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Economia circolare, se i tempi per gli impianti non vanno d’accordo con quelli del Pnrr

Il Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti contiene un’analisi preoccupante dei tempi di realizzazione degli impianti per i rifiuti urbani, soprattutto per quelli di trattamento. “È necessario semplificare”, sottolinea la Corte

Ogni anno la Corte dei Conti pubblica il suo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. Il Rapporto 2021 ha toccato temi che hanno a che fare con l’economia circolare, in particolare con le infrastrutture: gli impianti. Un aspetto “saliente”, come scrivono i giudici della Corte, “è rappresentato dalle tempistiche di attuazione delle infrastrutture”. Spoileriamo il punto di caduta di questo articolo: se ci basiamo sui tempi medi per la realizzazione delle opere del periodo 2012-2020 e se nulla cambia per il futuro, i finanziamenti degli impianti di trattamento rifiuti previsti nel Pnrr potrebbero non essere scontati.

4 anni e 4 mesi

“La durata media effettiva delle opere […] si attesta sui 4,3 anni”, cioè 4 anni e quasi 4 mesi, scrivono i giudici. Queste tempistiche sono in linea con quelle previste nei progetti, sono dunque “note al soggetto attuatore sin dal primo avvio dei lavori”. Insomma, i soggetti della filiera sanno, già al momento del progetto, che questi sono i tempi richiesti nel nostro Paese.

Se osserviamo la ripartizione per fasi dei tempi necessari per realizzare un’opera per il ciclo dei rifiuti, vediamo che servono 2,7 anni per la progettazione (che include documento di fattibilità, progetto di fattibilità tecnica ed economica, progettazione definitiva e progettazione esecutiva); 0,5 anni per l’affidamento1 anno per l’esecuzione (che include anche il collaudo). “Ciò significa che più del 60 per cento del tempo che intercorre dalla progettazione all’entrata in esercizio di una infrastruttura per la gestione dei rifiuti urbani è assorbito dall’iter di progettazione, ivi incluse le fasi autorizzative, a fronte di un tempo tutto sommato fisiologico per l’esecuzione della stessa”, commenta la Corte.

Che auspica “un intervento di semplificazione per ridurre la complessità e la durata degli iter autorizzativi”. Vedremo che il decreto del governo e l’intervento delle Camere saranno all’altezza della sfida (ma qualche perplessità c’è).

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di Daniele Di Stefano

 

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