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Il caro materie prime? Influenza anche raccolta e riciclo dei RAEE. Ecco perché

La denuncia di Erion: ”L’eccezionale incremento del valore delle materie prime spinge in alto i flussi clandestini di RAEE”

Abbiamo già raccontato, e misurato sulle nostre vite, le conseguenze della crisi internazionale delle materie prime, legata in parte alla pandemia in parte alla guerra in Ucraina: dai prezzi dell’energia e dei prodotti, alla mancata disponibilità dei materiali, agli intoppi nei cantieri. Forse meno atteso dai più il fatto che questa crisi stia mettendo in difficoltà anche la raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). L’allarme è arrivato qualche giorno fa durante la presentazione del Bilancio di Sostenibilità 2021 di Erion, sistema multiconsortile per la gestione del fine vita dei prodotti elettrici ed elettronici. I risultati del bilancio, ha spiegato Dario Bisogni, presidente di Erion WEEE, “mettono in luce ancora una volta le conseguenze del fenomeno dei flussi paralleli che, se non contrastato da adeguati controlli, contribuisce ad allontanare l’Italia dal target di raccolta fissato dall’Unione Europea (più di 10 kg pro-capite all’anno) e impedisce di rimettere in circolo materie prime seconde importanti per superare la carenza e la dipendenza da altri Paesi”.

Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.

Meno RAEE nella raccolta differenziata e caro delle materie prime

Gli obiettivi europei di raccolta differenziata dei RAEE (fissati al 65% della media dell’immesso al consumo degli ultimi tre anni) prevedono che nel 2021 fossero conferite 640 mila tonnellate di RAEE. “Ma in Italia ne abbiamo raccolti solo 400 mila. Rispetto a quanto fissa la Comunità europea c’è un gap di 240 mila tonnellate. Non è poco”, racconta ad EconomiaCircolare.com Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. Al di là degli obiettivi di raccolta, un dato sulle quantità di rifiuti elettronici che, in base ai consumi, gli italiani avrebbero dovuto consegnare nei punti di raccolta può venire da un’indagine effettuata qualche anno fa da Erion, “indagine che mostra come ciascun italiano butta via ogni anno 14 chilogrammi di RAEE a testa. Fatte le dovute moltiplicazioni, probabilmente dalle case degli italiani escono attorno a 800-900 mila tonnellate” di questi prodotti. Se con la raccolta differenziata ne abbiamo ottenuti 400 mila, che fine hanno fatto gli altri 4-500mila? E tutto questo cosa c’entra con l’aumento del costo delle materie prime? “Abbiamo notato – chiarisce il direttore generale di Erion WEEE – che l’andamento della raccolta segue in mondo inversamente proporzionale il valore materie prime: quando questo valore va in alto, noi raccogliamo poco, quando scende, a noi viene invece dato tanto”.

Come sappiamo – e come spiega Erion stessa in un report dell’anno scorso – su scala europea esiste ancora un divario importante tra i prodotti elettrici ed elettronici immessi sul mercato e quelli raccolti, soprattutto in Paesi che come l’Italia hanno un numero di centri di raccolta minori. Ma evidentemente a destare particolare preoccupazione è la fluttuazione della raccolta in parallelo alla fluttuazione dei prezzi. Con l’aumento dei prezzi, è il ragionamento di Erion, aumenta l’interesse del mercato parallelo, quando invece i prezzi scendono il mercato parallelo fa un passo indietro, “non gli interessa più mettere le mani sulle materie prime. Cosa che abbiamo visto in tutti questi anni e che quest’anno ha avuto una conferma eclatante”, conclude Arienti.

Non solo. Il manager sottolinea che “quest’anno stiamo raccogliendo ancora meno del 2021, mentre mercato continua ad andare bene”. E riflette: “Forse gli italiani, dopo i progressi fatti negli ultimi 10 anni, hanno improvvisamente disimparato a fare raccolta dei RAEE. No”.

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di Daniele Di Stefano

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