“Come immagino il 2024? Migliorando quello che stiamo già facendo e continuando a creare valore per le aziende associate e per l’intera filiera”

“Come immagino il 2024? Migliorando quello che stiamo già facendo e continuando a creare valore per le aziende associate e per l’intera filiera”

Intervista a Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization, che ci racconta che anno è stato quello che si sta chiudendo e quali siano le prospettive del Sistema e dei suoi Consorzi per il 2024

La fine di ogni anno porta con sé la voglia di fare bilanci e di immaginare il futuro. Anche Erion si prepara a salutare il 2023 guardando ai risultati ottenuti e immaginando le sfide e gli impegni dell’anno che verrà. Per raccontarveli, ErioNews ha intervistato Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization.

 

Se potessi definire il 2023 di Erion con una parola quale sceglieresti?
Entusiasmante.

Che anno è stato quello che sta per concludersi per il Sistema e i suoi Consorzi?
Un anno molto intenso e ricco di soddisfazioni. Abbiamo rafforzato la struttura di Erion Compliance Organization incrementandone l’organico e abbiamo realizzato progetti unici, innovativi e di grande impatto. Penso, in primis, al Docufilm “Materia Viva”: un’iniziativa del Consorzio Erion WEEE che ha dato risalto a tutto il lavoro che facciamo sul riciclo, sull’economia circolare, sulle Materie Prime Critiche e che, ancora a distanza di mesi dalla sua presentazione, sta dando grossi risultati sia in termini d’immagine che di sensibilizzazione sociale, a partire dalle scuole. Vorrei evidenziare anche il crescente impegno di Erion nella partecipazione ai progetti di ricerca europei con il Team Strategic Development and Innovation, attualmente coinvolto in diciassette progetti insieme a importanti partner internazionali provenienti dai settori della Ricerca, dell’Università e dell’Industria.

Ci racconti in sintesi i risultati ottenuti dai Consorzi?
Nei nostri settori tradizionali, quelli dei RAEE e dei RPA, i Consorzi WEEE, Professional ed Energy continuano a dare dei risultati molto buoni in termini di performance e a svolgere un ruolo di leadership a livello nazionale nel dibattito sul miglioramento dei Sistemi EPR, anche alla luce di un quadro normativo in forte evoluzione. Si pensi al settore delle Pile che inizierà a rinnovarsi dopo l’approvazione del nuovo Regolamento europeo sulle batterie. Abbiamo fatto degli interessanti passi in avanti anche in altre filiere, come quella degli imballaggi dove, dopo l’accreditamento, Erion Packaging è diventato operativo; e quella dei prodotti del tabacco, dove recentemente abbiamo ottenuto un riscontro positivo da parte del MASE, degli stakeholder e dei Comuni con i quali siamo molto vicini alla definizione di un accordo di programma tra l’ANCI ed Erion Care.

Nel 2023 è nato anche Erion Textiles. Quali sono le prospettive per questo nuovo Consorzio nel 2024?
Il tema è quali prospettive avrà Textiles quando la normativa di settore sarà pienamente operativa, il che potrebbe avvenire nel 2024 se non addirittura nel 2025. Un Consorzio Erion per il Tessile avrà certamente come prospettiva quella di consolidare il nostro know-how e diventare un punto di riferimento nelle logiche di progettazione di un sistema nazionale di EPR per il Tessile: un settore tra i più impattanti a livello ambientale e nel quale Erion vuole avere una presenza qualificata, grazie al proprio modello di EPR basato sulla trasparenza, l’efficienza e l’impegno dei Produttori come soggetti guida dei Consorzi.

Quale valore aggiunto darà Erion Textiles ai Produttori?
Erion è prima di tutto un riferimento culturale e un player con anni di esperienza e di attività in altri settori produttivi. Il nostro Sistema rappresenta valori ricercati anche dal comparto del tessile e che si esprimono non solo nella capacità di adempiere alle normative di riferimento in modo rigoroso, nel rispetto dei valori etici e della catena del valore del Sistema, ma anche in quella di promuovere la sostenibilità attraverso corsi sull’ecodesign e ricerche sull’innovazione di prodotto e di processo. Erion Textiles sarà un Consorzio che avrà lo scopo di migliorare il buon lavoro già fatto in Italia dagli enti locali e dalla distribuzione e di contribuire a creare una filiera del Tessile capace di raggiungere i target europei di raccolta e riciclo.

Il 2023 è stato l’anno degli eventi in casa Erion, ma anche di una crescita importante sul versante del networking. Dirigenti, manager e persone di Erion hanno partecipato a diversi tavoli di lavoro. È segno di un prestigio consolidato?
I Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore rappresentano uno dei pilastri del Piano d’Azione europeo per l’economia circolare e sul tema dell’EPR si è creata una forte attenzione. Erion è riuscito a conquistarsi una posizione autorevole sia perché rappresenta tanti importanti Produttori, sia perché, tra manager e tecnici, può mettere in campo competenze molto qualificate. Abbiamo, inoltre, una struttura aziendale composta da persone giovani e dinamiche con una visione aggiornata del mondo, dei problemi da risolvere e delle sfide da affrontare. Un valore aggiunto, infine, è dato dal fatto che Erion è un’azienda con una popolazione a maggioranza femminile e lo è non perché deve raggiungere “una quota”, ma perché ha incontrato nel proprio cammino moltissime professioniste di valore. È bello sapere che il nostro Sistema partecipa con donne e persone giovani ai tavoli istituzionali e ad eventi in cui si discute di strategia e di politiche per l’economia circolare.

Ci racconti un momento dell’anno particolarmente importante per il Sistema?
Mi vengono in mente due episodi. Il primo è la reazione entusiasta delle nostre persone quando siamo arrivati nei nuovi uffici di via Scarsellini a Milano. Fino ad allora l’azienda era fisicamente divisa in due sedi un po’ piccole e un po’ scomode. Il trasferimento in un ufficio accogliente, spazioso, colorato, con postazioni open e grandi spazi da utilizzare, ha concretizzato l’idea di avere una casa comune. Il secondo episodio è legato alla première di Materia Viva al teatro Ambra Jovinelli di Roma. Un momento che ha rappresentato una bellissima occasione di ritrovo per i nostri partner, le autorità e gli stakeholder. Di quella giornata ricordo lo stupore positivo e il coinvolgimento di molte persone che sono uscite dalla sala con una consapevolezza rinnovata su come fare a prendersi cura dell’ambiente. Ho visto per la prima volta un salto di qualità emotivo nella percezione esterna del nostro lavoro. Un segnale forte che, da un lato, ci ha fatto capire di aver scelto la strada giusta e, dall’altro, ha visto riconosciuto l’impegno del Team MarCom e, più in generale, di tutte le persone della nostra organizzazione.

Parliamo di futuro. Come immagini il 2024 di Erion?
Siamo abituati a chiudere un anno e, contemporaneamente, a progettarne uno nuovo ancora più ricco di occasioni di crescita, di confronto, di sviluppo dei progetti che ci vedono coinvolti. Mi aspetto un 2024 in continuità con questa determinazione a tutti i livelli: dai Produttori che siedono nelle assemblee dei Consorzi, al Management, alle nostre persone. Spero che in tutti noi si rafforzi l’idea di affrontare questo lavoro come una missione: quella di migliorare, anche di poco, il contesto ambientale e sociale in cui ci troviamo, soprattutto in un quadro sempre più preoccupante con grandi sfide climatiche e sempre meno risorse. Sappiamo che nel nostro piccolo possiamo dare un contributo ed è questo che ci motiva sempre di più. Quindi il mio auspicio è quello di affrontare il 2024 migliorando quello che stiamo già facendo. Penso a un anno in cui consolideremo alcune attività: rafforzare i Consorzi che si stanno sviluppando; rendere più efficiente la nostra organizzazione e introdurre innovazioni nel settore dell’EPR. Dobbiamo sempre essere in grado di ascoltare i nostri Produttori ed essere più vicini alle loro esigenze. Un’azione, questa, che richiede grande capacità di visione e di realizzazione. Immagino il 2024 come l’anno in cui continueremo a creare questo valore per le aziende associate e per l’intera filiera di cui facciamo parte.

Regolamento imballaggi, Consiglio Ue approva posizione negoziale, Italia vota contro

Il Consiglio Ambiente di ieri mattina ha approvata la propria posizione negoziale (“orientamento generale”) sul regolamento imballaggi (Packaging and Packaging Waste Regulation – PPWR). Le modifiche apportate nel testo di compromesso predisposto dalla presidenza spagnola sono, se confrontate con quelle introdotte dal Parlamento il mese scorso, di minore entità. L’talia è l’unico Paese Ue ad aver votato contro.

“Nel 2021 ogni europeo ha prodotto 190 kg di rifiuti di imballaggio- ha commentato Teresa Ribera Rodríguez, terzo vicepresidente del governo spagnolo e ministro per la transizione ecologica e la sfida demografica, che ha guidato il Consiglio di ieri –. E questa cifra crescerà di quasi il 20% nel 2030, se le cose non cambieranno. Non possiamo permettere che ciò accada. L’approccio generale di oggi trasmette un messaggio forte: l’UE è impegnata a ridurre e prevenire i rifiuti di imballaggio da tutte le fonti. Questo regolamento è fondamentale nel nostro percorso verso un’economia circolare e un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”.

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Il compromesso spagnolo e le critiche dell’Italia

“Pensiamo sia importante trovare un accordo oggi sul regolamento Imballaggi per arrivare a un’intesa politica con l’Europarlamento prima della fine della legislatura”. Così la ministra spagnola ha aperto ieri la sessione pubblica al Consiglio Ambiente presentando il testo frutto della ricerca da parte della Spagna di un compromesso tra di diverse esigenze dei Paesi Ue. Un testo che, ha affermato, conserva un “elevato livello di ambizione in maniera coerente con gli obiettivi della proposta Ue ma garantisce flessibilità per dare modo agli Stati membri di applicare le norme secondo il proprio contesto specifico”.

Abbiamo già scritto del tentativo italo-finlandese di coagulare consensi per fare tabula rasa degli obiettivi si riuso presenti nel testo della Commissione e del Parlamento. Il ministro italiano dell’Ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto ieri non ha infatti risparmiato critiche al provvedimento, sottolineando come anche nel testo di mediazione elaborato dalla presidenza spagnola restino “importanti criticità“. “La nostra priorità – ha spiegato – è giungere ad un testo bilanciato che metta al centro le questioni ambientali, sociali ed economiche in modo giusto ed equo. Questa è d’altronde la posizione espressa anche dal Parlamento europeo”. Secondo il ministro va cercato equilibrio “tra la necessità di misure ambiziose per la gestione sostenibile degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio; la fattibilità tecnica delle disposizioni chiave del regolamento; la valorizzazione dei sistemi in cui la raccolta differenziata, il riciclo e il ricorso all’uso di materia prima e seconda da riciclo sono efficaci; e il ruolo attivo dei punti vendita e dei consumatori che possano creare processi virtuosi di economia circolare da verificarsi con analisi Lca (Life cycle assessment, ndr), lungo cioè tutto il ciclo di vita del prodotto”, Oltre a tornare a criticare la scelta legislativa del regolamento invece che della direttiva, il responsabile del MASE ha chiesto la valorizzazione del settore del packaging compostabile e biodegradabile “anche in linea a quanto deciso alla recente COP28 come alternativa alle plastiche tradizionali”; la salvaguardia di “formati di imballaggio che dimostrano un rendimento ambientale superiore nel ciclo di vita e/o ad alto tasso di raccolta differenziata o di riciclo” con “basata sull’evidenza e non su restrizioni a priori”; un “segnale di flessibilità, consentendo deroghe sul riuso a chi dimostra un’elevata percentuale di raccolta differenziata e di riciclo”. Pichetto parla insomma di ampie deroghe alle norme contenute nel testo del PPWR.

I diversi pareri espressi ieri dai Paesi durante il Consiglio hanno spinto la presidenza a concordare altre “piccole modifiche” per avere “una maggioranza più estesa”. Modiche che non hanno soddisfatto il governo italiano, che, come abbiamo detto, ha infatti votato contro il testo di mediazione. Finlandia e Malta hanno affermato di avere alcune riserve ma di sostenere il nuovo testo

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di Redazione EconomiaCircolare.com

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Regolamento imballaggi, così la politica e le imprese giudicano l’accordo dei ministri Ue

Regolamento imballaggi, così la politica e le imprese giudicano l’accordo dei ministri Ue

Cosa pensano i partiti politici, le imprese, le associazioni ambientaliste dell’accordo raggiunto ieri in Consiglio Ue sul regolamento imballaggi? Ecco una rapida carrellata

Sul regolamento imballaggi (PPWR – Packaging and packaging waste regulation), le differenti visioni dei ministri dell’ambiente europei non sono state sufficienti a rompere il fronte dei favorevoli che lascia così isolata l’Italia, unico Paese che ieri al Consiglio Ambiente di Bruxelles ha votare contro.

A quanto pare tra i ministri non c’è stata una vera votazione. La responsabile della Transizione ecologica spagnola, Teresa Ribera, che presiede il Consiglio, avrebbe chiesto chi si opponeva all’approvazione dell’approccio generale, il testo condiviso che servirà a gennaio per la trattativa del trilogo: Finlandia e Malta hanno espresso alcune riserve ma hanno sostenuto il nuovo testo, l’Italia si è opposta.

Vediamo allora i pareri della politica, ma anche quelli del mondo produttivo, sul general approach approvato ieri. Pareri articolati, come leggerete, anche tra i contrari: tra chi boccia del tutto le misure e chi invece su alcuni passaggi chiede più coraggio.

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I contrari

Il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. “La proposta – ha spiegato il Ministro, che ha partecipato ai lavori assieme al Viceministro Vannia Gava – non soddisfa le esigenze del nostro Paese, mentre siamo completamente allineati sulla posizione del Parlamento e speriamo che questa prevalga nei negoziati del trilogo”.

Intervenendo nella sessione del Consiglio, Pichetto aveva ribadito “la necessità di giungere a un testo bilanciato e ad obiettivi comuni senza ignorare le differenze tra gli Stati membri”. Tra le soluzioni prospettate, quella di “deroghe sul riuso a chi dimostra un’elevata percentuale di raccolta differenziata e riciclo”, come “passo verso un compromesso più equilibrato tra obiettivi di riciclo e riuso, tenendo conto delle differenti realtà e capacità di ciascun Paese”.

Il ministro ha spiegato, motivando il voto contrario, che “l’Italia è oggi al 56,5% di differenziata, contro una media del resto d’Europa del 48%”. Tre sono state le modifiche principali richieste dall’Italia e non accolte nel testo. “Sui cosiddetti compostabili – ha detto Pichetto – avevamo chiesto una proroga di qualche anno per adeguarsi”. “L’Italia – ha aggiunto – ha poi proposto parametri diversi su riuso e riciclo, prevedendo che laddove il riciclo raggiungeva percentuali superiori al 75-80% ci fosse uno spazio di deroga”. Infine, “sul riutilizzo e la ricarica, è stata accolta – ha proseguito il Ministro – una proposta della Germania sul settore del ‘beverage’ in favore di grandi imprese e non delle caratteristiche del mercato italiano, la cui struttura è di piccole e medie realtà, col rischio di incrinare l’equilibrio del mercato interno”.

Il viceministro all’Ambiente Vannia Gava “Continuiamo a ritenere la proposta di Regolamento non aderente ai contesti industriali nazionali e ai risultati raggiunti dai Paesi membri, che invece una direttiva avrebbe potuto valorizzare. L’imposizione, poi, di taluni obblighi e divieti, non motivati da approfondite valutazioni di impatto ambientale, economico e sociale sono una minaccia per i principi di sussidiarietà e proporzionalità, per gli investimenti intrapresi, per la concorrenza delle nostre imprese sui mercati internazionali e frammentano il mercato interno”. Così il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava a margine del Consiglio Ambiente Ue sulla proposta del Regolamento Imballaggi.

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di Redazione EconomiaCircolare.com

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Le nuove frontiere del riciclo in Italia

Le nuove frontiere del riciclo in Italia

Giovedì 14 dicembre 2023 si è tenuta la consueta Conferenza Nazionale dell’industria del riciclo organizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. L’Italia si conferma ai primi posti europei nel riciclo, ma deve fare di più sull’utilizzo di Materie Prime Seconde. Andrea Fluttero, Presidente di Erion Complicance Organization: “Alcuni produttori cominciano ad avere l’esigenza di impiegare le materie prime seconde nei loro prodotti. Non è quindi più solo un obbligo, ma c’è un mercato che comincia a essere sensibile

“Il riciclo è un elemento chiave per la transizione ecologica e la tutela dell’ambiente; consente di misurare le risorse in modo responsabile riducendo le emissioni e risparmiando l’energia. È nostro compito fare da traino affinché il riciclo sia strumento di sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, aprendo la Conferenza Nazionale dell’Industria del riciclo che si è tenuta a Milano il 14 dicembre 2023.

L’evento, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Conai e Pianeta2023 (mensile del Corriere della Sera), ha affrontato quest’anno il tema delle “Nuove frontiere del riciclo in Italia”, a quattro giorni dalla riunione del Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei che il 18 dicembre avvierà la concertazione finale per l’approvazione definitiva del nuovo Regolamento sugli imballaggi.

I numeri del riciclo in Italia nel 2022
Come ogni anno la Conferenza è stata aperta dal Rapporto del Presidente della Fondazione, Edo Ronchi, sui numeri del riciclo in Italia. Citando dati Eurostat, Ronchi, ha evidenziato come dal 2012 al 2020 l’Italia ha raggiunto le migliori performance europee nel riciclo della totalità dei rifiuti generati: il 72%, uno dei più elevati dell’Ue dove la media è del 53%. “Per un Paese come l’Italia – ha detto Ronchi – il riciclo è un’attività strategica non solo per ragioni ambientali e climatiche, ma anche di competitività economica”. L’ex ministro dell’Ambiente, ripercorrendo le performance delle 19 filiere del riciclo nazionali ha evidenziato l’eccellenza di quella degli imballaggi: “Con circa 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo e un tasso pari al 72% l’Italia nel 2022 ha superato non solo il target europeo del 65% al 2025 ma, con otto anni di anticipo, il target europeo del 70% al 2030”. Nello specifico, il nostro Paese nel 2022 ha riciclato l’81,2% di carta e cartone (pari a 4,3 milioni di tonnellate), l’81% del vetro (2,29 milioni di tonnellate), il 63% del legno (2,2 milioni di tonnellate). Unico materiale d’imballaggio al di sotto gli obiettivi Ue è la plastica che nel 2022 ha raggiunto un tasso di riciclo pari al 48,6% (1,1 milioni di tonnellate) contro un target del 50% al 2025. “Sul riciclo in questo settore è necessario spingere ulteriormente – ha esortato Ronchi – visto che l’incenerimento o lo smaltimento della plastica ha comportato nel 2022 un esborso di circa 800 milioni di euro per le casse dello Stato”.

Come procedono le filiere dei RAEE, dei RPA e del Tessile?
Tra le 19 filiere analizzate sono state menzionate anche le tre di riferimento di quattro consorzi del Sistema Erion: WEEE, Professional, Energy e Textiles. Sui RAEE, il Presidente, ha svelato che la quantità della raccolta è in crescita anche se il tasso sull’immesso al consumo resta molto al di sotto del target europeo. “Nel 2022 – ha detto Ronchi – la raccolta dei RAEE è aumentata a 1,57 milioni di tonnellate, ma il tasso rimane al 34%, ancora lontano di 30 punti percentuali dagli obiettivi Ue (65% dal 2019)”. Stabile, invece, la quantità raccolta dei Rifiuti di Pile e accumulatori con un tasso del 33,5% nel 2022 e un obiettivo del 45% su scala nazionale. Buone notizie per il Tessile, filiera che aspetta la normativa a livello europeo e che, in Italia, vede già pronti ben cinque Sistemi EPR di Produttori, tra i quali Erion Textiles. “La raccolta comincia a crescere. – ha sostenuto Ronchi – Nel 2021 sono state raccolte complessivamente 154,2 mila tonnellate di rifiuti tessili in aumento del +7,6% rispetto alle 143,3 mila tonnellate raccolte nel 2020”.

Le sfide future del riciclo
In chiusura della sua relazione, il Presidente della Fondazione ha evidenziato quelle che sono le sfide future sull’approvvigionamento delle materie prime vergini – messo in crisi anche dall’attuale situazione geopolitica mondiale – e il ruolo fondamentale delle Materie Prime Seconde. Settore, anche questo, in cui mercati “registrano forti difficoltà”. Citando i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, Ronchi ha ricordato come su otto mercati europei delle MPS solo quelli dell’alluminio, della carta e del vetro funzionino adeguatamente, mentre restano indietro quelli del legno, della plastica, dei rifiuti organici, dei rifiuti da costruzione e demolizione e dei rifiuti tessili. “In Italia – ha detto l’ex ministro – si registrano più o meno gli stessi problemi che ha il resto d’Europa. Le difficoltà, nel nostro Paese, provengono dalle barriere normative e dalle resistenze all’impiego di Materie Prime Seconde come, ad esempio, gli asfalti modificati su cui, nonostante l’alta efficienza raggiunta, abbiamo ancora molte resistenze riguardo al loro utilizzo”. Ronchi ha poi ribadito le potenziali misure per migliorare i mercati delle MPS, tra le quali quelle relative alla progettazione sostenibile, agli acquisti verdi del GPP, all’introduzione di restrizioni all’esportazioni di rifiuti e della riduzione dell’IVA sulle MPS. Infine, un accenno alle sfide sull’Innovazione “in cui l’Italia – ha chiosato Ronchi – non deve perdere il terreno guadagnato in decenni di ottimo lavoro. Per quanto riguarda i RAEE, una vera e propria miniera urbana di materie prime e strategiche, serve migliorare la raccolta e implementare le tecnologie. Non è possibile raccogliere le schede elettroniche e mandarle in Germania perché non abbiamo gli impianti nazionali”.

Andrea Fluttero: “L’uso di materie riciclate è una strategia, non più un obbligo”
Nella sessione pomeridiana della Conferenza il Presidente di Erion Compliance Organization, Andrea Fluttero, ha tenuto un intervento dal titolo “Le imprese e la sfida delle Materie Prime Critiche”. Fluttero ha evidenziato come negli ultimi tempi si parli sempre più spesso di tali materie perché i problemi geopolitici rendono meno sicuri i comparti produttivi riguardo al loro approvvigionamento. “In più – ha aggiunto il Presidente – sta succedendo che alcuni produttori cominciano ad avere l’esigenza di impiegare le materie prime seconde nei loro prodotti. Non è quindi più solo un obbligo, ma c’è un mercato che comincia a essere sensibile a certi tipi di argomentazioni e a chiedere che all’interno di certi prodotti ci sia una quota percentuali di materie riciclate. In questa prospettiva, ha aggiunto Fluttero, i Sistemi EPR sono importanti non solo perché rappresentano uno strumento necessario per portare avanti in Europa la trasformazione dell’economia da lineare a circolare, ma anche perché “sono visti dalle aziende come uno strumento per entrare nella filiera industriale della gestione del post-consumo e per capire come recuperare le Materie Prime Seconde da impiegare nei loro cicli produttivi”.

Imballaggi, per la Ellen MacArthur Foundation il riuso è essenziale per la sostenibilità

Imballaggi, per la Ellen MacArthur Foundation il riuso è essenziale per la sostenibilità

Due studi della fondazione sottolineano l’importanza di una transizione dall’imballaggio usa e getta a quello riutilizzabile per raggiungere obiettivi ambientali: “Si stima che il passaggio a modelli di riutilizzo possa fornire una riduzione di oltre il 20% delle perdite annuali totali di plastica negli oceani entro il 2040”

Il riutilizzo (o riuso) è essenziale per rendere più sostenibili gli imballaggi che usiamo. Lo sostiene la Ellen MacArthur Foundation (EMF), uno dei soggetti più accreditati al mondo sui temi dell’economia circolare. Lo fa in due diversi studi pubblicati di recente: uno pensato per dare un contributo ai lavori dell’ONU sul trattato globale sulla plastica (From single-use to reuse: A priority for the UN treaty) il secondo (Unlocking a reuse revolution: scaling returnable packaging) centrato proprio sui vantaggi del riuso degli imballaggi e su come agire per renderli sempre maggiori.

Il passaggio da modelli monouso a modelli di riutilizzo, si legge nel secondo documento, “presenta una delle maggiori opportunità per ridurre l’inquinamento da plastica”: “Si stima infatti che il passaggio a modelli di riutilizzo possa fornire una riduzione di oltre il 20% delle perdite annuali totali di plastica negli oceani entro il 2040”.

Riuso necessario per una gestione globale sostenibile della plastica

Nell’ambito dell’impegno della Ellen MacArthur Foundation per sostenere lo sviluppo di uno strumento internazionale vincolante, ambizioso ed efficace per porre fine all’inquinamento da plastica, la fondazione ha redatto un documento che già nel titolo (From single-use to reuse: A priority for the UN treaty) richiama la necessità di un approccio alla plastica che superi lo strapotere dell’usa e getta per arrivare a sistemi di riutilizzo efficienti. EMF sottolinea infatti “la necessità di dare priorità al riutilizzo nel trattato ONU sulla plastica”. Per questo la Fondazione, nel report citato, indica “le misure politiche da adottare per superare gli attuali ostacoli al riutilizzo su larga scala”. La sostenibilità della plastica a livello globale, dunque, secondo la EMF non può fare a meno di puntare su sistemi di riutilizzo degli imballaggi.

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Sbloccare il riuso

Il secondo report è dedicato alle iniziative da mettere in campo per “Sbloccare la rivoluzione del riutilizzo” (Unlocking a reuse revolution: scaling returnable packaging). Obiettivo dello studio è “informare le imprese, i responsabili politici e le istituzioni finanziarie sulle scelte progettuali fondamentali per facilitare questa collaborazione e far funzionare efficacemente i sistemi di riutilizzo-restituzione su scala”. La premessa della ricerca è che “per raggiungere le dimensioni necessarie ad affrontare l’inquinamento da plastica, il riutilizzo ha urgente bisogno di essere fatto crescere di scala”. Infatti, “nonostante le iniziative concertate e ambiziose dell’industria, come il Global Commitment, il mondo è fuori strada per affrontare i rifiuti e l’inquinamento da plastica. Sebbene l’eliminazione degli imballaggi sia essenziale, laddove possibile, e gli sforzi di riciclo saranno ancora necessari, per ottenere un futuro in cui la plastica non diventi mai un rifiuto, i sistemi di riutilizzo devono essere significativamente e urgentemente incrementati per raggiungere un futuro in cui la plastica non diventi mai un rifiuto”.

Lo studio – che indica anche i vantaggi ambientali del riutilizzo – è stato sviluppato con Systemiq ed Eunomia e in collaborazione con oltre 60 organizzazioni leader, tra cui la Banca europea per gli investimenti, i governi nazionali, gli esperti di riutilizzo e i principali marchi e rivenditori, come The Coca-Cola CompanyDanonePepsiCo e Unilever.

Il focus della ricerca sono i sistemi di imballaggio riutilizzabili da azienda a cliente (BtoC): i clienti acquistano prodotti confezionati, restituiscono l’imballaggio una volta consumato il bene, e l’imballaggio viene pulito e riempito nuovamente prima di essere rivenduto.

 

di Redazione EconomiaCircolare.com

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Il 14 dicembre 2023 si svolgerà la II Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo

Il 14 dicembre 2023 si svolgerà la II Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo

L’appuntamento è in programma dalle 10.30 alle 16.00 presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera, Via Balzan 3 a Milano. Erion supporta l’evento insieme ad altri prestigiosi partner.

“Le nuove frontiere del riciclo in Italia” è il titolo che animerà la II Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo che si svolgerà a Milano, il 14 dicembre 2023 dalle 10.30 alle 16.00 presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera, Via Balzan, 3 e in streaming su corriere.it.

L’appuntamento è promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Conai e Pianeta2030, il mensile del Corriere della Sera, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

 

Il Rapporto 2023 sul Riciclo in Italia
In occasione della Conferenza, che Erion supporta insieme ad altri prestigiosi partner, saranno presentati l’edizione 2023 del Rapporto “Il Riciclo in Italia”, realizzato dalla Fondazione in collaborazione con i settori industriali coinvolti, e il Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente dedicato all’analisi del mercato delle materie prime seconde in Europa. A quattro giorni dalla riunione del Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei che il 18 dicembre avvierà la concertazione finale per l’approvazione definitiva del nuovo Regolamento sugli imballaggi dopo il voto del Parlamento Europeo del 22 novembre, l’industria del riciclo farà il punto della situazione.

Gli altri temi della Conferenza
Molti altri i temi che saranno approfonditi nel corso della Conferenza: dall’andamento volatile dei mercati delle materie prime seconde, influenzato dai diversi fattori geopolitici internazionali e di mercato, alle opportunità offerte dalle innovazione tecnologiche che stanno ormai superando le fasi della progettazione e della sperimentazione; dall’attuazione del PNRR con i significativi investimenti nel settore della gestione dei rifiuti all’ approfondimento dedicato al diffondersi delle start-up nell’ambito del riciclo.

 

Per partecipare è necessario registrarsi al seguente link: Iscriviti | Link

#RicicloItalia23 è l’hashtag dell’evento

Per rimanere aggiornato, rivedere l’edizione dello scorso anno e il Rapporto 2022: www.ricicloinitalia.it

Erion Packaging a Ecomondo con uno studio sul riciclo degli imballaggi

Erion Packaging a Ecomondo con uno studio sul riciclo degli imballaggi

La ricerca sul ciclo di vita degli imballaggi degli elettrodomestici, realizzata da Interzero Italy per il Consorzio del Sistema Erion, è stata presentata il 9 novembre a Ecomondo. Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging: “Continueremo a lavorare in un’ottica di futuro e di economia circolare”

Il 9 novembre 2023, Erion Packaging ha presentato all’Innovation Arena di Ecomondo, l’evento Gli imballaggi dei prodotti tecnologici: tra innovazione sostenibile e nuovo Regolamento europeo”. Un appuntamento ricco di ospiti in cui si è parlato delle novità sul settore degli imballaggi previsti dalla proposta normativa, che il prossimo 22 novembre verrà votata dal Parlamento europeo.

 

Formisano: “Per noi è fondamentale approfondire questa tematica”
L’evento, moderato da Raffaele Lupoli, Direttore editoriale di EconomiaCircolare.com, si è aperto con i saluti di Claudio Formisano, Presidente di Erion Packaging che ha affermato: “Per il nostro Consorzio è molto importante poter approfondire con questo evento un tema come il Regolamento europeo sugli imballaggi che riguarderà tutti i settori economici.” Un’idea, quest’ultima approfondita ulteriormente dall’intervento di Mattia Pellegrini, Capo unità della Direzione Generale Ambiente alla Commissione Europea secondo il quale gli obiettivi della nuova normativa sono plurimi e consistono, ha detto il tecnico: “Nel ridurre la produzione (e gli impatti ambientali) dei rifiuti di imballaggio; promuovere un’efficiente economia circolare per il packaging; favorire l’utilizzo di contenuto riciclato negli imballaggi; migliorare il funzionamento del mercato interno”.

 

Riciclare con Packaging è quattro volte più sostenibile
La grande attesa della giornata è stata l’analisi LCA comparativa nel settore del packaging domestico, presentata da Isabella Capurso di Interzero Italy. Un lavoro, realizzato per Erion Packaging, al fine di migliorare la qualità e la quantità della materia prima riciclata ottimizzando la logistica e facilitando il recupero degli imballaggi degli elettrodomestici, con importanti benefici ambientali. La ricerca nasce da una riflessione: comprare un elettrodomestico e consegnare – grazie al servizio 1 contro 1 – l’apparecchiatura equivalente da sostituire è ormai facile, ma al consumatore resta la responsabilità di dover smaltire attraverso la raccolta differenziata gli imballaggi, spesso molto ingombranti, ma che proteggono il prodotto. Sebbene questo scenario attuale (cd. “As Is”) funzioni, non è tuttavia la soluzione migliore. Erion Packaging – ha spiegato Capurso – grazie a uno schema di reverse logistics innovativo, prevede il coinvolgimento diretto degli installatori nel trasferimento degli imballaggi da casa del cittadino al centro di trattamento rifiuti: un modello che garantisce benefici ambientali 4 volte superiori all’attuale sistema.” Inoltre, tenendo conto di 16 diversi indicatori in riferimento all’impatto climatico (tra cui riduzione dell’ozono, consumo delle risorse e presenza di minerali e metalli), lo Studio ha rilevato che nello scenario “As Is” esiste già un beneficio ambientale, dal momento che – grazie al riciclo – è possibile ottenere Materia Prima Seconda evitando estrazioni nel territorio. Tuttavia, nello scenario “Erion Packaging”, aumentando quantità e qualità della materia prima riciclata, ottimizzando la logistica ed evitando il processo di selezione, i benefici ambientali sarebbero 4 volte superiori.

 

Gli impatti sulle emissioni e sull’energia
Ad esempio, per quanto riguarda le emissioni di CO2 eq, considerando la gestione del packaging di 100 lavatrici, con il sistema attuale vengono evitate emissioni inquinanti pari a quelle di un’auto media Euro 5 che percorre 29 km, mentre la quantità di CO2eq evitata dal secondo scenario corrisponde a 431 km, con una capacità di contenimento dei livelli emissivi quasi 15 volte superiore.  Dal punto di vista dell’efficienza energetica poi, con il sistema attualmente in uso si ottiene un risparmio, in MegaJoule (MJ), pari al consumo medio mensile di 1,5 famiglie, mentre nello scenario ‘Erion Packaging’ la quantità di energia risparmiata sarebbe in grado di coprire il fabbisogno energetico di 5 famiglie.

 

Rivedi l’evento on-demand.

Magnaghi: “Lavoriamo in un’ottica di futuro”
La tavola rotonda finale ha ospitato gli interventi di importanti esperti del settore a partire da Davide Rossi, Direttore Generale di Aires che, in un messaggio video ha ricordato come: “Il nuovo Regolamento rischia di cambiare in peggio lo scenario rispetto a quello di oggi dal momento che punta sul riutilizzo e non sul riciclo degli imballaggi. Si dà per scontato che questi prodotti possano essere riutilizzati all’infinito, quando, invece, dopo tre utilizzi potrebbero essere già inservibili”. Un’opinione, quella di Rossi, ribadita da Marco Imparato, Direttore Generale di APPLiA Italia secondo il quale “ Non si può usare lo stesso imballaggio per due tipi di prodotti diversi”. Mariagiovanna Vetere, Consigliera di Amministrazione SPRING – Italian Circular Bioeconomy Cluster ha spostato il focus sui biomateriali, sostenendo che “il nuovo Regolamento sugli imballaggi punta su questi materiali per contrastare il climate change. Siamo dunque allineati, ma consapevoli c’è bisogno di discutere seriamente delle criticità già rilevate”. Ultimo relatore del panel è stato Roberto Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging che ha evidenziato come le nostre aziende, il nostro Consorzio, insieme alle istituzioni e agli stakeholder lavorino insieme in un’ottica di futuro e di economia circolare. Spero che questo nostro evento di oggi – ha chiosato il DG – ci consenta di fare un altro passo in questa direzione.”

 

La chiusura dei lavori è stata affidata a Domenico Repetto, Direttore Divisione 1° Direzione generale ITC – Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica MASE per il quale “Studi come quello presentato oggi offrono un quadro chiaro della tematica imballaggi. È giusto, però, evidenziare che il fattore umano conta molto. Bisogna creare consapevolezza nei cittadini su come gestire in modo corretto il packaging e agire in un’ottica di circolarità”.

“Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”

“Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”

Il 13 giugno 2023 si è tenuto a Roma l’evento di presentazione del terzo Bilancio di Sostenibilità di Erion. Al centro della giornata c’è stato il tema delle Materie Prime Critiche, esplorato nel nuovo Studio di The European House – Ambrosetti per Erion che aggiorna, e integra, quello realizzato nel 2022, anche alla luce del “Critical Raw Materials Act” della Commissione Europea

“Come Sistema Erion sentiamo l’esigenza di presentare il nostro Bilancio di Sostenibilità. Credo che sia molto interessante rendicontare il lavoro di un anno dal punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Noi siamo Innovazione, in quanto rappresentiamo un sistema multi-consortile capace di garantire ai Produttori efficacia rispetto alla gestione di vari aspetti relativi alla loro Responsabilità Estesa”. È stato l’intervento di Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization, a dare il benvenuto a tutti gli ospiti di “Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”, l’evento organizzato da Erion il 13 giugno 2023 a Roma per presentare il Bilancio di Sostenibilità 2022.

 

I numeri di Erion nel 2022
L’evento, ospitato nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio, ha riunito oltre 150 stakeholder del Sistema per un confronto su alcuni dei temi più caldi del settore, a partire dalle performance del Sistema nel 2022.  Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization, ha aperto i lavori con una relazione introducendo il tema delle Materie Prime Critiche, per poi arrivare ai numeri più importanti relativi alle attività di ECO e dei Cinque Consorzi del Sistema: Erion WEEE, Erion Professional, Erion Energy, Erion Packaging ed Erion Care. “Il rapporto annuale è frutto di un lavoro molto dettagliato di analisi dei numeri. Sono indicazioni che richiedono tempo e risorse per essere portate a voi. Anche il 2022 ha fatto segnare risultati notevoli in quanto a quantitativi di rifiuti raccolti, a benefici ambientali ed economici, e a contributi per lo sviluppo dell’economia circolare”, ha spiegato Bonato. Nel 2022 Erion ha gestito su tutto il territorio italiano 257.705 tonnellate di E-Waste di cui 246.246 tonnellate di RAEE Domestici (il 68% del totale nazionale), 10.092 tonnellate di Rifiuti di Pile e Accumulatori e 1.367 tonnellate di RAEE Professionali. Grazie al lavoro di Erion, è stato possibile recuperare e reimmettere nei cicli produttivi 220.224 tonnellate di Materie Prime Seconde (pari a circa l’89 del totale RAEE Domestici gestiti), di cui 125.501 tonnellate di ferro (quantità necessaria per costruire 17 Tour Eiffel), 35.571 tonnellate di plastica (pari a 13 milioni di sedie da giardino), 5.571 tonnellate di rame (equivalenti al rivestimento di 60 Statue della Libertà) e 5.164 tonnellate di alluminio, necessarie per produrre oltre 323 milioni lattine. Un lavoro efficiente che ha permesso, inoltre, di evitare l’immissione in atmosfera di quasi 1,8 milioni di tonnellate di CO2eq (corrispondenti alle emissioni prodotte da un’auto che percorre circa 200 mila giri intorno all’equatore), e di risparmiare 380 milioni di kWh (pari al consumo medio di energia elettrica di circa 140 mila famiglie italiane in un anno).

 

“Vi avevamo detto che restare fermi, per noi di Erion, non era un’opzione; che avremmo continuato a fare strada, rimanendo fedeli agli elementi costitutivi del nostro DNA: concretezza, evoluzione, autorevolezza e determinazione. Così è stato…”

Guarda il video completo.

 

L’aggiornamento dello Studio di Ambrosetti
Nel 2022 The European House – Ambrosetti insieme a Erion ha realizzato uno Studio dedicato al tema elle Materie Prime Critiche (CRM). Oggi, anche alla luce del conflitto Russo-Ucraino e della crescente contrapposizione tra blocco occidentale e orientale, le CRM sono una delle priorità chiave dell’Agenda politica nazionale ed europea”, ha detto Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti, presentando lo Studio dal titolo “Le opportunità per la filiera dei RAEE all’interno del Critical Raw Materials Act. “Le Materie Prime Critiche sono elementi imprescindibili di nove tecnologie chiave che rientrano in quattro settori strategici per il futuro: Energie rinnovabili, Mobilità elettrica, Digitale, Difesa e Aerospazio. Il tema è vitale per l’Europa che, per un terzo delle CRM censite, dipende totalmente dalle importazioni i Paesi terzi. La dipendenza, unita alla crescente domanda e alla rilevanza di tali Materie per il settore produttivo, rende vulnerabili le catene del valore”, ha spiegato Tavazzi. L’esperto ha inoltre ricordato che: L’Europa ha attualmente censito 34 Materie Prime Critiche, mentre erano solamente 14 nel 2011. Su questo perimetro allargato va ad inserirsi il Critical Raw Materials Act (CRMA) con l’obiettivo di definire un quadro normativo per garantire un approvvigionamento più sicuro, diversificato e sostenibile delle CRM, rafforzando la circolarità all’interno della catena del valore”. Un passo fondamentale se si pensa che la produzione industriale italiana dipende, infatti, per 686 miliardi di euro (pari al 38% del PIL al 2022) da Paesi terzi per l’approvvigionamento dei materiali strategici. Uno scenario che mette in evidenza criticità e rischi se si pensa che, in un solo anno, tale esposizione è cresciuta del 22% (nel 2021 erano 564 miliardi di euro con un’incidenza complessiva sul PIL di circa il 33%). “Se per l’Europa questi temi sono vitali – ha aggiunto Tavazzi – per l’Italia lo sono ancor di più. Siamo il primo Paese nell’Ue-27 per incidenza delle Materie Prime Critiche sulla produzione industriale”.

 

La riflessione degli esperti
La tavola rotonda, moderata da Emilio Cozzi, Giornalista, Autore e divulgatore scientifico, ha riunito importanti esperti della sostenibilità e dell’economia circolare. Barbara Clementi, Dirigente Divisione III – Energie rinnovabili del MIMIT, ha illustrato il lavoro del tavolo nazionale sulle Materie Prime Critiche: “Un team interistituzionale che riunisce i principali attori coinvolti nel mondo delle CRM e che ha obiettivi sfidanti affidati a quattro gruppi di lavoro denominati, rispettivamente Fabbisogni, Mining, Ecodesign e Urban Mining”. Claudia Brunori, Vicedirettore per l’Economia Circolare di ENEA, ha messo in evidenza il fenomeno della mancanza di impianti di trattamento RAEE in grado di garantire il riciclo di CRM. “Un caso che non riguarda solo l’Italia, ma che si estende a tutti gli Stati dell’Ue. Per produrre CRM abbiamo bisogno di impianti più piccoli basati su tecnologie idrometallurgiche”. Per Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE: “Quando, sui RAEE, l’Italia raggiungerà i volumi di raccolta dei principali Paesi europei, contribuirà per il 25% al fabbisogno di Materie Prime Critiche. Come ci arriviamo? Il primo passo è comunicare, perché gli italiani non sanno cosa sono i RAEE e come si fa la raccolta differenziata di questi rifiuti; il secondo è semplificare e amplificare le modalità e i loghi di raccolta; il terzo passo è rendere la normativa italiana sui RAEE praticabile e semplice. Abbiamo bisogno, infine, di controlli su tutta la filiera per limitare le azioni illecite o illegali”. Pier Luigi Franceschini, Innovation Hub Director, EIT RawMaterials CLC South, ha evidenziato come in Europa ci si stia muovendo troppo lentamente sul tema delle Materie Prime Critiche, ricordando l’operato dell’European Raw Materials Alliance (ERMA). “A livello globale – ha detto Franceschini – entro il 2030, avremmo bisogno di 2,5 tonnellate di carbonato di litio, delle quali 800 mila solo in Europa. Se i progetti identificati da ERMA fossero implementati, potremmo arrivare a soddisfare fino al 40% della domanda europea di litio”.

 

Il “grazie” del MASE e l’approfondimento di ENEA
Al termine della tavola rotonda, Silvia Grandi, Direttore Generale della Direzione Economia Circolare del MASE, ha ringraziato Erion per la sua azione e la scelta di presentare il proprio Bilancio di Sostenibilità. “Il tema – ha detto Grandi – è integrato con politiche come quella della certificazione che ci suggerisce di andare oltre i numeri per dirigerci verso modelli capaci di offrire una visione completa del Sistema Italia. Alla fine, non è il risultato, ma il percorso che conta, non solo per le aziende, ma anche per le amministrazioni pubbliche”. In chiusura dei lavori, Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA, è ritornato sugli scenari geopolitici riguardanti le Materie Prime Critiche affrontando il tema della dipendenza dalla Cina: “Un Paese – ha dichiarato Morabito – che ha sviluppato una politica industriale aggressiva. Lo si nota, soprattutto, se si guarda al settore della mobilità elettrica che ha necessità di litio, cobalto e grafite: materiali che importiamo, rispettivamente da Australia, Repubblica Democratica del Congo e Cina. Il litio australiano – ha precisato Morabito – viene lavorato in Cina, che detiene il 70% della produzione mondiale di litio raffinato. Sulle 17 miniere di cobalto in RDC ben 15 sono cinesi. Lo strumento per garantire l’indipendenza si chiama Critical Raw Materials Act che, però, dev’essere molto più ambizioso quando stabilisce che almeno il 15% delle CRM deve venire da attività di recupero e riciclo. Credo che questa percentuale debba essere molto più elevata”.

 

Rivedi on-demand l’evento del 13 giugno 2023.

“Il Regolamento europeo degli Imballaggi non dimentichi l’importanza del riciclo”

“Il Regolamento europeo degli Imballaggi non dimentichi l’importanza del riciclo”

Intervista a Roberto Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging, sulla proposta di Regolamento Europeo presentata dalla Commissione il 30 novembre 2022

Il futuro del packaging punterà sul riutilizzo invece che sul riciclo? È questa la domanda che, da otto mesi, accompagna, in Italia e all’estero, il dibattito sulla proposta di Regolamento europeo sugli imballaggi e rifiuti di imballaggi, presentata dalla Commissione il 30 novembre del 2022. Il pacchetto di misure, attualmente in discussione al Parlamento, si propone di apportare una profonda revisione all’attuale normativa che regola il settore di uno dei prodotti di uso comune più diffusi. “In media, ogni europeo, produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all’anno” sostiene la Commissione, ricordando che, negli ultimi 10 anni, tale tipologia di rifiuti è aumentata di oltre il 20% e aggiungendo che, in mancanza di un’azione di limitazione dei consumi, entro il 2030 l’Ue potrebbe registrare un ulteriore incremento del 19%, che arriverebbe al 46% nel caso di quelli in plastica.

Uno scenario, questo, che la Commissione vorrebbe scongiurare con un Regolamento che, in linea con il piano d’azione per l’economia circolare del Green Deal europeo, punti al triplice obiettivo di prevenire i rifiuti di imballaggio, promuovere il riutilizzo e la ricarica e rendere tutto il packaging riciclabile entro il 2030. In questa direzione si muove il disegno di legge che, nei 65 articoli che lo compongono, regola, per la prima volta, tutto il ciclo di vita degli imballaggi, comprendendo aspetti fondamentali, tra cui: gli obiettivi di riduzione, riutilizzo e riciclaggio; l’etichettatura ambientale; i requisiti di ecodesign; i sistemi di restituzione e raccolta; il contenuto riciclato minimo nei prodotti di plastica; la restrizione sul livello di concentrazione di sostanze pericolose negli imballaggi; la tracciabilità dei materiali nell’intera catena di fornitura.

Il nodo al centro del dibattito è costituito dall’impostazione del Regolamento che, secondo alcuni, sarebbe sbilanciato a favorire la pratica del riutilizzo degli imballaggi, a discapito di quella del riciclaggio. “Un passo indietro” per l’Italia, secondo il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin che, lo scorso novembre, aveva ricordato la leadership italiana nella “classifica degli Stati membri dell’Unione europea per tasso di riciclo di tutti i rifiuti”.

Sul tema, ErioNews ha intervistato Roberto Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging, il Consorzio dedicato alla gestione dei rifiuti di imballaggio correlati ai prodotti tecnologici.

 

La contrapposizione tra riutilizzo e riciclo dei Rifiuti di Imballaggi è un tema reale?
In Italia, la proposta di Regolamento ha provocato una levata di scudi generalizzata che ha coinvolto diversi importanti attori istituzionali e industriali, dal Ministero alle associazioni di categoria. I contenuti più contestati sono quelli che spingono molto sulla prevenzione e sul riutilizzo dei Rifiuti di Imballaggi, azioni al vertice della gerarchia europea dei rifiuti, ma fino ad oggi meno considerate rispetto al riciclaggio. Nell’ansia di recuperare questo gap e ristabilire l’ordine delle cose, la Commissione ha pensato a due misure mai entrate nella normativa: ovvero la definizione di obiettivi specifici per la riduzione dell’immesso al consumo e del riuso del packaging. È bene ricordare, però, che senza il riciclo non è possibile chiudere il cerchio e alimentare con Materie Prime Seconde nuovi cicli produttivi. In Erion questo tema è molto sentito in relazione ai RAEE, ma vale anche per gli imballaggi che sono composti da materiali fondamentali come legno, plastica e carta.

La bozza della Commissione propone che, dal primo gennaio 2030, il 90% dei grandi elettrodomestici dovrà essere messo in commercio con “imballaggi di trasporto riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo”. È un obiettivo raggiungibile?
È un target davvero sfidante e, in qualche modo, difficilmente raggiungibile. Il riutilizzo dei grandi bianchi al 90% va a impattare su tutto il sistema di produzione e distribuzione di questi prodotti che non è solamente nazionale, ma europeo e mondiale. Si pensi a che cosa possa comportare riportare l’imballaggio di un grande elettrodomestico nel suo luogo di origine, in un impianto di produzione in Polonia, in Spagna, in Germania o nel Far East, per poi riutilizzarlo per il trasporto di un nuovo prodotto in un altro Paese. Ci sono delle ovvie difficoltà tecniche, logistiche, di standardizzazione, di produzione e di distribuzione. Attuare, entro il 2030, un sistema che garantisca il 90% di riutilizzo di packaging come pallet in legno, film plastico, polistirolo, cartone, è davvero complicato. Si parla di modificare, nell’arco di pochi anni, la struttura produttiva di un intero settore in funzione di un ipotetico vantaggio ambientale.

La Commissione sostiene che, entro il 2030, le misure proposte dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto alle 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate se la legislazione non fosse modificata. Inoltre, il consumo di acqua diminuirebbe di 1,1 milioni di metri cubi e i costi dei danni ambientali per l’economia e la società si ridurrebbero di 6,4 miliardi di euro rispetto allo scenario di base per il 2030.
Sappiamo che sono state messe in atto valutazioni LCA sui vantaggi ambientali dei sistemi di riutilizzo e riciclo, tuttavia qualche dubbio rimane. Mi chiedo come si possa considerare ambientalmente sostenibile far girare mezzi per tutto il mondo al solo fine di riportare gli imballaggi nei luoghi di produzione e poi rispedirli nuovamente a un nuovo acquirente. Credo che sia il caso di fare ulteriori valutazioni in merito, ammesso e non concesso che ne siano state già fatte in precedenza.

Per imballare le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche è necessario seguire dei sistemi complessi che, oltre a determinate specifiche tecniche, si basano su materiali diversi: dai pallet di legno agli involucri di plastica. Come è possibile garantire un riutilizzo efficiente del packaging in questi casi?
Potrebbe essere un’operazione fattibile a patto di avere imballaggi standardizzati, ovvero riutilizzabili in maniera semplice, replicabile e poco impattante sulle filiere di reverse logistic. Definire uno standard a livello europeo prevede, però, un iter lungo e complesso che, spesso, si rivela non praticabile. Inoltre, c’è da considerare la varietà delle marche e dei modelli dei prodotti. Nel caso delle AEE, non è detto che il packaging di un frigorifero sia adatto a trasportarne un altro, ed è ovvio che non si possono produrre elettrodomestici tutti uguali. Gli aspetti di marketing sono mossi dalla domanda del consumatore che, a sua volta, porta a prodotti e a packaging differenti.

La Commissione ha proposto un Regolamento invece di una Direttiva. È un vantaggio?
A differenza del Regolamento, direttamente applicabile agli Stati membri, la direttiva dev’essere recepita a livello nazionale, seguendo quelle che sono le indicazioni europee. A volte, il recepimento viene interpretato come un vantaggio per l’industria del Paese. Nel caso degli imballaggi, questa prassi si è apparentemente ribaltata anche nel recente passato, fissando obiettivi più sfidanti rispetto a quelli richiesti dall’Europa (vedi il caso del legno). Nel contempo tali obiettivi hanno fatto da volano a risultati ambientalmente ancora più di rilievo, rispetto anche ad altri Paesi Europei. Una Direttiva Europea è in sintesi uno strumento più flessibile, che consente di valorizzare al meglio le caratteristiche specifiche di un Paese, garantendo nel contempo migliori performance.

Come si inserisce Erion Packaging in questi cambiamenti? Quali servizi offrirà ai propri Soci in quest’ottica?
Abbiamo pensato a tre azioni specifiche: uno stretto monitoraggio dell’iter normativo, la partecipazione alle richieste di pareri e audizioni; l’allineamento con i nostri soci rispetto a tutte le novità sul tema. Inoltre, quando il Regolamento sarà approvato, Erion Packaging sarà in prima fila sul versante della compliance, del riutilizzo e del raggiungimento degli obiettivi.

Etichettatura ecologica e durabilità dei prodotti: cosa ne pensano i consumatori?

Etichettatura ecologica e durabilità dei prodotti: cosa ne pensano i consumatori?

La vita media dei prodotti è diminuita negli ultimi decenni. Ma quali sarebbero le implicazioni dell’introduzione di un’etichetta sulla durabilità? Per capirlo un gruppo di ricercatori ha esaminato la letteratura esistente sull’etichettatura ecologica, esaminando le percezioni dei consumatori

L’estensione del ciclo di vita dei prodotti rappresenta una delle strategie più efficaci per raggiungere un modello di economia circolare. Sebbene la domanda di prodotti più duraturi e facilmente riparabili sia in aumento, non è ancora chiaro se i consumatori siano pienamente in grado di identificare tali prodotti, né se siano disposti a pagare di più per acquistarli.

Il tema è al centro dello studio “Percezione dei consumatori sulla durata dei prodotti e sull’etichettatura: Implicazioni per l’introduzione di un’etichetta sulla durabilità”, nel quale gli autori hanno passato in rassegna la letteratura esistente sull’uso dell’etichettatura, esaminando le percezioni dei consumatori.

Etichettatura e percezione dei consumatori

C’è un consenso crescente sull’importanza di estendere la vita dei prodotti, in particolare di quelli che hanno un forte impatto ambientale in termini di estrazione di risorse e di produzione.

Tuttavia, secondo quanto emerge da diversi studi, la vita di un numero crescente di prodotti è effettivamente diminuita negli ultimi decenni. Tra gli strumenti politici da utilizzare per influenzare la durata della vita dei prodotti, rientrano proprio le iniziative di etichettatura, volte ad informare i consumatori sulla durata prevista dei prodotti e sulle riparazioni, ad esempio nell’ambito del regolamento quadro sull’etichettatura energetica (regolamento UE 2017).

Le etichette ecologiche sono l’unico strumento in grado di fornire ai consumatori, informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti che stanno acquistando. Ma, stando a quanto emerso dalla ricerca comparata di Leonidas Milios e Carl Dalhammar, diversi studi dimostrerebbero che i consumatori possono essere confusi dalla diversità e dalla mole di informazioni attualmente in circolazione.

L’efficacia dell’etichettatura ecologica dipende, dunque, sia dal modo in cui vengono presentate le informazioni, sia dalla capacità dei consumatori di comprenderle e di agire di conseguenza. Inoltre, a prescindere dalla ricettività delle informazioni presentate, il marchio ecologico deve essere in grado di evitare il fenomeno del greenwashing.

Leggi anche: Moda e greenwashing, Greenpeace: “Così i brand mascherano il fast fashion con le etichette verdi”

Percezione dei consumatori sulla durata dei prodotti

La nozione di durata di un prodotto è rappresentata principalmente da due fattori: il tempo che i consumatori si aspettano che un prodotto duri prima di rompersi e il tempo che i consumatori vogliono che un prodotto duri prima di smaltirlo o sostituirlo. Queste due caratteristiche – durata funzionale e la volontà di conservarlo – influenzano gli atteggiamenti dei consumatori e, in ultima analisi, influiscono sulla durata effettiva dell’uso di un prodotto.

L’analisi ha identificato poco più di dieci studi sulla percezione dei consumatori e sulla loro disponibilità a pagare per prodotti durevoli e di lunga durata. Dall’analisi di questi studi sono emersi alcuni temi generali e una serie di prerequisiti da soddisfare per un’efficace implementazione del sistema di etichettatura.

Innanzitutto, la visualizzazione di informazioni sulla durata di un prodotto influenza positivamente la decisione di acquisto dei consumatori e la conseguente disponibilità a pagare un prezzo più alto per quel prodotto. È importante che i consumatori si fidino del marchio ecologico. E per creare fiducia, è essenziale coinvolgere un’organizzazione terza indipendente dal punto di vista commerciale e una serie di stakeholder rilevanti.

Messaggi semplici e informazioni sulla durata di un prodotto

In secondo luogo, è fondamentale che i consumatori possano riconoscere e comprendere l’etichetta e il suo messaggio. Un aspetto critico è l’eliminazione di ogni potenziale incertezza sul significato dell’etichetta o sull’autorità che l’ha rilasciata. In generale, i consumatori sono in grado di riconoscere e accettare meglio etichette ecologiche semplici e dirette.

Le informazioni sulla durata aumentano la percezione della qualità di un prodotto, e sono generalmente preferibili alle informazioni sulla riparabilità. La durata è, infatti, tra i primi tre attributi di un prodotto che influenzano positivamente le decisioni di acquisto.

Il modo più appropriato per esprimere la durata di un prodotto non è attraverso il numero di anni, poiché ciò potrebbe confondere i consumatori in relazione alla garanzia legale. Un approccio più adeguato sarebbe quello di utilizzare il “numero di ore di funzionamento”.

Inoltre, anche il design delle etichette ecologiche può influire direttamente sulla loro comprensione e quindi sulla loro affidabilità. La combinazione di elementi testuali e grafici nell’etichetta suscita una maggiore efficacia e disponibilità a pagare.

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di Lucia Guarano

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