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Responsabilità Estesa dei Produttori,
il 10% delle vendite online non è conforme

Il 9 dicembre 2020 un webinar organizzato da EucoLight ha ospitato gli interventi di importanti esperti internazionali sulle possibili soluzioni a un problema che riguarda tutti i Paesi d’Europa

Una gran parte dei prodotti elettronici venduti online sul territorio europeo non è conforme alla normativa comunitaria sulla Responsabilità Estesa del Produttore. Il tema, reso ancor più attuale dall’aumento delle transazioni in Rete provocato dalla pandemia da Covid-19, è stato discusso da numerosi esperti del settore nel corso di un webinar organizzato da EucoLight, associazione europea dei Consorzi per la gestione dei RAEE di illuminazione.

Il problema dei “free-rider”
L’evento, tenutosi lo scorso 9 dicembre e moderato dal segretario generale di EucoLight, Marc Giraud, ha permesso di analizzare, grazie al contributo di diversi esperti del settore, soluzioni legislative ed extra-legislative sviluppate per ottimizzare il mercato online delle AEE e contrastare la presenza dei “free-rider”, ovvero coloro che vendono prodotti soggetti a EPR senza pagare i relativi contributi. Secondo le stime dell’OCSE, le vendite annuali di AEE effettuate dai free-rider in Europa rappresentano tra il 5 e il 10% dell’intero settore di mercato. Ciò comporta che tra le 460mila e le 920mila tonnellate di merci vendute via web dentro i confini dell’Unione non sono coperte dalla Responsabilità Estesa del Produttore. “È un problema che si traduce in una mancanza di strumenti finanziari per aumentare la raccolta di rifiuti elettronici e rendere più equa la competizione tra tutti gli attori di mercato”, ha sostenuto in apertura dei lavori Hervé Grimaud, Vicedirettore Generale di Ecosystem, il principale Consorzio RAEE di Francia.

Le soluzioni passano dall’Europa
Natalia Sierra del Consorzio spagnolo Ambilamp ha posto al centro del suo intervento la necessità di introdurre nuove e più dettagliate politiche di EPR per controllare i venditori comunitari e quelli Extra-UE che non ottemperano ai requisiti di legge, come la registrazione commerciale, il finanziamento della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, la marcatura dei prodotti e l’informazione dei consumatori. La mancanza di questi comportamenti dovuti si ripercuote negativamente sulla competizione leale fra le aziende, sulla sostenibilità dei Consorzi EPR e sul loro lavoro di salvaguardia dell’ambientale. Per Sierra le due vie per migliorare le politiche EPR passano, a livello europeo, dall’introduzione del Digital Service Act e dall’ulteriore sviluppo della Direttiva quadro sui rifiuti e, a livello nazionale, dal recepimento di quest’ultima da parte dei vari Stati membri.

Le proposte di Germania e Francia
Due proposte concrete per migliorare i processi di conformità delle vendite online sono quelle di Germania e Francia, rappresentate al tavolo dell’incontro da Anne Sachse (dell’Agenzia tedesca per l’ambiente) e da Camilla Freitas Salgueiredo, del Ministero francese per la Transizione Ecologica. Nel sistema tedesco – ha spiegato Sachse – è allo studio una proposta di legge volta a imporre una verifica obbligatoria sulla conformità dei prodotti e sulla qualifica di coloro che li mettono in vendita online indipendentemente dal fatto che essi rientrino nelle categorie dei “produttori” o dei “distributori”. Le sanzioni previste dalla proposta tedesca nel caso di infrazione di questi obblighi vanno dal divieto di vendita dei prodotti non registrati a multe pecuniarie fino a un massimo di 100mila euro per violazione. In Francia, ha spiegato Freitas Salgueiredo, il fenomeno dei free-rider è preoccupante, arrivando a toccare percentuali di vendita comprese tra il 10 e il 30% di tutto il mercato delle AEE domestiche. Per questo motivo, lo scorso febbraio Parigi ha introdotto nell’ambito della legge anti-rifiuti per l’economia circolare (che entrerà in vigore nel 2022), nuove politiche EPR per l’e-commerce. La logica della misura è quella di spostare sui marketplace online la responsabilità estesa di quei venditori che risultano inadempienti. Tali impegni vanno dalla contabilizzazione delle quantità dei prodotti venduti fino all’azione informativa sui consumatori riguardo l’obbligo di ritiro dell’usato.

Il Modello di Conformità Semplificato
Federico Magalini, direttore amministrativo di SOFIES UK, ha spiegato il suo “modello di conformità semplificato” (SCM), una soluzione pensata per favorire un commercio online più equo e trasparente. Secondo Magalini l’introduzione di un SCM sarebbe capace di garantire il conteggio di tutte le quantità di prodotti introdotte sui siti di vendita online; la riduzione degli oneri amministrativi sui produttori e sui Consorzi; la copertura di tutti i costi per una corretta raccolta e un trattamento di qualità dei rifiuti; l’adesione al sistema di tutti quei venditori che non risultino già conformi.

Il punto di vista dei Produttori
“Ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale online. I nostri impegni verso il Pianeta non si fermano quando vendiamo o compriamo online”. Questa l’idea di Ourania Georgoutsakou, Segretaria Generale di LightingEurope, che ha esposto la posizione dei Produttori sulla necessità di affrontare tutte le forme di non-conformità con iniziative mirate di livello nazionale ed europeo. Tra le raccomandazioni di LightingEurope per rafforzare il sistema c’è la verifica dell’identità del venditore e del luogo della sua base operativa, oltreché l’accertamento sulla registrazione dei produttori ai Consorzi RAEE. Una volta constatato l’inadempimento dei venditori, le autorità – secondo Georgoutsakou – dovrebbero procedere a rimuovere i prodotti non conformi dai marketplace online, ad informare i consumatori di aver acquistato un prodotto illegale e avviare una immediata procedura di richiamo, a collaborare con le autorità di vigilanza del mercato per segnalare i prodotti non a norma.

La posizione dei Consorzi RAEE
Nigel Harvey, Amministratore Delegato del Consorzio inglese Recolight, ha esposto il punto di vista delle organizzazioni EPR sui free-rider online, sostenendo che “le possibili soluzioni al problema devono essere affrontate in modo urgente”. “Oggi – ha aggiunto Harvey – all’interno di marketplace come Amazon, Ebay e Alibaba ci sono migliaia di produttori che non sono conformi e vendono prodotti che finiscono in milioni di case in tutta Europa”. Secondo Harvey, per essere davvero effettive, le soluzioni devono assicurare una parità di trattamento tra chi vende nei negozi fisici e chi lo fa online, devono essere verificabili, applicabili e applicate, supportate da sanzioni significative in caso di inadempienza, avere obiettivi di raccolta appropriati e non devono creare ulteriori distorsioni del mercato.