“Siamo arrivati al sesto appuntamento annuale. Se guardiamo indietro vediamo che sono stati sei anni pesanti: abbiamo avuto la pandemia, due guerre lambiscono l’Europa, eppure l’attenzione sull’economia circolare è rimasta alta”. Si è aperta con queste parole del giornalista Antonio Cianciullo la VI Conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea e ospitata il 10 maggio 2024 nella sede dell’Acquario di Roma.
L’evento si è aperto con un video-intervento di Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha ricordato come: “L’economia circolare è l’unica economia che l’umanità e il Pianeta potranno permettersi per i decenni a venire, per preservare le risorse per le future generazioni”. Pichetto Fratin ha, inoltre evidenziato che dai dati dell’ultimo Rapporto sull’Economia Circolare il nostro Paese si colloca al primo posto in molti indicatori di circolarità: “Certamente – ha puntualizzato il ministro – un Paese povero di materie prime come il nostro deve puntare sull’economia circolare per migliorare l’efficienza e la produttività della propria economia. La circolarità ricopre un ruolo indispensabile per renderci meno dipendenti dai paesi terzi che sono fornitori di Materie Prime Critiche come il litio e il cobalto che sono fondamentali per accompagnare la nostra transizione energetica, per la mobilità elettrica, per il digitale, per l’industria della Difesa”.
Come di consuetudine, la prima parte della mattinata, è stata affidata a Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ha illustrato i dati più salienti del Rapporto sull’Economia circolare in Italia 2024. “Il contesto globale è ormai decisivo nelle scelte economiche nazionali. – ha ricordato Ronchi – Negli ultimi cinquant’anni la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da 4 a 8 miliardi di abitanti e il consumo di materiali è aumentato di 3,5 volte, passando da 30 a 106,6 Gt (da 7,5 a 13,3 pro-capite): la velocità del consumo di minerali, metalli, biomassa e fossili è dunque quasi doppia a quella della crescita della popolazione”. In questo contesto la circolarità (ovvero la quota di materie prime seconde derivate dal riciclo) pur crescendo non riesce a reggere l’aumento del consumo di materiali: quindi in termini percentuali peggiora passando dal 9,1% del 2018 al 7,2% del 2022. Ronchi ha poi messo in evidenza il fatto che l’estrazione e la trasformazione dei materiali sono responsabili del 50% delle emissioni totali di gas serra e di oltre il 90% della perdita di biodiversità. “Se non si cambia questo modello – ha sostenuto il Presidente – non avremo solo danni climatici e ambientali, ma anche seri problemi di prosperità economica”. Ogni anno nell’UE vengono trasformati in energia o in prodotti 8,1 Gt di materiali, ma solo 0,8 Gt di questi provengono dal riciclo.
Dopo un focus sul Regolamento europeo sulle materie prime critiche, Ronchi ha affrontato il tema della circolarità in Italia, Paese che continua a guidare la classifica degli Stati più virtuosi dell’Ue in tema di gestione delle risorse. Il Rapporto di quest’anno, ha ricordato Ronchi, è stato stilato seguendo il nuovo set di indicatori della Comunicazione della Commissione Europea. Prima di passare agli indicatori Ronchi ha svelato che “nel 2022 , nel nostro Paese, sono stati utilizzate 810 Mt di materiali delle quali 365,5 Mt (45%) provenuti da estrazione interna e 321 Mt (40%) da importazioni, mentre il restante 15% da riciclaggio e riempimento”. Del totale dei materiali consumati 445 Mt (55%) sono state utilizzate per la realizzazione dei prodotti; 213 Mt (26%) per la produzione di energia e 151,5 Mt (19%) sono stati esportati.
Primo indicatore preso in considerazione è stato quello del consumo di materiali pro-capite in Italia che, nel 2022, è stato di 12,8 t/ab, minore della media europea (14,9 t/ab) ma con un fattore preoccupante legato al trend in crescita (+8,5%) rispetto al 2018. Buono l’indicatore sulla produttività delle risorse (unità di PIL per chilogrammo di materiali consumati) che nel 2022 è stata pari a 3,7 €/kg, che ci pone primi in Europa anche se con una crescita molto contenuta (+2,7%) rispetto al 2018. Nel 2020 il tasso di riciclo di tutti i rifiuti (esclusi gli inerti) in Italia è stato del 72%, superiore alla media Ue (58%) e migliore di quello di tutti i grandi Paesi. Ottimi risultati anche sul fronte dei rifiuti urbani dove nel 2022 l’Italia ha ottenuto un tasso di riciclo del 49,2%, secondo solo alla Germania (69,1%).
“Il livello italiano del riciclo degli imballaggi è un’eccellenza in Europa”, ha detto Ronchi presentando il quarto indicatore sul tasso di riciclo del packaging, in cui nel 2021 l’Italia ha raggiunto il 71,7%, superiore di quasi 8 punti percentuali alla media Ue27 (64%) e superiore all’obiettivo 2030. Il tasso di utilizzo circolare della materia (la quota di materiale riciclato sul totale dei materiali) in Italia è buono. Il nostro Paese conferma la sua posizione avanzata in questo campo facendo segnare nel 2022 un tasso di utilizzo circolare del 18,7%, di molto superiore alla media europea (11,5%) e secondo solo a quello della Francia (19,3%).
In Italia sono buoni, e in miglioramento, gli indicatori di alcune attività tipiche per la circolarità dell’economia come il riciclo, la riparazione, il riutilizzo, il noleggio e il leasing. Il valore aggiunto dell’intera Ue nel 2021 è stato pari al 2,1% del totale dell’economia, in Italia è stato del 2,5% (43,6 Mld di euro), in aumento rispetto al 2,1% del 2017. Queste attività hanno portato nel 2021 a un’attrazione degli investimenti dello 0,7% del PIL (vs 0,8% media UE) e a un’occupazione di 613.000 persone, dato secondo solo a quello della Germania (785.000) che però ha dimensioni superiori alle nostre.
Buoni i dati sulle performance ambientali in Italia. Nel 2022 le emissioni di gas serra delle attività produttive pro-capite in Europa sono state pari a 6.481 kg CO2eq, mentre quelle italiane sono state 5.432 kg CO2eq. Significativamente inferiori alla media europea, ma ancora superiori rispetto a quelle di Francia e Spagna. Ultimo indicatore è quello sulla dipendenza dall’importazione di materiale che per l’Italia si registra come il peggiore fra tutti quelli considerati. “Nel 2022 – ha detto Ronchi – la dipendenza dalle importazioni di materiali è stata del 46,8%, più del doppio della media europea del 22,4%”. La somma dei punteggi degli indicatori di circolarità più significativi conferma l’Italia in prima posizione (45 punti) fra i Paesi europei, seguita da Germania (38 punti), Francia (30), Polonia e Spagna (entrambe 26).
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