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“I Sistemi EPR devono essere no-profit per assicurare la tutela dell’ambiente”

Intervista a Danilo Bonato, Direttore Sviluppo e Relazioni Istituzionali di Erion, sulle prospettive del Sistema multi-consortile e le nuove sfide che attendono i sei Consorzi

Da luglio 2024 Danilo Bonato è il Direttore Sviluppo e Relazioni Istituzionali di Erion. Un nuovo incarico che gli permetterà di affrontare i numerosi cambiamenti in arrivo nel settore della Responsabilità Estesa del Produttore, facendo advocacy presso le istituzioni nazionali e creando reti e connessioni con importanti attori dell’economia circolare. Per conoscere più da vicino quali saranno i punti forti di questa azione ErioNews lo ha intervistato.

 

Dal 2020 allo scorso giugno hai diretto Erion Compliance Organization. Cosa cambia con questa tua nuova funzione?

Quando abbiamo deciso di avviare il progetto di fusione tra i due grandi Consorzi  Ecodom e Remedia, creando il Sistema Erion, avevamo ben presente che sarebbe stato un percorso di medio e lungo termine, quindi un cammino che nei primi quattro anni di attività avrebbe avuto l’obiettivo di consolidare questa questa joint venture, creare un sistema molto solido sul piano dell’efficienza e della qualità e conseguire un buon livello di autorevolezza e di notorietà nei confronti degli stakeholders. Ci siamo riusciti e ora ci apprestiamo a fare di più e svolgere un ruolo di valore per il nostro Paese e per le filiere di gestione dei rifiuti di cui ci occupiamo, mettendo a disposizione esperienza, competenze e conoscenze sui grandi temi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. Per essere più presenti nel dare questo contributo, abbiamo costituito questa nuova direzione che si occupa di sviluppo, relazioni istituzionali e advocacy, intesa come capacità di proporre e sostenere modelli volti a rafforzare la circolarità e la sostenibilità delle imprese e del Paese.

Dopo tre mesi di lavoro in questa tua nuova funzione, che idea ti sei fatto?  C’è un reale ascolto da parte delle istituzioni per i temi cari a Erion?

Non è semplice riuscire ad essere ascoltati, un po’ perché la politica ha tempi molto orientati al breve termine e quello di cui noi parliamo, molte volte, ha degli orizzonti temporali un po’ più estesi. Determinati cambiamenti o riforme richiedono tempo e la politica di per sé è poco interessata a quello che non ha un carattere immediato. Inoltre, c’è molto rumore di fondo e un discreto livello di confusione sulle politiche più efficaci da adottare per muoversi nella direzione di uno sviluppo davvero sostenibile e un modello economico più circolare. In questo quadro sarebbe sbagliato demoralizzarsi o, addirittura, arrendersi. Ciò che occorre fare è riuscire ad arrivare alle istituzioni in modo più diretto e convincente. Questa nuova direzione che abbiamo costituito in Erion risponde proprio alla necessità di trovare il modo, i canali, gli strumenti, i linguaggi che possano  funzionare rispetto a chi deve compiere le scelte. A loro possiamo fornire idee, progetti e informazioni. Quindi, per tornare alla domanda iniziale, il tema non è tanto quanto è alto il livello di ascolto da parte delle istituzioni che, potrei dire, è mediamente non elevato, ma quale valore aggiunto portiamo noi per essere ascoltati.

La recente inaugurazione dell’impianto di Ceccano potrebbe rappresentare un esempio in questo senso. Erion ha partecipato a un progetto europeo che ha permesso la creazione di una innovativa struttura di riciclo dei magneti permanenti.

È un ottimo esempio di concretezza che evidenzia, contemporaneamente, quanto sia inutile agire attraverso discorsi astratti e messaggi di tipo generico. È più utile trovare partner, stringere alleanze, sviluppare strumenti per dimostrare che il cambiamento porta effettivamente dei buoni risultati. L’esempio della partnership con Itelyum e con altre importanti realtà internazionali dei mondi della ricerca, dell’industria e dell’università, ha dimostrato che è possibile attirare l’attenzione delle istituzioni e portare i suoi esponenti sul nostro terreno per fargli toccare con mano i benefici che si possono conseguire per il bene del Paese. Questa è la strada: concretezza, capacità progettuale e abilità nella creazione dei contenuti.

Questa strada si comunica attraverso un’azione di advocacy?

A monte di tutto c’è una considerazione fondamentale che occorre comprendere, ovvero che ci troviamo alla vigilia di un cambio di paradigma radicale nel settore dei sistemi EPR. I Consorzi tradizionali, dove di fatto la priorità è quella di gestire il rifiuto al meglio delle possibilità,  stanno evolvendo verso modelli  EPR concepiti per contribuire in modo più incisivo al profondo e complesso processo di cambiamento in atto sul fronte dell’economia circolare. Questa trasformazione si interseca con le revisioni delle direttive, come nel caso dei RAEE; con l’introduzione dei nuovi Regolamenti europei sulle batterie e sugli imballaggi; ma anche con il lancio di nuove filiere EPR come quella del tessile. In questo processo di estensione orizzontale (nuovi settori) e verticale (nuove competenze) dell’EPR, diventa estremamente complesso  orientare l’evoluzione dei sistemi EPR e delle loro filiere e ciò richiede competenza, esperienza e una solida visione strategica.

Nel 2020 tra le istanze presentate da Erion alle istituzioni c’era “Il libro bianco sui RAEE” che elencava 32 proposte per il miglioramento della filiera. A distanza di quattro anni quali sono, secondo te, le nuove sfide di un Sistema che conta, ad oggi, sei Consorzi di settore?  

Sono le stesse sfide imposte dal cambiamento di cui parlavo prima. Per quanto riguarda l’Italia è fondamentale assicurare una buona partenza al sistema EPR per il tessile, che rappresenta una filiera molto impattante sul piano ambientale. Questo passaggio richiede che l’impegno dei Produttori del settore sia indirizzato all’interno di un sistema nazionale robusto ed efficiente. Una seconda sfida è quella legata al mondo delle batterie e al nuovo Regolamento che ora ha bisogno di acquisire piena operatività sulla parte EPR. Questa sfida è delicata se si considera che l’Italia è ancora molto distante dai target di raccolta. Non dimentichiamo il tema dei RAEE sul quale, a livello nazionale, abbiamo ancora delle criticità. Lo scorso luglio la Commissione europea ha notificato al nostro Paese l’avvio di una procedura di infrazione a causa del mancato raggiungimento dei target di raccolta. Il nostro Consorzio di riferimento, Erion WEEE, ha da tempo richiesto alle istituzioni degli interventi per facilitare la raccolta, ma  ha avuto difficoltà a ricevere risposte. Ora forse, con il Decreto Legge Ambiente, qualche risultato potrebbe arrivare, almeno sul fronte delle semplificazioni alla raccolte e degli investimenti per la comunicazione ai cittadini.

Tanti obiettivi diversi e complessi. Da dove si parte?

Prima di tutto dalla consapevolezza che questo non è un lavoro che si può far da soli. Erion ha una capacità oggettiva di poter fornire spunti, informazioni, esperienze, ma non può certo farsi carico di raggiungere gli obiettivi con le sue sole forze. È fondamentale avere la capacità non solo di raggiungere le istituzioni e portarle davanti alle soluzioni da adottare, ma coinvolgere anche tutti gli stakeholder dei nostri Consorzi. Il principio di Responsabilità Estesa del Produttore non esclude quello di condivisione. Aziende e Sistemi Collettivi devono lavorare con i cittadini, con le istituzioni, con i riciclatori, con gli operatori logistici, con le municipalità. Fare rete, comunicare e trovare delle alleanze finalizzate a sviluppare modelli innovativi, sono capacità che Erion ha sempre messo in campo e che, ora, è chiamato a migliorare ulteriormente.

Perché altri attori della società dovrebbero sentirsi coinvolti in questo network?

La decarbonizzazione, che è una delle grandi sfide climatiche, passa anche dalla capacità di sviluppare un’economia più circolare che, a sua volta, ha fra i suoi pilastri il principio di Responsabilità Estesa del Produttore. Considerando questo insieme di fattori è evidente come l’attenzione sull’EPR sia particolarmente elevata. Non è più un concetto economico o amministrativo di gestione del rifiuto, ma un principio che favorisce le potenzialità della società a rispondere a temi più urgenti. L’EPR, per esempio, ha un collegamento molto evidente con la strategia globale di riduzione delle emissioni di gas serra. Alle volte si tende a perdere di vista questa connessione, sminuendo l’EPR a un semplice fatto tecnico, burocratico o normativo. Per questo motivo Erion insiste sulla necessità che i Sistemi EPR siano senza fini di lucro, orientati a comportamenti etici e trasparenti che abbiano come solo fine il bene dell’ambiente.

Perché la natura no-profit dei Sistemi EPR è un argomento così centrale?

Perché a tale natura è direttamente correlata la ricerca di reali obiettivi di sostenibilità. Per Erion è fondamentale che i sistemi EPR non prevedano al loro interno operatori commerciali guidati dalla generazione del profitto: un obiettivo lecito che, però, finisce inevitabilmente per snaturare o riorientare le priorità dei sistemi verso finalità differenti rispetto a quelle che contano per i cittadini: la circolarità dell’economia e la tutela dell’ambiente. Questo è un tema delicato, sul quale Erion ha una posizione molto chiara e rigorosa. Sarebbe importante, a questo proposito, introdurre un sistema di monitoraggio e di controllo dei comportamenti, delle condotte dei sistemi EPR affinché sia sempre garantita una competizione basata su una logica non profit, sull’assoluta trasparenza delle regole e su robusti valori etici. Questa è una delle battaglie che intendiamo fare, perché sistemi in cui soggetti realmente no profit come Erion debbano trovarsi a competere con realtà di proprietà di società italiane o multinazionali, magari quotate in borsa, compromettono una competizione leale. Non può esserci spazio per una società che fa business sul contributo ambientale, perché stravolge quelli che dovrebbero essere i veri obiettivi di un sistema EPR: salvaguardare l’ambiente, offrire un servizio efficiente ai consumatori e favorire lo sviluppo dell’economia circolare.