“Nel nostro immaginario vorremmo che i prodotti vengano realizzati secondo i principi dell’economia circolare. Crediamo che questo sia un tema importante anche per il grado di interesse da parte delle istituzioni e per la grande quantità di investimenti che vengono fatti in nome della sostenibilità”. Sono le parole con cui Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia, ha aperto il talk show “Circular economy: modello di crescita rigenerativa” organizzato da MCE 2022 per aprire una riflessione a tutto tondo sulle principali tematiche legate alla strategia circolare di produzione e consumo dei beni e dei servizi.
L’economia circolare è economia del Re-Design
L’incontro, trasmesso in diretta streaming il 19 ottobre, si è aperto con l’intervento del professor Davide Chiaroni del Politecnico di Milano che ha spiegato le pratiche manageriali che le aziende possono applicare ai propri prodotti e servizi in chiave di circolarità. L’economia circolare non è economia del rifiuto ma del Re-Design” ha sostenuto Chiaroni, “Troppo spesso associamo al concetto del rifiuto quello di economia circolare, ma fare economia circolare significa riprogettare i prodotti e i servizi secondo nuove logiche di design. Il principio base è che noi traiamo valore da un prodotto quanto più siamo capaci di mantenerlo in vita operando la manutenzione, il riuso, il remanufactoring, e infine pensando al riciclo. Perché dobbiamo farlo? Tutti i dati sul consumo delle risorse ci dicono che se manteniamo invariato il livello attuale della domanda di beni e servizi, non saremo più capaci di restituire tali risorse al pianeta. Il che significa che o interveniamo sulla riduzione della domanda oppure dobbiamo intervenire sui prodotti per mantenerli vivi più a lungo”.
Prodotti circolari? Una questione di studio e impegno
Il cuore del risparmio, per Chiaroni, è collegato a pratiche come il design for remanufactoring, il design for disassembly e il take back dei prodotti. Concetti, questi, al centro dell’intervento del professor Marcello Colledani del Dipartimento di Meccanica del Politecnico. “Il remanufactoring dei prodotti può portare al riuso non solo dei materiali che lo compongono, ma anche delle funzioni per cui era stato progettato. Con il Polimi abbiamo partecipato a un progetto europeo FiberEUse, sull’utilizzo di materiali compositi in fase di produzione. La vera sfida su questi materiali, come la fibra di carbonio e la fibra di vetro, è quella di poter essere riciclati. Abbiamo pensato a otto prodotti che diano la possibilità di reimpiegare tali materie: dai piatti doccia, agli sci da neve, fino alla componentistica dei veicoli elettrici come i sedili e il pianale. Due aziende tedesche hanno progettato in termine di modularità e riutilizzabilità le componenti delle e-car, modificando il modello di business applicato finora e introducendo un concetto di Re-Design che ha portato a prodotti testati per durare fino a otto-nove cicli di vita e un milione di chilometri. La strada è lunga ma le aziende del comparto manifatturiero sono pronte alla sfida”.
Normativa e tecnologia, i due driver dei prodotti HVAC
Michele Albieri, Presidente Commissione Tecnica Assoclima, ha analizzato il ciclo di vita di un prodotto HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) realizzato secondo criteri di circolarità, evidenziando come il loro ciclo di vita medio possa arrivare fino a 20 anni. “I prodotti sono soggetti ad evoluzioni molto veloci e all’azione di due driver: la normativa e la tecnologia. La prima si è concentrata sulla messa al bando dei gas dannosi per l’ambiente e sulla riduzione degli impatti ambientali. L’evoluzione tecnologica si è innestata su questo panorama normativo portando alla disponibilità di componenti sempre più efficienti”. La domanda per Albieri rimane una: “Se il ciclo di vita di un prodotto è così lungo, è utile avere la possibilità di intervenire per aggiornalo in base alle normative? La risposta è ovviamente sì e noi dobbiamo imparare ad farlo sempre di più, a livello di componenti come compressori, scambiatori, software, inverter, ventilatori e refrigerante. Ad Assoclima stiamo lavorando in questa direzione”.
Il nuovo ruolo dei Sistemi EPR
“L’economia circolare è una chiave essenziale della lotta alla crisi climatica che è una minaccia seria alla nostra società”, ha detto in apertura del suo intervento Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion. “C’è il tema dell’estrazione non più sostenibile delle risorse naturali, c’è quello della possibilità per le nostre aziende di ottenere queste risorse senza dipendere eccessivamente dalle importazioni, e c’è infine l’opportunità di abilitare nuove filiere sostenibili e creare posti di lavoro green”. Il tema centrale – passare da rifiuto a risorsa – secondo Bonato, richiede “la comprensione di un passaggio logico: riconoscere che per sua natura l’economia circolare è rigenerativa e decarbonizzata”. E se la strategia europea indirizza il cambiamento culturale su vari livelli, non tralasciando concetti cardine come l’eco-design, riutilizzo e riciclo dei prodotti, per Bonato è necessaria un’evoluzione dei sistemi EPR. “Le aziende cercano in questi sistemi una cabina di regia capace di interagire con tutti gli attori della filiera della raccolta, il recupero e la valorizzazione dei prodotti a fine vita. In questa trasformazione i soggetti collettivi stanno acquisendo una dimensione europea, sviluppando nuove competenze sistemiche legate alla comprensione di modelli circolari più evoluti e allo sviluppo di soluzioni sostenibili da applicare su scala globale. L’innovazione è un punto centrale del processo di trasformazione che stiamo vivendo. Un esempio è il programma Exceed che Erion ha sviluppato per aumentare la raccolta dei RAEE professionali che a livello nazionale è attualmente inferiore al 10% su un target europeo fissato al 65%. Grazie a Exceed non aspettiamo più i rifiuti elettronici dalle aziende, ma li andiamo a cercare in tutta Italia, garantendo tracciabilità, rendicondazione, servizi web based e formazione della rete di raccolta. Questa è solo una delle strade su cui ci stiamo muovendo”.
Dalla durabilità all’upgrading: il prodotto circolare
Cosa rende circolare un prodotto e in che modo le aziende possono rimodellare, misurare e comunicare i propri processi nell’ottica della circolarità? Alla domanda ha risposto l’intervento di Nicola Moro dello Studio Fieschi specializzato nella valutazione degli impatti ambientali delle aziende. “Sulla base del nuovo piano d’azione per l’economia circolare – ha detto Moro – la risposta alla domanda è data da dati come quello sull’aumento della quantità di materia riciclata nei prodotti e sulla riduzione delle sostanze chimiche per favorire il riciclo. Ci sono poi parametri legati alla fase d’uso come l’aumento dell’efficienza energetica e di consumo delle risorse (l’acqua per le lavatrici), la limitazione dei prodotti monouso, l’allungamento della durabilità, la facilitazione dell’upgrading e la riparabilità e, infine, la possibilità di reimmettere nel circuito produttivo materiali di valore. Il concetto che abbiamo già visto, ma che mi preme sottolineare, è che tutti questi aspetti sulla circolarità del prodotto e del processo sono contenuti nell’ecodesign cioè stabiliti in fase di progettazione”.
La simbiosi industriale per le PMI
Le imprese possono adottare nuovi modelli di business che promuovono la crescita circolare. Per compiere questo percorso di transizione spesso le PMI si affidano all’assistenza offerta dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, come ha evidenziato l’intervento di Palmina Clemente, Responsabile Ambiente e sviluppo. “Abbiamo colto l’opportunità di avviare una serie di progetti, o piccole iniziative, per invogliare a diffondere una maggiore cultura della sostenibilità in ambiti aziendali, partendo dalla consapevolezza che andare verso la strada della transizione ecologica digitale rappresenta una necessità. Abbiamo istituito uno sportello di accesso che è un primo orientamento alla cultura ambientale, un momento di incontro con le imprese con consulenze specialistiche sui temi al centro dell’incontro odierno. Nel 2021 abbiamo deciso di affrontare una strategia particolare dell’economia circolare che è quella della simbiosi industriale che evoca la logica della filiera e permette di creare uno scambio produttivo fra settori imprenditoriali che normalmente non comunicano fra di loro”.
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