“In Italia il sistema ufficiale raccoglie solamente due batterie portatili ogni dieci vendute. C’è bisogno di più informazione ai cittadini e di incrementare i punti di raccolta”. Lo ha detto Laura Castelli, Direttore Generale di Erion Energy, nel corso del Circular Talk “Batterie e circolarità: un futuro in comune” organizzato il 18 ottobre 2022 dal magazine EconomiaCircolare.com.
L’incontro, tenutosi online, ha ospitato gli interventi di specialisti del settore che hanno affrontato diversi aspetti legati al tema delle batterie e del loro riciclo: l’ecodesign, la definizione del loro ciclo di vita, l’efficienza energetica, la sostenibilità, nonché il recupero delle materie critiche contenute nei RPA e la necessaria riduzione degli impatti ambientali legati alle varie fasi produttive.
“Informare i cittadini e aumentare i punti di raccolta”
Castelli ha aperto il suo intervento sostenendo che per avere un corretto fine vita delle batterie servono “due attori fondamentali: uno è la raccolta e l’altro è il trattamento”. “La raccolta delle batterie portatili – ha dichiarato il Direttore Generale di Erion Energy – è uno dei grossi scogli che abbiamo in Italia. Se guardiamo alle famose “stilo”, scopriamo che oggi nel nostro Paese se ne raccolgono due ogni dieci vendute. Questa proporzione dà l’idea della lontananza tra la raccolta che avviene tramite canali ufficiali – ovvero quella effettuata da Consorzi come Erion Energy che assicurano un corretto trattamento – e quella che è la portata reale dei flussi di rifiuti. Sono ancora molte le batterie a fine vita che finiscono nel sacco nero della raccolta indifferenziata o nei contenitori della raccolta differenziata non destinati alle batterie. Questo dato – ha ricordato Castelli – ci dice che la prima grande scommessa per noi della filiera è quella di far capire al cittadino dove andare a conferire correttamente il rifiuto. Dobbiamo offrir loro informazione e tutti gli altri strumenti per rendere semplice l’operazione. Abbiamo bisogno di incrementare i punti di raccolta disponibili sul territorio, sia per favorire il processo di conferimento, sia per intercettare i flussi. Più rifiuti intercettiamo, più materiali abbiamo da dare agli impianti di trattamento. La maggior parte dei rifiuti di batterie generati in Italia vengono esportati all’estero, e non perché in Italia non ci piaccia trattare le batterie, ma perché allo stato dei fatti abbiamo volumi di raccolta così bassi da non giustificare investimenti impiantistici su tecnologie complesse quali sono quelle per il trattamento”.
“Trattare i rifiuti in Italia per mantenere nei nostri confini materie preziose”
Sul trattamento, definito da Castelli il “secondo attore del fine vita”, il Direttore di Erion Energy ha precisato: “Oggi, per trattare i nostri rifiuti, ci appoggiamo ad impianti francesi, tedeschi, spagnoli. A noi piacerebbe riportare il trattamento in Italia per tenere all’interno dei nostri confini le risorse critiche che vengono riciclate e che sono così tanto preziose. Nelle ultime due settimane siamo stati contattati da cinque impianti di trattamento americani e canadesi che hanno espresso l’interesse per le nostre batterie a fine vita. La volontà di Erion Energy è quella di garantire il più possibile la lavorazione di questi rifiuti sul territorio italiano, il che apporterebbe vantaggi in termini economici, ambientali e di accesso alle risorse critiche. A noi piacerebbe riuscire a incrementare i flussi di raccolta e aiutare gli imprenditori italiani a investire in impianti di trattamento”.
Il nuovo Regolamento europeo e le sfide per i sistemi EPR
Castelli ha poi parlato delle sfide legate al nuovo Regolamento europeo sulle Batterie che “chiude il cerchio del nostro discorso: dopo la raccolta e il trattamento, bisogna considerare la gestione delle materie prime recuperate. Il Regolamento prevede che all’interno dei nuovi prodotti siano presenti percentuali minime di materie prime originate da un processo di trattamento, ovvero materie riciclate. Sarebbe utile che chi produce in Italia e in Europa riuscisse ad approvvigionarsi di queste materie da impianti di trattamento italiani o europei. Un passaggio fondamentale per chiudere il cerchio della sostenibilità. Infine, c’è un ultimo elemento da considerare che è legato ancora alla fase di raccolta. Oggi viviamo sotto una direttiva europea che obbliga ogni Stato membro ad arrivare a un tasso di ritorno pari al 45% dell’immesso sul mercato, un target che salirà al 65% con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento. Attualmente, in Italia, il tasso di ritorno è pari a circa il 20% e questo numero rappresenta una sfida per i sistemi collettivi di Responsabilità Estesa del Produttore, come Erion Energy. Le aziende che rappresentiamo credono fermamente nella necessità di chiudere quel cerchio e di aumentare la raccolta: in questo modo proveremo a ottenere i risultati richiesti dal nuovo Regolamento”.
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