MENUMENU
Tra le priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che il governo Draghi dovrà consegnare all’Europa entro il 30 aprile troviamo la crisi climatica e la sostenibilità ambientale.
Fondamentale in questo senso sarà l’apporto del settore energetico, che fino a questo momento si è rivelato il principale responsabile delle emissioni di gas serra.
Da un anno, tuttavia, il nostro Paese ha avviato un modello decentrato e diffuso in cui i cittadini diventano prosumers – consumatori e produttori allo stesso tempo – e si riappropriano in prima persona dell’energia. Si tratta, appunto, delle comunità energetiche, introdotte a livello normativo col decreto Milleproroghe nel febbraio 2020, e poi meglio definite con una serie di procedimenti attuativi.
I contributi di Economiacircolare.com in merito
Grazie alla spinta del M5s, il quadro legislativo attorno alle comunità energetiche e all’autoconsumo collettivo si fa completo. I cittadini potranno diventare prosumer, cioè insieme produttori e consumatori. Ed è lunghissima la lista dei potenziali vantaggi. Insomma: il futuro è ora, ed è rinnovabile e “intelligente”
“Quello delle comunità energetiche è un processo in grado di innescare un circolo virtuoso di vantaggi e benefici ambientali, sociali ed economici, ma soprattutto serve a ridurre gli impatti e affrontare i rischi del cambiamento climatico e a favorire concretamente la transizione energetica del nostro Paese”. È il 19 novembre scorso quando il senatore M5s Pietro Lorefice gioisce con queste parole a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto “Incentivi” del ministero dello Sviluppo Economico. Si tratta dell’ultimo atto che completa il quadro legislativo relativo alle comunità energetiche e all’autoconsumo collettivo, introdotte su iniziativa del MoVimento 5 Stelle nel decreto Milleproroghe. Il provvedimento anticipa parzialmente l’attuazione della direttiva europea RED II sulla promozione del ricorso alle ecoenergie. Prima che si arrivasse all’attuale crisi di governo, il provvedimento aveva raccolto unanimi consensi in tutto l’arco parlamentare, tra le associazioni dei produttori di energia solare e quelle ambientaliste. In ogni caso la rotta è stata tracciata.
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Il gruppo Aware, composto da studenti e giovani professionisti, analizza l’impatto politico e sociale delle comunità energetiche. Per aumentarne le potenzialità è necessario, per gli autori e le autrici del documento, agganciare il tema al Piano Nazionale di ripresa e resilienza. E serve superare il limite imposto dei 200 kw
“L’aspetto forse più importante dello studio di Aware è il fatto che sia stato realizzato da giovani, che hanno un orizzonte temporale più ampio e quindi possono ben riflettere sul futuro delle comunità energetiche, e non solo sul presente”. L’apprezzamento di Sara Capuzzo, presidente di ènostra – fornitore cooperativo nazionale di energia elettrica rinnovabile, sostenibile ed etica – arriva alla presentazione dello studio “Le comunità energetiche – Un’analisi politico sociale”, che si è tenuta online il 25 marzo scorso.
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Il 12 marzo il piccolo Comune in provincia di Cuneo ha inaugurato la Cer. A farne parte al momento sono sette persone, riunite in un’associazione di diritto e che condividono l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico installato sul tetto del Comune. “Col Superbonus 110% faremo entrare altri soci”
“Il lockdown ci ha aiutato un po’, perché ci ha aiutato a pensare”. Quando lo scorso 12 marzo Marco Bailo, il sindaco di Magliano Alpi, ha inaugurato la prima comunità energetica rinnovabile (Cer) italiana, la sensazione un po’ straniante era quella di assistere a una sorta di messa in scena. Chissà se il primo cittadino del piccolo Comune in provincia di Cuneo immaginava di festeggiare un primato nazionale con mascherine e distanziamenti e collegamenti online. In ogni caso il borgo piemontese, poco più di duemila anime, ha tagliato per primo il traguardo di una corsa che in tanti stanno percorrendo.
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Grazie all’aiuto di Fondazione con il sud e Legambiente, una delle prime comunità energetiche italiane nasce in un quartiere popolare di Napoli. Produzione di energia rinnovabile e lotta alla povertà energetica
I cantieri della comunità energetica di Napoli sono partiti il 22 marzo: l’impianto fotovoltaico da 53 kW sul tetto della sede della Fondazione Famiglia di Maria, quartiere di San Giovanni a Teduccio, è pronto. Resta da installare il sistema di accumulo. Una volta che gli impiantisti avranno terminato i lavori partirà la domanda di allaccio alla rete elettrica. Entro aprile l’impianto sarà funzionante e 40 famiglie del quartiere, insieme alla Fondazione, produrranno e consumeranno energia sul posto. Insieme a quella di Magliano Alpi, questa partenopea è una delle primissime comunità energetiche rinnovabili nate in Italia in attuazione del Decreto Milleproroghe 2020, che ha recepito la Direttiva 2001/2018 per progetti fino a 200 kW.
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