, i singoli Stati Membri potranno volontariamente imporre tariffe più elevate alle imprese che seguono pratiche industriali e commerciali di fast fashion.  Esprimendo la sua posizione, il Consiglio ha introdotto “disposizioni specifiche per gli Stati Membri in cui vi è una significativa quota di prodotti tessili di seconda mano commercializzati. Tali Stati Membri potranno chiedere anche agli operatori commerciali che si occupano di rivendere i capi di seconda mano di finanziare i costi della gestione dei rifiuti, anche se in maniera inferiore rispetto ai Brand che commercializzano nuovi prodotti”. L’orientamento generale ha infine riconosciuto un ruolo ai soggetti dell’economia sociale (compresi gli enti di beneficenza, le imprese sociali e le fondazioni) all’interno dei sistemi di raccolta che verranno organizzati dai Consorzi.

L’iter legislativo e le prossime tappe

Il passaggio del Consiglio ha dato il via libera alla presidenza di turno (Ungheria) che ha posto all’interno delle sue priorità la definizione, entro il 31 dicembre 2024, di un testo di compromesso tra Parlamento e Consiglio sulla Direttiva Quadro sui Rifiuti. Secondo i dati pubblicati dal Consiglio l’Ue genera anche 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno. L’abbigliamento e le calzature rappresentano da soli 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a 12 kg di rifiuti per persona ogni anno. Attualmente solo il 22 % di tali rifiuti è raccolto separatamente per il riutilizzo o il riciclaggio, mentre il resto è spesso incenerito o smaltito in discarica”.

“Riciclo, l’Europa deve collaborare. Non ha più senso dire: il mio Paese e le mie risorse“

“Riciclo, l’Europa deve collaborare. Non ha più senso dire: il mio Paese e le mie risorse”

Intervista a Naoko Tojo, Associate Professor in Environmental Product Law and Policy all’International Institute for Industrial Environmental Economics (IIIEE) della Lund University, Svezia, sull’evoluzione della Responsabilità Estesa del Produttore. “Le iniziative di monitoraggio e controllo sono largamente insufficienti. Se le istituzioni pubbliche responsabili non cambiano il loro approccio, perché i produttori dovrebbero impegnarsi per raggiungere i target?”

Naoko Tojo, è una delle più grandi esperte mondiali sul tema della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR – Extended Producer Responsibility), il principio sviluppato in ambito europeo che impone alle aziende di essere responsabili di tutto il ciclo di vita dei prodotti che immettono sul mercato, anche al momento in cui questi divengono rifiuti. L’idea nasce negli anni Novanta dall’intuizione del professor Thomas Lindhqvist e, nel corso degli anni, è diventata uno dei pilastri della transizione ecologica europea, nonché fondamenta di Sistemi consortili come Erion. Abbiamo chiesto alla Professoressa Tojo – che di Lindhqvist è stata allieva prima di specializzarsi nella progettazione e implementazione di sistemi EPR per vari flussi di prodotto in Europa e Asia – di raccontarci come si è trasformata negli anni l’applicazione dell’EPR. 

Gli addetti ai lavori conoscono molto bene il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore. È tempo di farlo capire ai consumatori. Come glielo spiegherebbe?
Penso che si potrebbe spiegare loro semplicemente la logica alla base del concetto di EPR, ovvero perché affidiamo la responsabilità della gestione del fine vita dei prodotti ai Produttori. La risposta è che diamo loro tale compito perché essi progettano i prodotti e, quindi, li conoscono meglio di chiunque altro. Le aziende hanno, inoltre, la possibilità di apportare modifiche a monte ai prodotti che immettono sul mercato in modo che sia più facile ripararli, riutilizzarli e riciclare le materie che essi contengono. Ci affidiamo, pertanto, alla loro esperienza per facilitare la chiusura del cerchio dei materiali da parte degli altri attori della catena di approvvigionamento.

Raccontare l’importanza del riciclo delle materie prime può essere un buon modo di spiegare la logica dell’EPR?
Probabilmente non conviene focalizzarsi più di tanto sui dettagli dei processi di riciclaggio in sé, ma parlare piuttosto del motivo per cui attribuiamo la responsabilità ai produttori, ovvero la loro capacità di creare cambiamenti a monte della filiera. I riciclatori hanno certamente una competenza straordinaria quando si tratta di differenziare le materie: loro sanno quali materiali possono essere riciclati e il modo migliore per farlo. Ciò che non hanno la possibilità di fare è di determinare che cosa entrerà nel flusso dei rifiuti. Senza modifiche dei prodotti a monte le possibilità di migliorare le azioni a valle sono limitate. Avere materiali e prodotti migliori ci permette di avere una società più circolare.

Com’è cambiato dagli anni Novanta il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore?
Il concetto in sé non è cambiato, rimane solida una delle sue migliori peculiarità, quella di poter essere applicato in molti modi. Paesi diversi adottano approcci diversi, responsabilizzano i produttori in maniere differenti a seconda della tipologia di prodotti: imballaggi, elettronica, automobili, ecc. Quindi non credo che il concetto, che è relativamente semplice, sia mutato, ma che la parte implementativa continui a renderlo complicato e difficile da realizzare.

Quindi ad essere cambiata è l’applicazione del modello.
Esattamente. Nel corso del tempo l’applicazione ha subito cambiamenti volti a motivare i Produttori ad apportare modifiche a monte della filiera. Mi riferisco, esempio, al concetto di eco-design che è stato difficile da sviluppare.

Parliamo dei Sistemi EPR come Erion. In che modo possono contribuire, secondo Lei, alla tutela dell’ambiente e avere buoni impatti sulla società e l’economia?
Penso che ci siano due obiettivi principali per quanto riguarda l’applicazione della Responsabilità Estesa del Produttore. Il primo, come già detto, riguarda il tema dei cambiamenti a monte, ovvero la modifica del design dei prodotti e dei suoi componenti, in modo da renderli più facili da riparare, riutilizzare e riciclare. L’altro obiettivo è avere sistemi di gestione del fine vita più performanti. Possiamo sfruttare le competenze dei Produttori per arrivare a tassi di raccolta dei rifiuti più elevati, avere un trattamento di qualità, raggiungere una maggiore efficienza delle risorse attraverso il riutilizzo e il riciclaggio. Ciò significherebbe avere meno necessità di ottenere le materie dall’attività mineraria. Invece di estrarre materie, le si ricava dai prodotti esistenti. L’efficienza delle risorse è una delle questioni chiave che i sistemi EPR cercano di affrontare. Finora l’attenzione dei sistemi EPR si è concentrata principalmente sul riciclaggio, sarebbe molto positivo se i Sistemi come Erion iniziassero a facilitare anche le attività di riutilizzo e riparazione.

Attraverso l’EPR la nostra economia è capace di reimmettere sul mercato Materie Prime Seconde e, quindi, disaccoppiare parte della produzione dallo sfruttamento delle risorse vergini. Cosa si può fare per rendere questo processo ancora più efficiente, diciamo definitivo?
È da 30 anni che parliamo di questo tema e oggi possiamo chiederci se abbiamo fatto progressi sufficienti. Un risultato che i sistemi EPR, in diversi Paesi, sono riusciti a raggiungere relativamente bene è stato quello di differenziare rifiuti specifici dagli altri flussi. Anche quando guardiamo ai tassi di raccolta possiamo notare che ci sono stati cambiamenti notevoli. Rimane, invece, ancora tanto da fare sul versante della chiusura del cerchio dei materiali e su quello dell’uso effettivo delle risorse riciclate nei nuovi prodotti. Bisogna guardare oltre i Sistemi di EPR e capire cosa succede con i materiali che escono dagli impianti di trattamento. Sono davvero utilizzati? E, se sì, in che modo? Stiamo riciclando i prodotti in modo da avere Materie Prime Seconde di qualità o stiamo procedendo a un downcycling? Rispondere a queste domande è obbligatorio per raggiungere i veri obiettivi della Responsabilità Estesa del Produttore.

Esiste il rischio che il downcycling delle materie diventi un processo organico?
Per alcuni materiali è inevitabile un processo di downcycling (il riciclaggio dei rifiuti in cui il materiale riciclato è di qualità e funzionalità inferiori rispetto al materiale originale ndr) e quindi una perdita di qualità. Il punto è che non si dovrebbe, mai, puntare in prima battuta al downcycling. È fondamentale, invece, trovare un modo migliore per garantire un’alta qualità dei materiali riciclati. Quando parliamo con i Produttori, questo tema rappresenta un collo di bottiglia. A loro non dispiacerebbe usare materiali riciclati, ma se utilizzano materie prime vergini hanno una garanzia di qualità. In questo caso, dunque, non c’è bisogno di verificare ogni singolo lotto di materiale proveniente dalla stessa fabbrica. Un controllo, questo, che attualmente va fatto, quando si parla di materiali riciclati, poiché non esiste un sistema di garanzia della qualità. La verifica di ogni singolo lotto è un processo che richiede tempo ed è anche piuttosto costoso. Ciò ci riporta all’inizio del nostro ragionamento: per consentire un riciclo di qualità è necessario disporre di buoni materiali già in partenza.

È una rete o dipende solo da pochi attori come, per esempio, istituzioni, Sistemi EPR, cittadini?
I produttori di materiali e i riciclatori devono necessariamente collaborare con i produttori di prodotti e viceversa. Ciò rende evidente che esistono dei collegamenti, una rete. Se parliamo dei consumatori, non possiamo non evidenziare che il loro ruolo più importante è quello di assicurarsi di fare una corretta raccolta differenziata. In questo caso le informazioni devono essere fornite non solo dai comuni, ma anche dai Produttori.

È d’accordo con l’adozione di “un approccio pan europeo” al riciclo delle materie, proposto nel nuovo Regolamento europeo sulle Materie Prime Critiche?
I Paesi europei, alcuni grandi, altri piccoli, possono collaborare tra loro per sfruttare le economie di scala. Un approccio simile è stato promosso anche in Asia in seguito a un dialogo tra i Paesi del continente. Sono originaria del Giappone, Stato molto impegnato nella promozione di questa circolarità all’interno dei confini asiatici. Non ha più senso dire “il mio Paese e le mie risorse”; bisogna avere un approccio più ampio proprio come quello pan-europeo.

Quali sono, oggi, gli elementi imprescindibili per gestire al meglio la Responsabilità Estesa del Produttore? Cosa devono fare i Sistemi EPR per garantire piena conformità alle aziende?
Quando parliamo di Responsabilità Estesa del Produttore, secondo l’attuale interpretazione, ci riferiamo alla gestione del fine vita dei prodotti e al coinvolgimento delle aziende sia in cambiamenti a monte che a valle della filiera produttiva. Ogni azienda deve essere in grado di possedere e fornire informazioni sui prodotti immessi sul mercato, come, ad esempio, quelle relative alla loro composizione, al contenuto di materiale riciclato, alla riparabilità: tutti dati che potrebbero favorire migliori processi di riutilizzo, riparazione e riciclo e quindi permettere di chiudere il ciclo dei materiali. Per quanto riguarda la piena conformità delle aziende, penso che gli Stati debbano avere la volontà politica di migliorare le condizioni in cui agiscono i Sistemi EPR. In molti Paesi le iniziative di monitoraggio e controllo sono largamente insufficienti. Ad esempio, nel caso della Svezia, il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica non ha rispettato lo standard per molti anni e non è successo nulla, nemmeno una sanzione minima ai Produttori. Se le istituzioni pubbliche non cambiano il loro approccio, perché i produttori dovrebbero impegnarsi per raggiungere i target? I decisori politici dovrebbero avere più voglia di migliorare questa situazione, anche se garantire la piena conformità è una cosa estremamente complessa.

Revisione della Direttiva rifiuti, Consiglio europeo meno ambizioso dell’Europarlamento

Revisione della Direttiva rifiuti, Consiglio europeo meno ambizioso dell’Europarlamento

Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato la propria posizione negoziale sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti che interessa tessili e alimentari: ridotte le ambizioni del Parlamento

Nel “general approach”, la posizione negoziale del Consiglio dell’Unione europea sulla proposta di revisione della direttiva rifiuti, i ministri dell’ambiente europei fanno un passo indietro rispetto agli obiettivi più ambiziosi proposti dall’Europarlamento. Nel testo approvato lunedì scorso, 17 giugno, si allineano infatti a quanto stabilito nella proposta della Commissione, con in più un pizzico di flessibilità.

Per Alain Maron, ministro dell’ambiente del governo belga (presidente di turno del Consiglio), “l’accordo rappresenta un passo fondamentale verso un’economia europea più sostenibile e circolare”. Il testo approvato, secondo il Commissario all’ambiente Virginijus Sinkevičius, “è ben bilanciato e conserva in gran parte lo spirito della proposta della Commissione”.

Leggi anche: Sprechi alimentari e rifiuti tessili, la posizione dell’Europarlamento

Il contesto

Ogni anno nell’UE vengono generati oltre 58 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (131 kg per abitante), che rappresentano una perdita stimata di 132 miliardi di euro. E che valgono circa il 16% delle emissioni totali di gas serra prodotte dal sistema alimentare dell’UE.

Con il lancio del Green Deal per l’Europa nel dicembre 2019, l’UE ha ribadito la propria determinazione a dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite, sia a livello di distribuzione che di consumo, entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

L’UE genera anche 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno. L’abbigliamento e le calzature da soli rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a 12 kg di rifiuti per persona ogni anno. Attualmente, solo il 22% di questi rifiuti viene raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato, mentre il resto viene spesso incenerito o messo in discarica.

Il 5 luglio 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti, rivolta in particolare ai settori alimentare e tessile. L’obiettivo generale della proposta è ridurre gli impatti ambientali e climatici associati alla produzione e alla gestione dei rifiuti tessili e alimentari.

 

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