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L’appello delle associazioni: “Introdurre subito un sistema di deposito su cauzione”

Si scrive DRS (Deposit Return System o Scheme) e si legge occasione da non perdere. L’associazione Comuni virtuosi, assieme ad altre 15 ong, chiede al governo di adottare un sistema di deposito su cauzione per aumentare gli standard di raccolta differenziata e ridurre la dispersione di imballaggi monouso per bevande

Un emendamento al decreto Semplificazioni del luglio 2021, poi convertito in legge, apre all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per imballaggi di bevande anche in Italia. In attesa del decreto attuativo del ministero della Transizione ecologica d’intesa con il ministero dello Sviluppo economico, 15 sigle dell’associazionismo chiedono al gran voce al governo di farlo partire presto e bene: l’Italia si deve organizzare per raggiungere nei tempi previsti i target europei in materia di raccolta differenziata e riciclo di bottiglie di plastica, lattine e simili, favorendo in questo settore la transizione verso un’economia circolare.

Come abbiamo già raccontato su EconomiaCircolare.com in un lungo e approfondito Speciale, secondo un recente studio della piattaforma Reloop, in Italia sono oltre 7 miliardi i contenitori per bevande che ogni anni sfuggono al riciclo. Oltre allo spreco, il danno in termini ambientali è enorme e potrebbe essere ridotto dell’80% attraverso l’introduzione di un sistema di deposito efficiente. A titolo di esempio si consideri l’attuale sistema di raccolta differenziata del PET, che permette di intercettare soltanto il 58% dei rifiuti, ben lontano dall’obiettivo del 90% chiesto dall’Europa.

Leggi anche: Appello dei produttori di bevande europei alla Commissione: “Acceleri sul deposito su cauzione”

Deposito su cauzione, un treno da agganciare (bene)

Da qui nasce la richiesta al governo Draghi e al ministro Roberto Cingolani in particolare di introdurre un efficiente sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi di bevande monouso in Italia. A promuovere l’iniziativa è l’associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, assieme a A Sud Onlus, Altroconsumo, Greenpeace, Kyoto Club, Lav, Legambiente, Lipu-Bird Life Italia, Oxfam, Mare Vivo, Pro Natura, Slow Food, Touring Club Italia, WWF e Zero Waste Italy.

Nei modelli return-to-retail (ritorno al venditore), i negozi della grande distribuzione che vendono imballaggi per bevande soggetti a deposito sono obbligati a raccogliere i contenitori per bevande imballaggi restituiti dai consumatori tramite sistemi automatizzati chiamati “reverse vending machine”. All’atto della restituzione, la “macchinetta” emette un titolo per il rimborso al consumatore della cauzione versata all’atto dell’acquisto.

A seconda delle circostanze specifiche del paese (basate su aspetti geografici, infrastrutturali, socioeconomici, culturali), il legislatore può considerare esenzioni dall’obbligo di ritiro se il punto vendita è molto piccolo, ad esempio sotto i 200 mq, o può prevedere requisiti di gestione differenziati nelle aree urbane rispetto a quelle rurali. A titolo di esempio, gli esercizi commerciali con superficie minore di 200 mq nelle aree urbane potrebbero non essere tenuti al ritiro, mentre esercizi della stessa estensione nelle aree rurali potrebbero partecipare al sistema. Naturalmente, i rivenditori non obbligati possono partecipare nel sistema di deposito in ogni caso in via volontaria.

Nei sistemi più efficienti, i dettaglianti che ritirano i contenitori di deposito vengono rimborsati per i loro servizi attraverso una commissione di gestione, sia per i contenitori accettati manualmente dal personale del punto vendita sia per gli imballaggi intercettati attraverso sistemi di raccolta automatizzati.

Un modello di raccolta – spiegano i promotori dell’appello – per dirsi efficace deve essere altamente selettivo e avere margini di errore minimi (regole certe e anche prescrizioni) per gli utenti che dovranno usufruirne, in modo da ridurre il più possibile la dispersione di rifiuti nell’ambiente. Il sistema del deposito su cauzione è semplice e sempre più diffuso. L’interesse è globale: 291 milioni di persone al mondo hanno accesso a DRS e questo numero aumenterà di altri 207 milioni entro la fine del 2023. I dati dei Paesi europei in cui i DRS sono attivi (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia), parlano del 90% di intercettazione e riciclo dei rifiuti.

L’Italia, raccontano l’associazione Comuni virtuosi e le altre realtà coinvolte, non può perdere l’occasione di agganciare questo treno e raggiungere nei tempi gli obiettivi fissati a livello europeo.

di Redazione EconomiaCircolare.com

 

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