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“Serve più dialogo sociale per la riuscita del Pnrr”: la raccomandazione della Commissione al governo

Lo ha chiesto la Commissione Europea nella Proposta al Consiglio di approvazione del PNRR italiano dopo una lettera del Forum Disuguaglianze Diversità

Tutto comincia con una lettera inviata lo scorso 17 maggio. Mittente il Forum Disuguaglianze Diversità, destinatario la Recovery and Resilience Task Force della Commissione Europea, argomento il PNRR italiano e i suoi limiti. Nella lettera il Forum, che aveva già proposto osservazioni, integrazioni e correzioni al Piano, torna alla carica alla luce del fatto che “il processo di consultazione per il Pnrr non ha avuto quella natura generale e approfondita prevista dalle stesse Linee guida della Commissione”. Un fondamentale tassello del lavoro per migliorare il Piano italiano, scrive il Forum, è la richiesta di garanzie che “una piena e adeguata consultazione possa avere luogo nella fase di attuazione del Piano. Indispensabile a questo scopo è che il sistema di monitoraggio previsto nel Piano sia accessibile in modo tempestivo, aperto e utilizzabile da tutti i cittadini, e dalle organizzazioni di cittadinanza, del lavoro e delle imprese”.

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La raccomandazione della Commissione: più dialogo sociale

Probabilmente anche a seguito di quella lettera, la Commissione Europea, nella Proposta al Consiglio europeo di approvazione del PNRR italiano del 22 giugno, ha formulato una chiara raccomandazione al Governo italianoPer garantire la responsabilizzazione dei soggetti interessati, è fondamentale coinvolgere tutte le autorità locali e tutti i portatori di interessi, tra cui le parti sociali, durante l’intera esecuzione degli investimenti e delle riforme inclusi nel piano”. Secondo Fabrizio Barca e Sabina De Luca, del gruppo di coordinamento del Forum, “una delle poche raccomandazioni contenute nel documento, un chiaro invito ad una pratica di governo partecipato nel corso dell’intero processo di attuazione: proprio ciò che è finora mancato e su cui il PNRR non ha preso impegni. Ora l’impegno lo ha stabilito l’Unione Europea”.

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di Redazione Economiacircolare.com

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