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“Riciclo, l’Europa deve collaborare. Non ha più senso dire: il mio Paese e le mie risorse”

Intervista a Naoko Tojo, Associate Professor in Environmental Product Law and Policy all’International Institute for Industrial Environmental Economics (IIIEE) della Lund University, Svezia, sull’evoluzione della Responsabilità Estesa del Produttore. “Le iniziative di monitoraggio e controllo sono largamente insufficienti. Se le istituzioni pubbliche responsabili non cambiano il loro approccio, perché i produttori dovrebbero impegnarsi per raggiungere i target?”

Naoko Tojo, è una delle più grandi esperte mondiali sul tema della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR – Extended Producer Responsibility), il principio sviluppato in ambito europeo che impone alle aziende di essere responsabili di tutto il ciclo di vita dei prodotti che immettono sul mercato, anche al momento in cui questi divengono rifiuti. L’idea nasce negli anni Novanta dall’intuizione del professor Thomas Lindhqvist e, nel corso degli anni, è diventata uno dei pilastri della transizione ecologica europea, nonché fondamenta di Sistemi consortili come Erion. Abbiamo chiesto alla Professoressa Tojo – che di Lindhqvist è stata allieva prima di specializzarsi nella progettazione e implementazione di sistemi EPR per vari flussi di prodotto in Europa e Asia – di raccontarci come si è trasformata negli anni l’applicazione dell’EPR. 

Gli addetti ai lavori conoscono molto bene il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore. È tempo di farlo capire ai consumatori. Come glielo spiegherebbe?
Penso che si potrebbe spiegare loro semplicemente la logica alla base del concetto di EPR, ovvero perché affidiamo la responsabilità della gestione del fine vita dei prodotti ai Produttori. La risposta è che diamo loro tale compito perché essi progettano i prodotti e, quindi, li conoscono meglio di chiunque altro. Le aziende hanno, inoltre, la possibilità di apportare modifiche a monte ai prodotti che immettono sul mercato in modo che sia più facile ripararli, riutilizzarli e riciclare le materie che essi contengono. Ci affidiamo, pertanto, alla loro esperienza per facilitare la chiusura del cerchio dei materiali da parte degli altri attori della catena di approvvigionamento.

Raccontare l’importanza del riciclo delle materie prime può essere un buon modo di spiegare la logica dell’EPR?
Probabilmente non conviene focalizzarsi più di tanto sui dettagli dei processi di riciclaggio in sé, ma parlare piuttosto del motivo per cui attribuiamo la responsabilità ai produttori, ovvero la loro capacità di creare cambiamenti a monte della filiera. I riciclatori hanno certamente una competenza straordinaria quando si tratta di differenziare le materie: loro sanno quali materiali possono essere riciclati e il modo migliore per farlo. Ciò che non hanno la possibilità di fare è di determinare che cosa entrerà nel flusso dei rifiuti. Senza modifiche dei prodotti a monte le possibilità di migliorare le azioni a valle sono limitate. Avere materiali e prodotti migliori ci permette di avere una società più circolare.

Com’è cambiato dagli anni Novanta il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore?
Il concetto in sé non è cambiato, rimane solida una delle sue migliori peculiarità, quella di poter essere applicato in molti modi. Paesi diversi adottano approcci diversi, responsabilizzano i produttori in maniere differenti a seconda della tipologia di prodotti: imballaggi, elettronica, automobili, ecc. Quindi non credo che il concetto, che è relativamente semplice, sia mutato, ma che la parte implementativa continui a renderlo complicato e difficile da realizzare.

Quindi ad essere cambiata è l’applicazione del modello.
Esattamente. Nel corso del tempo l’applicazione ha subito cambiamenti volti a motivare i Produttori ad apportare modifiche a monte della filiera. Mi riferisco, esempio, al concetto di eco-design che è stato difficile da sviluppare.

Parliamo dei Sistemi EPR come Erion. In che modo possono contribuire, secondo Lei, alla tutela dell’ambiente e avere buoni impatti sulla società e l’economia?
Penso che ci siano due obiettivi principali per quanto riguarda l’applicazione della Responsabilità Estesa del Produttore. Il primo, come già detto, riguarda il tema dei cambiamenti a monte, ovvero la modifica del design dei prodotti e dei suoi componenti, in modo da renderli più facili da riparare, riutilizzare e riciclare. L’altro obiettivo è avere sistemi di gestione del fine vita più performanti. Possiamo sfruttare le competenze dei Produttori per arrivare a tassi di raccolta dei rifiuti più elevati, avere un trattamento di qualità, raggiungere una maggiore efficienza delle risorse attraverso il riutilizzo e il riciclaggio. Ciò significherebbe avere meno necessità di ottenere le materie dall’attività mineraria. Invece di estrarre materie, le si ricava dai prodotti esistenti. L’efficienza delle risorse è una delle questioni chiave che i sistemi EPR cercano di affrontare. Finora l’attenzione dei sistemi EPR si è concentrata principalmente sul riciclaggio, sarebbe molto positivo se i Sistemi come Erion iniziassero a facilitare anche le attività di riutilizzo e riparazione.

Attraverso l’EPR la nostra economia è capace di reimmettere sul mercato Materie Prime Seconde e, quindi, disaccoppiare parte della produzione dallo sfruttamento delle risorse vergini. Cosa si può fare per rendere questo processo ancora più efficiente, diciamo definitivo?
È da 30 anni che parliamo di questo tema e oggi possiamo chiederci se abbiamo fatto progressi sufficienti. Un risultato che i sistemi EPR, in diversi Paesi, sono riusciti a raggiungere relativamente bene è stato quello di differenziare rifiuti specifici dagli altri flussi. Anche quando guardiamo ai tassi di raccolta possiamo notare che ci sono stati cambiamenti notevoli. Rimane, invece, ancora tanto da fare sul versante della chiusura del cerchio dei materiali e su quello dell’uso effettivo delle risorse riciclate nei nuovi prodotti. Bisogna guardare oltre i Sistemi di EPR e capire cosa succede con i materiali che escono dagli impianti di trattamento. Sono davvero utilizzati? E, se sì, in che modo? Stiamo riciclando i prodotti in modo da avere Materie Prime Seconde di qualità o stiamo procedendo a un downcycling? Rispondere a queste domande è obbligatorio per raggiungere i veri obiettivi della Responsabilità Estesa del Produttore.

Esiste il rischio che il downcycling delle materie diventi un processo organico?
Per alcuni materiali è inevitabile un processo di downcycling (il riciclaggio dei rifiuti in cui il materiale riciclato è di qualità e funzionalità inferiori rispetto al materiale originale ndr) e quindi una perdita di qualità. Il punto è che non si dovrebbe, mai, puntare in prima battuta al downcycling. È fondamentale, invece, trovare un modo migliore per garantire un’alta qualità dei materiali riciclati. Quando parliamo con i Produttori, questo tema rappresenta un collo di bottiglia. A loro non dispiacerebbe usare materiali riciclati, ma se utilizzano materie prime vergini hanno una garanzia di qualità. In questo caso, dunque, non c’è bisogno di verificare ogni singolo lotto di materiale proveniente dalla stessa fabbrica. Un controllo, questo, che attualmente va fatto, quando si parla di materiali riciclati, poiché non esiste un sistema di garanzia della qualità. La verifica di ogni singolo lotto è un processo che richiede tempo ed è anche piuttosto costoso. Ciò ci riporta all’inizio del nostro ragionamento: per consentire un riciclo di qualità è necessario disporre di buoni materiali già in partenza.

È una rete o dipende solo da pochi attori come, per esempio, istituzioni, Sistemi EPR, cittadini?
I produttori di materiali e i riciclatori devono necessariamente collaborare con i produttori di prodotti e viceversa. Ciò rende evidente che esistono dei collegamenti, una rete. Se parliamo dei consumatori, non possiamo non evidenziare che il loro ruolo più importante è quello di assicurarsi di fare una corretta raccolta differenziata. In questo caso le informazioni devono essere fornite non solo dai comuni, ma anche dai Produttori.

È d’accordo con l’adozione di “un approccio pan europeo” al riciclo delle materie, proposto nel nuovo Regolamento europeo sulle Materie Prime Critiche?
I Paesi europei, alcuni grandi, altri piccoli, possono collaborare tra loro per sfruttare le economie di scala. Un approccio simile è stato promosso anche in Asia in seguito a un dialogo tra i Paesi del continente. Sono originaria del Giappone, Stato molto impegnato nella promozione di questa circolarità all’interno dei confini asiatici. Non ha più senso dire “il mio Paese e le mie risorse”; bisogna avere un approccio più ampio proprio come quello pan-europeo.

Quali sono, oggi, gli elementi imprescindibili per gestire al meglio la Responsabilità Estesa del Produttore? Cosa devono fare i Sistemi EPR per garantire piena conformità alle aziende?
Quando parliamo di Responsabilità Estesa del Produttore, secondo l’attuale interpretazione, ci riferiamo alla gestione del fine vita dei prodotti e al coinvolgimento delle aziende sia in cambiamenti a monte che a valle della filiera produttiva. Ogni azienda deve essere in grado di possedere e fornire informazioni sui prodotti immessi sul mercato, come, ad esempio, quelle relative alla loro composizione, al contenuto di materiale riciclato, alla riparabilità: tutti dati che potrebbero favorire migliori processi di riutilizzo, riparazione e riciclo e quindi permettere di chiudere il ciclo dei materiali. Per quanto riguarda la piena conformità delle aziende, penso che gli Stati debbano avere la volontà politica di migliorare le condizioni in cui agiscono i Sistemi EPR. In molti Paesi le iniziative di monitoraggio e controllo sono largamente insufficienti. Ad esempio, nel caso della Svezia, il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica non ha rispettato lo standard per molti anni e non è successo nulla, nemmeno una sanzione minima ai Produttori. Se le istituzioni pubbliche non cambiano il loro approccio, perché i produttori dovrebbero impegnarsi per raggiungere i target? I decisori politici dovrebbero avere più voglia di migliorare questa situazione, anche se garantire la piena conformità è una cosa estremamente complessa.