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Fit for 55, il Parlamento europeo si spacca. Le novità e le possibili conseguenze per l’Italia

Che l’ambiente non sia un pranzo di gala lo ha dimostrato la complessa votazione a Strasburgo sul pacchetto Fit for 55. Previsto lo stop alle auto termiche dal 2035 (con eccezioni) e bocciata la proposta di riforma del mercato ETS. Si allungano i tempi della transizione

“Un bicchiere mezzo pieno”: così Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, definisce la complessa votazione del Parlamento europeo, chiamato ad approvare il pacchetto Fit for 55, proposto dalla Commissione europea, che innalza le ambizioni ambientali del Vecchio Continente. Al netto degli annunci, a Letta non dispiacerà la scelta del Parlamento Eu di bocciare la proposta di riforma del sistema ETS, che era stata approvata dalla Commissione Ambiente qualche giorno fa, e che prevedeva tra le altre cose l’inclusione degli inceneritori tra gli impianti che devono acquistare crediti di carbonio per compensare le emissioni climalteranti.

L’inceneritore di Roma, insomma, tira per il momento un sospiro di sollievo. Così come lo tira l’intero Pd che, dalla giunta Gualtieri fino alla Regione Lazio per arrivare appunto ai vertici nazionali, sostiene la creazione dell’infrastruttura finalizzata – è la promessa – a risolvere definitivamente il problema della gestione dei rifiuti nella Capitale.

Prima però di valutare quali potrebbero essere le conseguenze della votazione all’Europarlamento sul sistema produttivo italiano, vediamo cosa concretamente è stato deciso. Anche perché la votazione avvenuta ieri pomeriggio ha spaccato l’Aula e le forze che la compongono, con accuse reciproche tra i gruppi politici. A conferma che, parafrasando una nota citazione, la tutela dell’ambiente non è un pranzo di gala.

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Si allungano i tempi della transizione?

Come ricorderanno i nostri lettori e le nostre lettrici, il Parlamento europeo doveva esprimersi su otto dossier del cosiddetto pacchetto Fit for 55 varato a luglio 2021 dalla Commissione europea, con lo scopo di rafforzare le misure contro la crisi climatica dei 27 Stati membri e incentivare l’attuazione del Green Deal, l’ambizioso piano con il quale l’Europa intende porsi all’avanguardia nelle politiche ambientali. Nei due giorni necessari alla votazione – a Strasburgo gli eurodeputati hanno discusso i dossier il 7 giugno e li hanno votati l’8 giugno –  le cupe sensazioni della vigilia sono state confermate.

Si è visto di tutto, e in tanti si sono affrettati a scrivere che la transizione ecologica europea è stata rimandata a data da destinarsi, soprattutto perché senza l’approvazione dell’intero pacchetto diventa complicato riuscire a conseguire l’obiettivo principe del Fit for 55, vale a dire l’abbattimento delle emissioni del 55% (rispetto ai dati del 1990) entro il 2030. Specie se si considera che le parti bocciate dall’Europarlamento dovranno ritornare alla Commissione Ambiente, per essere riformulate, e ciò allunga i tempi previsti.

di Redazione

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