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ERION: OLTRE l’87% DEL CONSUMO DI RISORSE NELL’UE DIPENDE ANCORA DA MATERIE PRIME VERGINI CON UNA FORTE DIPENDENZA DA PAESI TERZI

Uno nuovo Studio spiega come i Sistemi di Responsabilità Estesa dei Produttori rappresentino un’alternativa per ridurre il rischio di approvvigionamento e la dipendenza dalle importazioni

Milano, 21 giugno 2024 – Nonostante gli sforzi compiuti nell’ambito dell’economia circolare, oltre l’87% del consumo di risorse nell’Unione europea dipende ancora da materie prime vergini. A fronte di un consumo medio pro capite globale di risorse di circa 12,5 tonnellate all’anno, è evidente che le attuali politiche non risultino essere sufficienti a ridurre l’uso di materie prime, la cui domanda crescerà – rispetto al 2000 – di 2,5 volte entro il 2050. Davanti a questo scenario ricopre particolare importanza il ruolo dei Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore che oltre a essere uno strumento di prevenzione e gestione dei rifiuti diventeranno anche un vettore di approvvigionamento e ottimizzazione delle risorse.

È quanto emerge dallo Studio “Erion Vision 2050: Passato, Presente e Futuro dei Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore” commissionato da Erion alla società di consulenza dss+ e presentato il 20 giugno 2024 in occasione dell’evento “Forum sulla Responsabilità Estesa del Produttore. La nuova generazione europea dei Sistemi Collettivi” presso il Teatro della Pergola di Firenze. All’evento hanno partecipato Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organisation, Danilo Bonato Direttore Generale di Erion Compliance Organization, Naoko Tojo, Prof.ssa presso l’International Institute for Industrial Environmental Economics, Lund University, Federico Magalini Director of Sustainability Services UK and Italy di dss+. Sono inoltre intervenuti nella tavola rotonda: Claudia Brunori, Direttrice del Dipartimento Sostenibilità di Enea, Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, Marco Imparato, Direttore Generale di Applia Italia, Christian Ludwig, CEO di WEEE Europe, Pedro Nazareth, CEO del Consorzio portoghese ELECTRAO, Davide Rossi, Consigliere Delegato dell’EuCER Council, Eric Ruyters, Segretario Generale di Eucobat e Katarzyna Sulisz, Sustainability Policy Officer di FESI.

I Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), nati negli anni 90 sia per organizzare e finanziare la gestione dei rifiuti, sia per stimolare una migliore progettazione dei prodotti, si trovano ora ad affrontare una sfida importante: colmare il gap tra gli obiettivi programmatici di sostenibilità e l’approvvigionamento di risorse strategiche per l’Unione Europea” – Afferma Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization. “È quindi fondamentale ripensare il ruolo dell’EPR all’interno dell’UE, in particolare in risposta alle urgenti richieste di Materie Prime Critiche e all’imperativo di decarbonizzare l’economia in un quadro di coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Di fronte a questo scenario, per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 sarà necessario, in primo luogo, promuovere un mercato unico per il recupero delle Materie Prime Critiche (CRM – palladio, neodimio, cobalto, litio, tantalio, ecc.) e garantire efficienza del riciclo su scala europea, assicurando l’approvvigionamento ai principali siti di produzione. Basti pensare che nel settore clean-tech la domanda di litio, rispetto alla domanda globale è passata dal 30% del 2017 al 56% del 2022 e quella di Cobalto dal 17% al 40%. Di conseguenza, la sempre più pressante necessità di CRM ha portato a un aumento delle attività di esplorazione e degli investimenti nelle infrastrutture minerarie che sono così aumentati del 30% nel 2022 (fonte IEA). Le dimensioni del mercato di questi materiali, necessari per la transizione energetica, ha raggiunto i 320 miliardi di dollari nel 2022, rendendoli uno dei focus dell’industria mineraria. Si stima infatti che entro il 2030 la domanda globale di CRM, necessaria per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla Commissione Europea, crescerà di 3,5 volte superando le 30 milioni di tonnellate (fonte: IEA – Net Zero Emissions by 2050 Scenario).

“Incoraggiare le aziende a fare leva sull’ecodesign e utilizzare materiali riciclati nei loro nuovi prodotti è essenziale per supportare la chiusura dei cicli e ridurre la dipendenza da nuove risorse naturali. – continua Bonato“La promozione di modelli di business innovativi, come il product as a service può orientare positivamente il comportamento del consumatore e spostare l’attenzione economica dalla proprietà all’utilizzo promuovendo la sostenibilità in un mercato in forte evoluzione”.

Inoltre, i Sistemi Collettivi dovranno necessariamente avere il ruolo di garante del rispetto degli obblighi di legge per consentire il corretto conferimento dei rifiuti da parte dei consumatori ed il recupero di Materie Prime Seconde. Per fare questo sarà anche necessario un aumento capillare delle reti di raccolta sia per garantire un recupero ottimale dei rifiuti, sia per consentire ai Sistemi Collettivi stessi di supportare gli enti locali nel raggiungimento dei tassi di raccolta fissati dall’Unione Europea. Considerando che il nuovo Regolamento Europeo sulle Materie Prime Critiche richiede che, entro il 2030, il 25% del consumo annuo provenga dal riciclo così da rendere l’Europa meno dipendente dai Paesi Terzi, sarà ancora più importante migliorare l’efficienza e la circolarità delle risorse. Ad oggi, purtroppo, i modelli di business innovativi dell’economia circolare in Europa registrano una penetrazione media tra il 5-10%. I materiali riciclati rappresentano solo l’8,6% dei materiali in ingresso e la quota di rigenerazione di prodotti rispetto alla nuova produzione è ferma all’1,9%.

Dal punto di vista del prodotto sarà importante ottimizzare il suo ciclo di vita a partire proprio dalla progettazione: il Parlamento Europeo, lo scorso 23 aprile ha introdotto il concetto di eco-modulazione, all’interno del nuovo Regolamento sull’eco-design per i prodotti sostenibili (ESPR) che prevede l’introduzione di requisiti di ecoprogettazione e standard minimi in materia di durabilità, riparabilità, efficienza energetica e riciclo dei beni. Questo permetterà di contrastare le pratiche di obsolescenza prematura attraverso modifiche al design e facendo leva sulla condivisione delle criticità della gestione dei rifiuti per migliorare la riciclabilità e l’impatto ambientale dei prodotti. I prodotti di imballaggi rappresentano un caso d’eccellenza di come l’EPR abbia portato alla dematerializzazione, alla riduzione dei tipi di plastiche utilizzate, dello spessore stesso e delle sostanze pericolose presenti.

Ultimo, ma non ultimo i consumatori devono essere incentivati e incoraggiati verso pratiche corrette di dismissione, in particolare per i prodotti con cicli di vita molto brevi o molto lunghi. Sono necessarie campagne di sensibilizzazione per aumentare la partecipazione del pubblico alle iniziative di raccolta dei rifiuti e per stimolare il loro interesse verso la preferenza di prodotti ecosostenibili, nonché la consapevolezza rispetto all’impatto ambientale di una gestione non corretta dei rifiuti (ad esempio l’abbandono dei filtri delle sigarette).

Anche il Legislatore deve fare la sua parte, per allinearsi alla Vision 2050 pretendendo un maggiore rispetto degli standard qualitativi per la raccolta e trattamento, riducendo le dispersioni dei materiali e garantendo un riciclo di alta qualità. – dichiara Federico Magalini, Director of Sustainability UK di dss+È necessario poi incentivare il mercato dei materiali riciclati con requisiti obbligatori per l’impiego di materiale riciclato in nuovi prodotti, dando priorità alla qualità del materiale recuperato rispetto ai meri quantitativi di rifiuti riciclati.”