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Trasporti e inceneritori dovranno pagare le quote di emissioni, le decisioni del Parlamento Eu

Con la votazione del 22 giugno il Parlamento europeo consegna al Consiglio Eu le proprie proposte sul pacchetto Fit for 55, attraverso la riforma del mercato ETS (Emission Trading System). Le ong ambientaliste si dicono in parte soddisfatte. Istituito anche il Fondo sociale per il clima

“Alla fine ce l’abbiamo fatta, abbiamo adottato la più grande legge sul clima di sempre”. Il sospiro di sollievo con il quale l’europarlamentare tedesco Peter Liese (Cdu, Ppe) accoglie il voto del Parlamento europeo di ieri pomeriggio su alcuni atti legislativi che fanno parte del pacchetto Fit for 55, vale a dire l’ambizioso piano con il quale l’Unione europea intende ridurre le emissioni di anidride carbonica del 55% al 2030 (rispetto a quelle del 1990), fa comprendere solo in parte quanto complicata sia stata la votazione.

Seppur il tono entusiasta arrivi dal relatore degli emendamenti approvati, le riforme ambientali approvate a Strasburgo – la modifica del mercato ETS, il fondo sociale per il clima e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere – si attendevano da tempo. Negli scorsi giorni proprio il Parlamento si era spaccato sull’intero pacchetto Fit for 55, mostrando la propria vulnerabilità alle pressioni delle lobby che si battono affinché la sostenibilità non diventi un costo aziendale.

La votazione di ieri, seppur importante, è ancora interlocutoria, nel senso che le posizioni espresse dal Parlamento dovranno poi essere valutate ed eventualmente approvate dal Consiglio europeo, in modo da avere la versione finale del Fit for 55 che indichi le modalità per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici delle istituzioni europee. “Il pacchetto – si legge nel comunicato stampa del Parlamento Eu – è anche un passo verso l’indipendenza da combustibili fossili costosi e inquinanti provenienti dalla Russia, da raggiungere prima del 2030”. Ma quali sono concretamente le riforme approvate? E quali sono le reazioni delle ong e degli europarlamentari più “green”?

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La conferma: gli inceneritori nel mercato ETS dal 2026

La prima, e più discussa, riforma approvata è quella del mercato ETS, l’Emission Trading System, cioè il mercato europeo delle quote di carbonio. Dopo la bocciatura di poche settimane fa, il Parlamento ha approvato un nuovo compromesso che è passato con 439 voti a favore, 157 contrari e 32 astenuti.

Questi i punti salienti che sono stati votati:

– l’istituzione di un nuovo ETS II per gli edifici e il trasporto su strada, con l’esclusione degli edifici privati almeno fino al 2029;

– l’aumento dal 61% (proposto dalla Commissione) al 63% dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030;

– la graduale eliminazione delle quote gratuite dal 2027 e loro completa eliminazione entro il 2032;

– un sistema bonus-malus da introdurre a partire dal 2025 per favorire le imprese più ecologiche;

– entrate di bilancio da utilizzare esclusivamente per l’azione per il clima nell’UE e negli Stati membri.

Ciò che interessa il nostro Paese è soprattutto l’inclusione degli inceneritori nel nuovo schema ETS: gli impianti urbani che bruciano rifiuti indifferenziati, dunque, dal 2026 dovranno pagare le quote di C02 emesse. Provvedimenti importanti, certamente, che però (come dicevamo) lasciano insoddisfatti. Così, ad esempio, commenta Eleonora Evi, europarlamentare italiana che fa parte dei Verdi:

fonte: twitter

“Dal punto di vista di Zero Waste Europe – scrive invece la nota ong – l’inclusione proposta è molto positiva. Tuttavia, riteniamo che la data di inclusione del 2026 sia troppo tardiva poiché gli impianti di incenerimento dei rifiuti bruciano grandi quantità di plastica e di conseguenza sono ad alta intensità di carbonio Un recente rapporto mostra che un terzo delle emissioni di CO2 del sistema della plastica è causato dall’incenerimento dei rifiuti di plastica La determinazione del prezzo delle emissioni di CO2 fossile degli inceneritori di rifiuti è necessaria per incentivare la circolarità della plastica e la prevenzione dei rifiuti”.

La palla adesso al Consiglio europeo, che dovrà decidere se confermare la soppressione, finora vigente, degli impianti di incenerimento dal campo di applicazione delle quote ETS. Come abbiamo già ribadito, il nostro Paese segue con particolare attenzione questa decisione. Se il Consiglio darà seguito alle indicazioni del Parlamento, infatti, il nascente inceneritore di Roma vedrebbe aumentare di molto i costi di esercizio.

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di Redazione

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