Di seguito una sintesi degli interventi.
Il ruolo della digitalizzazione nella transizione verde e circolare
Il professor Davide Chiaroni del Politecnico di Milano ha illustrato il ruolo delle tecnologie come fattori abilitanti nella transizione green. Partendo dalla visione della Commissione Europea che prevede, per un impatto zero sul clima, l’attuazione di sette pilastri strategici (quali efficienza energetica, sviluppo di una mobilità green, sicura e connessa, aumento dell’utilizzo delle rinnovabili, competitività dell’industria europea con un focus sull’economia circolare, potenziamento di network interconnessi e smart, sviluppo di un’agricoltura sostenibile, utilizzo di tecnologie che catturino le emissioni di anidride carbonica), sono state poi delineate alcune problematiche relative al digitale.
Come risolverle? Abilitando queste tecnologie e servizi e trovando un business model corretto, ovvero: interagire davvero con l’ecosistema sostenibile e circolare e creare connessioni con gli attori della filiera; essere integrati nel flusso delle entrate permettendo anche agli utenti di beneficiare del valore ottenuto; trovare un equilibrio costi/benefici nella fase di progettazione e affrontare adeguatamente il problema delle tecnologie di misurazione per stare al passo con l’innovazione durante il ciclo vita del prodotto.
Le piattaforme digitali nello sviluppo dell’economia circolare e recupero dei materiali
Il professor Maurizio Masi del Politecnico di Milano ha offerto una panoramica sulle potenzialità del digitale con un focus sui RAEE, protagonisti di questo settore.
Nella nostra società, le tecnologie digitali (come il 5G, l’intelligenza artificiale…) sono pervasive e in rapida e costante evoluzione, tuttavia, non sono immateriali in quanto richiedono sensori, server, fibre… e una notevole quantità di energia.
La digitalizzazione si configura come un fattore abilitante nella transizione verso l’economia circolare. Infatti, la connessione tra prodotti e industrie, reti infrastrutturali, catena del valore e utenti permette di progettare il ciclo di fabbricazione del prodotto insieme a quello del suo utilizzo e riutilizzo in una logica di sostenibilità ambientale ed economica.
Piattaforme digitali, dispositivi smart, AI, blockchain vengono già utilizzati nei processi produttivi per migliorare l’uso delle risorse ottimizzando il design, la produzione, il consumo, il riutilizzo, la riparazione, il riciclo e la gestione dei rifiuti. Siamo di fronte all’industria 4.0 che include la connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti in tempo reale.
In Europa, però, solo il 9% dei materiali utilizzati per realizzare i prodotti viene riciclato (e questo avviene nei settori più consolidati come plastica, vetro, metalli). Solo recentemente ci stiamo muovendo verso le filiere dell’energia e del digitale.
I contributi che le imprese nei settori dell’industria digitale possono fornire per uno sviluppo circolare posso essere delineati nelle seguenti linee d’azione:
Gli obiettivi di economia circolare relativi ai RAEE
Inoltre, il professor Maurizio Masi ha affrontato il tema dei rifiuti tecnologici delineando alcuni obiettivi di circolarità per il settore:
La responsabilità estesa del produttore e il suo ruolo per una strategia di economia circolare dei produttori
“In Europa stiamo assistendo a un’evoluzione dei sistemi collettivi che, da fornitori di servizi standardizzati per la gestione di conformità, diventano hub di competenze per conto dei produttori, in uno scenario di transizione verso un paradigma circolare che richiede un focus su investimenti, nuove abilità, digitalizzazione e economie di scala” ha spiegato Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion.
“Il primo step per muoversi verso la circolarità è quello di essere consapevoli e misurare gli investimenti. A questo si aggiunge la capacità di trovare opportunità di business nel fine vita dei prodotti. La direzione da intraprendere per migliorare la realizzazione dei prodotti in modo sostenibile è partire proprio dalla progettazione lavorando insieme con i Produttori per trovare le soluzioni più consone ai vari business model. In questo quadro di cambiamento e transizione bisogna essere capaci di avere un ruolo nelle catene di valore emergenti, trovando e cogliendo nuove opportunità future.
Inoltre, nella crisi climatica che stiamo affrontando, le PMI sono i veri key driver: l’economia circolare, infatti, richiede piccole e medie realtà che sappiano valorizzare il territorio, rispondendo alle varie peculiarità”.
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