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2021: un anno difficile per l’ambiente

A ogni fine, segue un nuovo inizio carico di entusiasmo e speranze per affrontare il futuro. La transizione verso un’economia circolare che possa, nelle sue varie forme, tutelare il pianeta e la nostra salute è una sfida alla quale non possiamo sottrarci, ma, al contrario, dobbiamo mettere in campo tutte le nostre energie perché la convivenza tra uomo e natura sia armonica e rispettosa.

Ma finora come ci siamo comportati?

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ricordato durante la COP26 di Glasgow che «Il rapporto provvisorio della WMO sullo Stato Globale del Clima 2021 attinge alle ultime prove scientifiche per mostrare come il nostro pianeta stia cambiando sotto i nostri occhi. Dalle profondità dell’oceano alle cime delle montagne, dallo scioglimento dei ghiacciai agli eventi meteorologici estremi, gli ecosistemi e le comunità di tutto il mondo sono devastati… Dobbiamo agire ora, con ambizione e solidarietà, per salvaguardare il nostro futuro e salvare l’umanità».

Sempre alla conferenza Onu sul clima è stato mostrato anche il rapporto annuale del consorzio Global Carbon Project, da cui emerge come l’inquinamento globale da CO2 sia tornato ai livelli pre-pandemia, avvicinandosi al record negativo del 2019, con un aumento delle concentrazioni atmosferiche dei principali gas serra.

 

2021: fatti salienti

Vediamo insieme quali sono stati, a livello ambientale, alcuni dei “punti” tristemente critici di questo 2021 e i conseguenti impatti socio-economici.

 

Clima e agricoltura

I cambiamenti climatici e i numerosi eventi estremi mettono sempre più a rischio le produzioni agricole e i raccolti. Lo dimostrano, per esempio, le stime dell’Organizzazione Mondiale della Vigna e del Vino (Oiv), secondo cui la produzione del 2021 è in calo del 4% rispetto al 2020 e per il terzo anno consecutivo è al di sotto delle medie storiche. Oiv precisa che “l’impatto di questa caduta per il settore vinicolo globale debba ancora essere valutato, dato il contesto di volatilità e incertezza che la pandemia di Covid-19 sta generando”.

A confronto i due emisferi: quello Nord (e in particolare l’UE) con un calo massiccio dovuto a un andamento climatico fortemente negativo e quello Sud, invece, con volumi da record.

Per quanto riguarda il nostro Paese, nel rapporto “2021 Effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana” del WWF, si legge che l’Italia ha registrato numerosi cali in diversi settori: dal riso (-10%), all’olio, al miele (si stima una diminuzione fino al 95%).

Uno studio redatto dalla AAlto University (Finlandia) avverte che, se non si agirà in fretta contro il riscaldamento globale, entro il 2100 la produzione agricola mondiale sarà a rischio. Una crescita incontrollata delle emissioni di CO2, infatti, potrebbe portare, entro fine secolo, a un aumento delle temperature a 3,7 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, e a una conseguente drastica riduzione delle aree dove le condizioni climatiche consentono la produzione di cibo.

In un contesto in cui il settore agricolo subisce i cambiamenti climatici, l’agricoltura biologica costituisce una risposta concreta alla situazione attuale in quanto contribuisce alla riduzione delle emissioni attraverso una maggiore capacità di sequestro di CO2 nel terreno, conferma il rapporto del WWF.

Precipitazioni

Piogge estreme hanno colpito diverse zone del mondo: dalla Cina, alla Germania e Belgio, dall’Amazzonia all’Africa orientale portando morte e distruzione nelle zone interessate.

I mari

Anche le notizie sulla situazione dei mari non sono particolarmente rassicuranti. Il progetto scientifico francese Mona Lisa ha riscontrato, negli ultimi dieci anni, una diminuzione in lunghezza e in peso delle sardine del Mediterraneo, legata a una minore disponibilità di plancton di cui si nutrono. Tale fenomeno è dovuto ai cambiamenti climatici che stanno mettendo a repentaglio una delle specie ittiche fondamentali della catena alimentare marina.

Impatti socio-economici

Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da conflitti, eventi meteorologici estremi e shock economici che si sono manifestati con una frequenza e un’intensità sempre maggiori. La combinazione di questi pericoli, aggravati dalla pandemia di Covid-19, hanno portato a un aumento della fame, minando decenni di progressi verso il miglioramento della sicurezza alimentare. Dopo un picco di denutrizione nel 2020 (768 milioni le persone coinvolte), le stime hanno mostrato un calo della fame nel mondo a circa 710 milioni nel 2021 (9%).

 

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