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Diritto alla riparazione, nuovi passi in avanti da parte degli Stati Uniti

In approvazione nello stato di New York una legge che riconosce il right to repair per le apparecchiature digitali. La comunità dei consumatori esulta contro l’obsolescenza programmata e parte la battaglia per una legislazione valida in tutto il paese. Anche l’Europa si muove, seppur lentamente

Sulle battaglie per i diritti, l’America ci insegna sempre qualcosa, anche quando parliamo di una rivendicazione apparentemente da “nerd”, come il diritto alla riparazione degli apparecchi digitali. Lo Stato di New York ha annunciato di recente che sarà il primo stato ad approvare una legge che riconosce questo diritto a tutti i cittadini. Un passo avanti che potrebbe generare una svolta globale. La rivendicazione del diritto alla riparazione delle apparecchiature digitali, infatti, non è cosa da poco, se si pensa agli interessi dei colossi della Silicon Valley, che non a caso si oppongono strenuamente al suo riconoscimento. In discussione è un intero modello di business e di guadagno – in questo caso, proprio del mercato delle apparecchiature elettroniche e digitali, ma non solo –  consolidato negli anni e passato indisturbato fino a tempi più recenti.

Tale modello si basa sull’obsolescenza programmata che, incrementando i consumi e i rifiuti, danneggia i cittadini e l’ambiente. Si tratta di una pratica aziendale volta a pianificare il fine-vita – o più precisamente la fine dell’efficienza – di un prodotto sin dalla sua ideazione, per fare spazio nel mercato, nell’arco di pochi anni, a un nuovo prodotto di uso identico, ma di “nuova generazione”. L’esempio più comune è quello dello smartphone, che ognuno di noi usa e sa – a prescindere dalla cura con cui lo tiene – che non durerà più di 2-4 anni.

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Obsolescenza vs circolarità

L’obsolescenza programmata può considerarsi l’alter ego del modello circolare dell’economia, che intende concepire i prodotti per farli durare il più a lungo possibile e prevederne la permanenza nel ciclo economico con “fine vita mai”. Fino a qualche decennio fa, è stato possibile per le aziende fare “cartello” e decidere quanto dovessero durare oggetti di consumo come le lampadine della luce, o le lamette dei rasoi, in modo da incrementare gli acquisti dai parte dei consumatori e i propri guadagni. Al di là delle strategie di obsolescenza programmata delle aziende, siamo tutti un po’ vittime del modello consumistico, che ci spinge a comprare cose che abbiamo già o che non ci servono davvero.

Ma quando le aziende fanno deliberatamente in modo di “sabotare” i propri prodotti per farceli buttare via, si spingono in una pratica illegale. È quello che è successo con alcuni prodotti di Apple e Samsung, sanzionate dall’Antitrust nel 2018 per aver “realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli articoli 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi”.

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Il right to repair può cambiare il volto dell’industria

Al di là di strategie commerciali scorrette, esistono molti modi per i produttori degli apparecchi elettronici, come laptop e cellulari, per ostacolare la longevità e la riparabilità dei propri prodotti: aumentare, per esempio, in modo esorbitante i costi di riparazione, oppure non fornire i pezzi e le istruzioni per le sostituzioni alle piccole aziende che sarebbero disposte a fare le riparazioni a prezzi più bassi. È per questo che il Digital Fair Repair Act di New York, recentemente approvato dal senato dello stato e che presto passerà all’assemblea per la sua approvazione, intende obbligare i produttori a rendere disponibili informazioni, pezzi di ricambio e strumenti di riparazione diagnostica, sia alle persone fisiche che alle officine autorizzate.

Il movimento del right to repair ha preso le mosse da una più attenta analisi delle conseguenze del consumismo sull’ambiente, oltre che sulle tasche dei cittadini. Man mano che il movimento si consolida, le aziende dovranno cambiare il modo in cui sono abituate a fare i propri affari. Più della metà degli stati negli USA stanno ora valutando una qualche forma di legge che renda più facile riparare le proprie cose, evitando rifiuti difficili da smaltire, come quelli elettronici, e costi eccessivi per i cittadini.

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di Nicoletta Fascetti Leon

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