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In arrivo la legge europea sulle materie prime critiche. Le sfide globali e i ritardi italiani

Dopo la fine della fase di consultazione pubblica, la Commissione europea renderà nota entro il primo trimestre 2023 una proposta di legge sulle materie prime critiche. Dalla sintesi delle 259 proposte giunte sono cinque le sfide principali da affrontare. Mentre il nostro Paese resta in ritardo su tutti i fronti

“Per realizzare le transizioni verde e digitale, l’Unione europea deve aumentare e diversificare in modo significativo l’approvvigionamento di materie prime critiche, migliorare la circolarità e sostenere la ricerca e l’innovazione”. In poche parole la Commissione europea sintetizza una delle principali sfide che attende il Vecchio Continente: quella delle materie prime critiche – i minerali necessari per  costruire batterie elettriche, chip elettronici o turbine eoliche – è davvero una questione cruciale.

Secondo le proiezioni della stessa Commissione la domanda di queste materie prime critiche raddoppierà entro il 2030. Ma il mercato oggi è dominato da un singolo Paese, la Cina, che controlla quasi tutta la filiera, dall’estrazione all’assemblaggio fino alla commercializzazione. Fino a questo momento l’Europa è il maggior importatore al mondo di materie prime critiche, con punte del 90% per quanto riguarda ad esempio il litio e il cobalto. Ecco perché c’è molta attesa per la legge europea sulle materie prime critiche, che potrebbe vedere la luce quest’anno. Il 31 settembre 2022 è stato avviato un periodo di consultazione pubblica e un invito a presentare commenti sull’argomento per la stesura della legge. La scadenza per la partecipazione è stata fissata al 25 novembre 2022. In questo momento gli esperti della Commissione stanno analizzando ed elaborando i 259 contributi giunti dai 27 Stati membri. Con l’obiettivo di arrivare a una proposta di legge entro il primo trimestre 2023.

“L’iniziativa – scrive ancora la Commissione – punta a rafforzare le capacità di monitoraggio dell’Ue e a potenziarne sia la catena del valore, attraverso l’individuazione nel campo delle risorse minerarie e delle materie prime di progetti che presentino un interesse strategico per l’Ue e prevedano una forte tutela dell’ambiente, sia le politiche estere sulle materie prime critiche”. Ma cosa prevede nello specifico la norma europea tanto attesa? E perché la sfida diventa ancora più cruciale nell’attuale fase di crisi energetica?

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Il contesto internazionale sulle materie prime critiche

Anche nell’ultimo Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio, in cui si è discusso del Green Deal Industrial Plan – il piano per aumentare la competitività dell’industria europea a zero emissioni e sostenere una rapida transizione verso la neutralità climatica, uno dei focus è stato proprio sulle materie prime critiche. È necessaria in questa fase storica un’accelerazione. Soprattutto perché, come ricorda ENEA, ci si muove in un contesto internazionale in cui “Paesi come Giappone, India, Regno Unito, Canada e Usa stanno rafforzando i regimi di sovvenzione per le industrie verdi”.

Basta scorrere la pagina della Commissione europea dedicata alla materie prime critiche per accorgersi che le prime iniziative sul tema risalgono al 2011. Eppure in questi 12 anni l’Unione europea non è riuscita a superare i propri punti deboli, in primis la dipendenza delle forniture.

materie prime critiche mappa

“La fornitura di molte materie prime critiche è altamente concentrata – fa notare la Commissione – Ad esempio, la Cina fornisce il 98 % della fornitura dell’Unione europea di elementi di terre rare (REE), la Turchia fornisce il 98 % della fornitura di borato dell’Ue e il Sudafrica fornisce il 71 % del fabbisogno di platino dell’Ue e una quota ancora maggiore di platino metalli del gruppo iridio, rodio e rutenio. L’Unione si affida a singole società europee per la fornitura di afnio e stronzio. I rischi associati alla concentrazione della produzione sono in molti casi aggravati dalla bassa sostituzione e dai bassi tassi di riciclaggio”.

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di Redazione EconomiaCircolare.com

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