Mentre è in corso una accelerata (e non indoloe) revisione delle normative che determinano e determineranno l’impatto ambientale del sistema produttivo europeo, la Commissione è stata destinataria di due diversi appelli che chiedono di premere con più energia l’acceleratore della circolarità.
A firmare il primo sono associazioni ambientaliste, imprese e associazioni di imprese che si occupano di imballaggi e di gestione dei rifiuti. Che chiedono che il Clean Industrial State Aid Framework – CISAF, la nuova disciplina degli aiuti di Stato la cui presentazione è prevista entro giugno, tenga conto del ruolo cruciale dell’economia circolare per la competitività del continente.
Il secondo appello, promosso da EuRIC, la Confederazione Europea delle Industrie del Riciclaggio, riguarda le misure che secondo queste imprese non possono mancare nel Circular Economy Act, previsto per il 2026..
Nel febbraio scorso la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione sul Clean Industrial Deal per la competitività e la decarbonizzazione del sistema industriale europeo, annunciando anche l’adozione di una nuova disciplina degli aiuti di Stato, il Clean Industrial State Aid Framework – CISAF. Il CISAF, ha spiegato la Commissione, accompagnerà il Clean Industrial Deal definendo “le modalità con cui gli Stati membri possono concepire le misure di aiuto di Stato per sostenerne gli obiettivi”. La nuova disciplina si ispira alle disposizioni del Temporary Crisis and Transition Framework (“TCTF”) e le sostituirà, restando in vigore fino al 31 dicembre 2030.
Quali sono le misure di sostegno che entreranno nel perimetro del CISAF? Si tratta di:
Cosa manca? Ce lo dicono Zero Waste Europe, European Environmental Bureau, Environmental Coalition on Standards, Deutsche Umwelthilfe, e poi Tomra, e le associazioni industriali Reusable Packaging Europe, Flexible Packaging Europe, European Plastics Converters, FEAD – European Waste Management Association, PETCORE EUROPE, Plastics Europe, Plastics Recyclers Europe. Che nella bozza del Quadro per gli aiuti di Stato all’industria pulita messa in consultazione fino al 25 aprile, ravvisano la “notevole omissione del sostegno alle misure di circolarità”.
Eppure, ricorda il documento indirizzato alla Commissione UE, Il Clean Industrial Deal riconosce che “la circolarità sarà una priorità. È la chiave per massimizzare le risorse limitate dell’UE, ridurre le dipendenze e aumentare la resilienza. Riduce i rifiuti, abbassa i costi di produzione, le emissioni di CO2 e crea un modello industriale più sostenibile che va a vantaggio dell’ambiente e della competitività economica”. L’ambizione del Clean Industrial Deal è di fare dell’UE “il leader mondiale dell’economia circolare entro il 2030″.
Ma, poste le rigidissime regole di bilancio europee, questa ambizione “non può essere realizzata senza adeguati meccanismi di sostegno finanziario”. Abilitanti non solo alla circolarità ma anche alla competitività: “Ponendo la circolarità al centro della nostra strategia di decarbonizzazione, l’UE non solo migliora l’accessibilità e l’economicità dei materiali essenziali, ma riduce anche le dipendenze strategiche in quanto i materiali vengono riutilizzati, rigenerati, riciclati e mantenuti più a lungo all’interno dell’economia”.
di Daniele Di Stefano
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