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Giorgio Arienti parla di economia circolare ospite del Circular Economy Network

Ospite del secondo incontro di LOOP, organizzato da Circular Economy Network, Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE, intervistato da Antonio Cianciullo, giornalista de “La Repubblica” sui temi ambientali.

Vi proponiamo di seguito i punti salienti.

Si comincia a profilare un ruolo nel Governo di un Ministero della transizione ecologica con la capacità di intervenire sui temi energetici. Dal punto di vista dei rifiuti e della loro mancata trasformazione, cosa può fare il governo?

Bisogna capire che l’economia circolare è un tema al contempo industriale e ambientale e deve essere guidato dalla politica. Inoltre, il Ministero deve essere adeguatamente strutturato e organizzato per adempiere alle proprie funzioni.

Una delle sue principali attività è di portare a termine il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), data la fumosità della versione attuale.

Se vogliamo dare una svolta concreta ed efficace è necessario che il Recovery Plan aiuti gli imprenditori a investire su certe tipologie di impianti, finanziando quelli che saranno necessari per il futuro come, per esempio, quelli relativi ai pannelli fotovoltaici e alle batterie al litio. Poter disporre di una rete di impianti, infatti, potrebbe avere impatti molto positivi in futuro per lo smaltimento dei rifiuti.

 

Per implementare una visione circolare, una parte delle risorse del Recovery Plan potrebbe essere utilizzata per aprire luoghi di raccolta effettivamente fruibili dai cittadini, aperti, per esempio 7 giorni a settimana, 24 ore su 24 oppure riconvertire luoghi dismessi in centri di raccolta.

In secondo luogo, bisognerebbe investire in preparazione per il riutilizzo dei RAEE. Ovvero si tratta del ricondizionamento dei rifiuti. Se si coinvolge la distribuzione potrebbe essere un progetto di sperimentazione che include direttamente le industrie e il terzo settore. Si vanno così a creare nuove opportunità lavorative e formative che vanno a beneficio della collettività.

Infine, si potrebbe investire in piccoli termovalorizzatori che permettano di recuperare energia dalle frazioni non riciclabili dei RAEE (pari, per questa tipologia di rifiuti, al 10%).

Non è detto che l’economia circolare sia automaticamente più conveniente nel breve termine rispetto a quella lineare, ma non possiamo permetterci di continuare con un sistema lineare. È necessario che la fiscalità e la politica indirizzino verso circolarità. Finché il sistema fiscale consente di saccheggiare il pianeta lasciando che siano le prossime generazioni a occuparsene, naturalmente non possiamo permetterlo.

C’è necessità di costringere l’industria a una consapevolezza delle tematiche ambientali dopo che il prodotto ha smesso di funzionare. Ma non è sufficiente perché gestire i rifiuti è un aspetto dell’economia.

 

È necessario anche che l’industria utilizzi materie prime seconde in termini di ecodesign, ma come fare affinché le materie prime vergini costino meno di quelle riciclate?

Servono politiche che sposino la sostenibilità, la Responsabilità Estesa del Produttore è un ottimo strumento che sta dando risultati molto positivi, ma non basta, deve essere affiancata da altre metodologie.

Ciò che manca in Italia è l’enforcement, ovvero che la legge venga rispettata. Pensare che una legge senza sanzioni possa portare risultati è un’utopia. Fornire incentivi ed effettuare controlli sono due azioni da attuare per raggiungere obiettivi concreti.

 

Si parla di obsolescenza programmata, ovvero elettrodomestici costruiti in modo che durino non oltre un certo periodo. L’indice di riparabilità obbligatorio sarebbe uno strumento di prevenzione?

I temi da affrontare su questo argomento sono tre:

  • policy: l’obsolescenza programmata va colpita con una legislazione e dei controlli ad hoc;
  • convenienza: risulta più economico, infatti, cambiare il prodotto anziché ripararlo;
  • aspetto culturale: siamo eredi di una storia consumistica abituati a vivere in un modello lineare.

L’impressione è quella di vivere una coscienza inconsapevole. Consapevolezza, invece, che è molto presente nei giovani i quali percepiscono sulla loro pelle il peso dei cambiamenti climatici. Il problema è che il potere lo ha la generazione più grande, mentre la volontà di agire, l’attenzione al modo di vivere, la minore disponibilità economica sono propri dei giovani.

Per questo motivo Erion, e il web magazine economiacircolare.com vogliono far capire che il tempo si sta esaurendo e che dobbiamo cogliere l’occasione per ripartire con una visione sostenibile e solidale e raggiungere un riequilibrio ambientale e sociale.

 

Approfondisci il dibattito sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).