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Economia Circolare, tutti contano!

Dai progetti della grande industria al contributo del settore manifatturiero fino alle rubriche più consumer. Il magazine Economia Circolare racconta la grande unione per la transizione ecologica italiana. Ecco tre storie scelte da Erion

Per sviluppare una reale transizione ecologica in Italia è necessaria una partecipazione ampia di persone e imprese grandi, medie e piccole. È questo il fil rouge che lega queste tre storie – raccontate dal magazine EconomiaCircolare.com – che evidenziano l’importanza della forza del gruppo per la crescita del concetto di circolarità, diventato ormai imprescindibile per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini di tutto il mondo. L’Economia Circolare è una strategia virtuosa capace di creare benessere e lavoro, e se applicata diffusamente può diventare anche un metodo di convivenza e riscatto sociale.

La versione delle grandi aziende
La pensano così le 18 grandi imprese italiane dell’Alleanza per l’Economia Circolare (associazione attiva dal 2017 nata per valorizzare il Made in Italy attraverso la circolarità) che nelle scorse settimane hanno pubblicato un position paper per invitare alla creazione in Italia di un sistema resiliente che superi l’attuale modello economico lineare messo definitivamente in crisi dallo scoppio della pandemia da Covid-19. Nell’articolo a firma di Caterina Ambrosini, l’unione di colossi industriali (con una potenza di 139 miliardi di fatturato, 319 mila dipendenti e 114mila fornitori) dapprima stima i benefici delle politiche europee per l’Economia Circolare nel prossimo decennio sul fronte del lavoro (+700mila posti), dei costi delle materie prime (ridotti di un decimo) e dell’aumento degli investimenti (+7%), e poi propone alcune linee d’intervento prioritarie che vanno da una governance efficace con una cabina di regia nazionale, allo sviluppo di strategie di comunicazione e formazione per tutti gli attori dell’ecosistema circolare: i cittadini, le aziende e le amministrazioni.

Una partecipazione condivisa
Il tema della circolarità come nuovo paradigma sociale è al centro dell’intervista di Emanuele Profumi a Melania Bigi, fondatrice, insieme a Ilaria Magagna, di TARA, un team di professioniste che promuove la partecipazione e l’innovazione delle dinamiche sociali all’interno delle imprese. Bigi, co-autrice del libro del libro “Facilitiamoci! Prendersi cura di gruppi e comunità”, riprende le teorie del facilitatore statunitense e fondatore del principio della Deep Democracy, Arnold Mindell, per invitare le comunità a lavorare insieme instaurando una competizione positiva che permetta di risolvere in modo sano e costruttivo i potenziali conflitti, e mettendo in comune le informazioni per favorire una partecipazione condivisa fra persone impegnate nel raggiungimento dello stesso obiettivo. «Il motto che abbiamo sviluppato in “Tara” – ha dichiarato Bigi – è: “le imprese si trasformino in comunità, e le comunità in impresa”. La nostra idea è quella di essere un ponte tra queste due polarità. Bisogna che le organizzazioni si umanizzino di nuovo».

L’economia rigenerativa parte dal Sud
“Un gioco di squadra per far bene” è proprio quello raccontato nell’articolo di Andrea Turco su Made in Carcere, progetto e marchio nato all’interno di Officina Creativa, cooperativa sociale no profit fondata nel 2007 da Luciana Delle Donne, ex manager del mondo finanziario. La sua creatura è un esempio di circolarità a trecentosessanta gradi che si pone lo straordinario proposito di dare una seconda opportunità a persone e cose. Le prime sono donne ai margini della società, detenute nelle carceri del Sud Italia che, grazie a un percorso formativo e lavorativo, vengono accompagnate e guidate verso il reinserimento nella società: un cammino di successo che ha già coinvolto centinaia di donne in quattordici anni di storia. Le cose sono, a detta di Delle Donne, “utili e futili” ma tutte rigorosamente sostenibili e circolari: dai biscotti biologici realizzati nel carcere di Bari, ai vestiti e accessori confezionati in tre laboratori con tessuti di scarto donati da numerose aziende partner, fino alle oltre 10mila mascherine lavabili e riutilizzabili prodotte nel 2020. Un modello da imitare e che “vuole essere imitato”, ma soprattutto un prototipo vincente di economia rigenerativa che i suoi fondatori vedono come un investimento sul futuro. Un futuro circolare e sostenibile.

 

Queste sono solo tre delle innumerevoli storie che, ogni giorno, EconomiaCircolare.com racconta attraverso news, focus, storie, rubriche e speciali.

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