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Stati Generali della Green Economy: “Economia circolare: bisogna essere concreti”

Lo ha dichiarato Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion, durante l’incontro in corso a Rimini. “La strategia dev’essere concreta per dare un contributo reale al disaccoppiamento tra crescita e consumi”

“Sull’economia circolare bisogna essere concreti, semplici e rapidi”. È quanto proposto il 27 ottobre da Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion, nel corso dell’incontro “La strategia nazionale per l’economia circolare” organizzato nel corso degli Stati Generali della Green Economy.

Un piano d’azione concreto
Arienti ha aperto il suo intervento auspicando che “La strategia sia veramente un piano d’azione con le risorse allocate. Dove faccio gli impianti? Come faccio a superare l’impasse autorizzativo?”. Per il DG di Erion è necessario che la strategia “scenda nel concreto per dare un contributo reale al disaccoppiamento tra crescita e consumi. Non dev’esser un libro dei sogni, ma un dettagliato piano d’azione su come si fa ad andare avanti”.

Tempistiche rapide, soluzioni semplici
Arienti ha poi approfondito il tema delle tempistiche legate alla strategia italiana: “Spero che non ci si dimentichi che il meglio è nemico del bene. Dovremmo puntare su cose semplici, immediatamente applicabili che possano migliorare rapidamente la situazione esistente anche per allinearci alla tempistica imposta dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). Dobbiamo fare in fretta. Quando leggo, nelle linee programmatiche per l’aggiornamento della strategia, che una delle idee è quella di fare un sistema informativo di completa tracciabilità, omnicomprensivo e omnisciente, mi chiedo se ci si sia già dimenticati del Sistri.”

Creare un mercato del ricondizionato
La terza proposta di Arienti per rendere concreta la strategia nazionale è, ha detto il DG, “Un po’ più specifica ed è relativa a un punto del documento che definisce necessario definire obiettivi minimi di riutilizzo dei beni altrimenti destinati a diventare rifiuti. Qui si parla di obiettivi minimi di preparazione al riutilizzo dei rifiuti. Io credo che questo sia non senso perché qualunque sia l’obiettivo, cento o diecimila pezzi, è tutto inutile se non c’è una domanda, se non c’è un mercato che vuole prodotti ricondizionati. Credo che uno dei compiti necessari sia, dunque, quello di creare il mercato: il che vuol dire educare al consumo, portare le persone a volere prodotti ricondizionati e, soprattutto, definire meccanismi fiscali per favorire e rendere competitive le attività di preparazione per il riutilizzo.”

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