Il 14 dicembre 2021 Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular hanno presentato a Roma il dodicesimo Rapporto L’Italia del Riciclo che, come ogni anno, traccia l’andamento di tutte le filiere del riciclo nel nostro Paese. L’edizione 2021, particolarmente attesa perché è la prima fotografia del settore dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, è caratterizzata anche dall’attesa degli esperti per la nuova Strategia nazionale per l’economia circolare che l’Italia dovrà adottare entro giugno 2022 e che definirà nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, una roadmap di azioni e di target misurabili per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.
Riciclo, un trend positivo ma bisogna crescere
“Nel 2020 la filiera del riciclo in Italia si è mantenuta stabile nonostante la pandemia da Covid-19”. Queste le parole scelte da Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, per sintetizzare lo stato di salute delle 18 filiere del riciclo raccontate dalle oltre 200 pagine del rapporto. “Nel 2020 – ha detto Ronchi – anche nel nostro Paese il Pil è calato in maniera rilevante, così come l’attività produttiva e i consumi. Il tasso di circolarità, però, è migliorato del circa 1%. Questo significa che il sistema del riciclo durante la pandemia in Italia ha tenuto e ha addirittura avuto un lieve miglioramento”. Secondo Ronchi “Il settore del riciclo dei rifiuti può essere uno dei protagonisti della ripresa del Paese. Tali attività sono sempre più strategiche in termini di approvvigionamento dei materiali per necessari alle nostre imprese e di limitazione del consumo di materie vergini e di emissioni di gas climalteranti.”
Il riciclo è solo uno step dell’Economia circolare
L’intervento di Paolo Barberi, Presidente FISE Unicircular, si è concentrato sulle risorse (2,1 miliardi di euro) messe a disposizione dal PNRR per lo sviluppo del settore del riciclo. “Serve una maggiore consapevolezza a livello politico – ha detto Barbieri -. Noi continuiamo a parlare di rifiuti e impianti per recuperare le materie, ma se non troviamo uno sbocco di mercato alle nuove materie tutto questo rischia di rimanere lettera morta. Servono incentivi come l’IVA agevolata per le aziende che fanno davvero economia circolare, l’emissione di certificati ambientali che premiano chi aiuta l’ambiente; un credito d’imposta per chi utilizza prodotti provenienti dalle attività di riciclo; l’approvazione dei regolamenti e decreti che aspettiamo da anni come quello sull’End-of-Waste e i requisiti ambientali minimi”.
Il settore del tessile
L’edizione 2021 del Rapporto contiene uno speciale approfondimento sul settore del tessile che attualmente rappresenta il 13% delle imprese italiane e il 9% della forza lavoro. Manuela Medoro, Analista ambientale Ecocerved, ha spiegato che il Tessile rappresenta “è strategico in relazione a elementi di riconoscibilità tipici del Made in Italy, ma presenta delle criticità legate a elementi di sostenibilità come l’uso di sostanze pericolose, l’impronta idrica, la produzione di rifiuti, gas-serra e microplastiche”. Sono attualmente 170.795 le aziende del comparto in Italia e, ha aggiunto Medoro, “quasi il 90% di esse sono ancora più piccole di quelle che chiamiamo microimprese. In questi casi l’impresa coincide con l’imprenditore e questo è di particolare attenzione per quanto riguarda le politiche da mettere in atto”.
Il riciclo nella nuova strategia per l’economia circolare
Moderato da Monica D’Ambrosio, Direttrice di Ricicla TV, il tavolo dell’incontro ha inoltre ospitato gli interventi di Laura D’Aprile, Capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi, Ministero della Transizione Ecologica, che ha sottolineato l’importanza di puntare sul riciclo per raggiungere gli obiettivi della transizione e di garantire coesione territoriale per colmare il divario tra il Nord e il Centro-Sud del Paese.
Stefano Vignaroli, Presidente Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha posto in evidenza alcune problematiche legate alla produzione dei capi di abbigliamento e della gestione dei relativi rifiuti. “Per produrre una maglietta – ha detto il parlamentare – si sprecano 2.700 litri d’acqua (il fabbisogno di un essere umano in due anni e mezzo). Il fast fashion provoca circa 11 chili di rifiuti tessili pro capite all’anno da smaltire e le tecnologie al riguardo sono molto limitate. Abbiamo spinto i grandi marchi a prendere coscienza del problema e pensiamo che i negozi possano essere un interessante punto di scambio di abiti usati e un modo per cambiare in meglio la filiera”.
Alessia Rotta, Presidente Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, Camera dei Deputati, ha sottolineato che non può esserci transizione ecologica senza un dialogo fra le istituzioni e l’industria. “La transizione circolare non è solo rifiuti. Il tema va inquadrato in un ambito anche produttivo e non solo ambientale. Dobbiamo parlare sempre di più di temi come l’eco-design, i nuovi modelli di consumo, la digitalizzazione. Ci dev’essere una vision politica sistemica che armonizzi l’industria con l’ambiente e la società.”
Per Maria Alessandra Gallone, Segretario della Commissione territorio, ambiente e beni ambientali, Senato della Repubblica, “è necessario pensare al sistema della moda e del tessile nel momento in cui si produce. Soltanto l’innovazione può garantire sostenibilità ambientale, economica e sociale; e per fare innovazione bisogna puntare sulla formazione dei più giovani”. Infine Lorenzo Fioramonti, della Commissione bilancio, tesoro e programmazione, Camera dei Deputati, che ha sostenuto: “Credo che il PNRR debba necessariamente essere un grande piano non solo di investimenti, ma anche di riforma del nostro sistema fiscale. Il riciclo è centrale ma dev’essere indirizzato verso una produzione intelligente, nonché verso il riuso e il riutilizzo dei beni.”
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