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Assoambiente: “Quello del riciclo è un settore strategico dell’industria italiana”

Giovedì 24 novembre 2022 è stato presentato a Roma il Rapporto “L’Italia che ricicla 2022”. Chicco Testa: “Non siamo più smaltitori, ma attività industriali che, a pieno titolo, fanno parte di quel grande disegno di economia circolare che può migliorare la situazione in Italia e in Europa”.

Giovedì 24 novembre, Assoambiente e REF ricerche hanno presentato, nel corso di uno speciale evento organizzato a Roma, il Rapporto “L’Italia che ricicla 2022”. Si tratta, ha detto introducendo i lavori, la moderatrice Monica D’Ambrosio, di Ricicla TV di “Una fotografia che elabora dati, numeri e trend delle filiere del riciclo” e che quest’anno, ha aggiunto D’Ambrosio, “Si presenta in una veste nuova. L’indagine analizza le varie industrie del riciclo non più in maniera verticale, ma in orizzontale, nella loro interezza, come se fossero un unico comparto”. Tra i sostenitori dell’iniziativa anche Erion.

Il riciclo come settore strategico del Paese
Paolo Barberi, Presidente Sezione UNICIRCULAR di Assoambiente, ha aperto la serie degli interventi sostenendo che: “Quest’anno abbiamo voluto presentarci come reale comparto industriale, indipendentemente dalle singole filiere, dai singoli settori e dai singoli materiali/rifiuti che andiamo a trattare. In un momento come questo, di crisi energetica e di approvvigionamento di materie, possiamo costituire una vera e propria industria che può fornire nuova materia e nuova energia alle nostre aziende. Siamo l’anello indispensabile per permettere all’Italia di rendersi almeno in parte indipendente rispetto alle risorse che non sono immediatamente reperibili”. Laura D’Aprile, Capo Dipartimento DiSS al MASE, ha ripercorso i progressi italiani in materia di riciclo: “Negli ultimi diciotto mesi, grazie al PNRR – ha detto D’Aprile – sono stati messi in campo una serie di strumenti di accompagnamento, in termini di riforme strutturali e finanziamenti. Molti degli strumenti che vengono rappresentati all’interno del rapporto – i Cam, la regolamentazione end of waste, l’incentivazione per l’utilizzo di materiali riciclati – sono già presenti all’interno della strategia per l’economia circolare del relativo cronoprogramma di attuazione”. D’Aprile ha poi evidenziato che: “I cittadini devono capire che la corretta gestione del ciclo dei rifiuti, conviene. Questo è un messaggio che dev’essere sempre supportato da dati e informazioni corrette”.

I punti chiave dello Studio di Assoambiente
Nel suo intervento, Rosario Barone, del Centro di Studi Economici e Internazionali dell’Università di Roma Tor Vergata, ha spiegato che l’obiettivo dello Studio è stato quello di misurare la presenza sul mercato di Assoambiente nel 2021 partendo dal fatturato delle aziende associate operanti nei settori della raccolta dei rifiuti, trattamento e smaltimento dei rifiuti, recupero di materiali e altre attività di risanamento e di gestione dei rifiuti. “La quota di mercato per Assoambiente è del 23,77% e il fatturato stimato è di 12,6 miliardi di euro”, ha detto Barone raccontando il metodo di ricerca e specificando che lo Studio è ancora in corso. Il Rapporto è stato poi esposto da Donato Berardi, Laboratorio REF, che ha iniziato il suo intervento sostenendo: “Abbiamo guardato al riciclo come un’industria che ha tutti gli ingredienti per mettere a fattor comune l’ambizione che è quella di arrivare alla transizione ecologica ed energetica, e riportare in Italia una capacità di guardare ai prossimi anni con una serenità maggiore”. Berardi ha ripercorso i punti di forza del riciclo italiano e le azioni che possano consentire alle 6.500 imprese attive in questo settore di fare un salto di qualità nel costruire Pil, occupazione e tutela dell’ambiente. Tra i focus toccati dall’economista, c’è stato quello dei rifiuti esportati all’estero per il recupero di materia e che “rappresentano un’opportunità mancata di recupero in Italia, considerando che tali rifiuti ammontano a 2,5 milioni di tonnellate tra pericolosi, non pericolosi e urbani”. Lo studio ha inoltre evidenziato come in Italia i tempi medi delle autorizzazioni di realizzazione di un impianto di trattamento e smaltimento siano di 4,7 anni. “C’è poi da considerare – ha chiosato l’esperto – l’aspetto dell’aumento dei costi energetici per gli impianti del riciclo: tra il 2020 e il 2022 tali costi sono aumentati del 17% passando da 2,6 miliardi a 3 miliardi di euro, minacciando la continuità del riciclo stesso. Dobbiamo guardare al futuro migliorando la strumentazione economica di mercato e gli incentivi a favore del riciclo”.

Chicco Testa: “Siamo un pezzo della filiera industriale del Paese”.
In collegamento video, l’onorevole Mauro Rotelli, Presidente VII Commissione Ambiente Camera, ha ricordato come “Questo Rapporto è fondamentale ed è opportuno proporlo ai lavori della Commissione per andare in una dimensione di certezza allo sviluppo delle caratteristiche autorizzative che sono fondamentali per le aziende che voi rappresentate e per l’intero sistema Paese”. Ha chiuso i lavori della giornata Chicco Testa, Presidente Assoambiente: “In questi anni di lavoro siamo riusciti a rovesciare una tendenza e dare la percezione che il settore dei rifiuti, da settore negletto, sia diventato strategico nell’economia italiana. Noi non parliamo di rifiuti, ma di risorse che devono rientrare nel ciclo produttivo. L’alone di impopolarità che circonda la parola rifiuti è ancora forte e pieno di contraddizioni. Dobbiamo restare concentrati nel far capire ai decisori che il nostro mondo è un pezzo della filiera industriale del Paese: non siamo più smaltitori, ma attività industriali che, a pieno titolo, fanno parte di quel grande disegno di economia circolare che può migliorare la situazione in Italia e in Europa”.