Il CEN presenta il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia

Il CEN presenta il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia

Il focus dell’edizione 2022 è quello sul sostegno della ripresa e sulla diminuzione del consumo delle risorse. Il Presidente Edo Ronchi: “Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8%”

“Nel mondo l’economia circolare non progredisce, rallenta: il consumo di materie prime aumenta spaventosamente”. Questa la premessa che il 5 aprile 2022 ha aperto i lavori della 4° Conferenza Nazionale sull’Economia Circolare organizzata a Roma dal Circular Economy Network.

L’evento, moderato dal giornalista dell’Huffington Post, Antonio Cianciullo, è stato occasione di confronto sul ruolo dell’economia circolare per una ripresa italiana capace di far leva sull’uso efficiente delle risorse e sulla simbiosi industriale in una situazione contrassegnata dal forte aumento dei prezzi delle materie prime.

La dipendenza dell’Italia dall’import
I lavori della giornata sono stati aperti con la consueta presentazione da parte di Edo Ronchi, Presidente del CEN, dell’edizione 2022 del Rapporto sull’Economia Circolare in Italia. “Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8% e poco meno della crescita annua del PIL mondiale del 2,2% a fronte di una crescita annua del consumo di materiali dell’1,9%. Entro il 2050 consumeremo tra le 170 e le 184 Gt di materiali ogni anno”, ha detto Ronchi in apertura del suo intervento. “Bisogna aumentare la circolarità dell’economia per dissociare la prosperità dal consumo di risorse naturali. Per l’Italia, che è un Paese manifatturiero, questo elevato consumo di materiali lo vediamo nell’incremento delle importazioni degli stessi. La nostra maggiore vulnerabilità è sui metalli il cui import nel 2021 è aumentato del +76% rispetto al 2020 superando anche i livelli pre-pandemia. Nel 2021, si è assistito anche a un incremento dei combustibili fossili (+8% rispetto al 2020) che rappresentano il 72,6% dei materiali importati, e a una conferma delle biomasse acquistate dall’estero la cui quota si è mantenuta sulle 28 Mt. C’è un perfetto equilibro tra l’andamento del Pil e l’andamento delle importazioni di materiali e questo collegamento rende altamente vulnerabile il nostro Paese alle variazioni dell’economia. Dobbiamo dare più solidità alla ripresa economica accelerando la circolarità e questo è il tema del nostro nuovo Rapporto stilato seguendo i sette indicatori chiave dell’economia circolare individuati dalla Carta di Bellagio: il riciclo complessivo dei rifiuti; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; l’attività di riparazione; il consumo di suolo”.

“Siamo il Paese più circolare dell’Ue, ma dobbiamo accelerare”
Secondo i dati del Rapporto presentato da Ronchi, nella classifica complessiva dei trend di circolarità delle principali cinque economie dell’UE, l’Italia si conferma prima con 20 punti, seguita da Germania e Polonia con 16, e Spagna e Francia con 14. Nonostante la leadership italiana in Europa, Ronchi ha posto la necessità di accelerare la circolarità dell’economia nazionale con misure precise volte ad anticipare quanto più possibile il pacchetto di proposte presentate dalla Commissione Europea lo scorso 30 marzo. Si tratta di introdurre nuovi requisiti per rendere i prodotti più circolari, estendere l’attuale quadro dell’ecodesign ad una più ampia gamma di prodotti; introdurre nuove regole per responsabilizzare i consumatori con una migliore informazione; definire una strategia per garantire prodotti tessili più durevoli e riciclabili; revisionare, infine, le norme sui prodotti da costruzione per renderli più sostenibili. Ronchi ha chiuso il suo intervento ricordando i tanti vantaggi dello sviluppo di economia circolare, tra cui quelli sull’occupazione: “È stato calcolato – ha detto il Presidente del CEN – che mettere in discarica o incenerire 10.000 tonnellate di rifiuti genera 2 posti di lavoro. Se la stessa quantità fosse riciclata si genererebbero 115 posti di lavoro, che salirebbero a 404 se si avviassero attività di riparazione”.

Promuovere la simbiosi industriale
“La leva della simbiosi industriale nei sistemi produttivi” è stato il titolo del focus di Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento sostenibilità sistemi produttivi e territoriali ENEA che nel corso del suo intervento ha sottolineato come: “La transizione verso l’economia circolare è una necessità per molti Paesi, ma per L’Italia, che è dipendente dalle importazioni delle materie prime, è un tema fondamentale. Dobbiamo promuoverla a vari livelli sul territorio all’interno degli impianti produttivi, in aree industriali, urbane, turistiche, rurali, lungo la catena di valore dei prodotti e dei materiali. Serve eco-innovazione di prodotto, di processo e di sistema. La simbiosi industriale è lo scambio di tutte le risorse possibili tra cicli produttivi differenti con vantaggi ambientali in termini di riduzione di utilizzo di materie prime e di emissioni”. Per Morabito attuare una Simbiosi industriale significherebbe dar vita a un mercato potenziale che, solo nell’Ue, ha un valore stimato tra i 6,9 e i 12,9 miliardi di euro all’anno frutto dello scambio di risorse fra i vari attori economici. A tale cifra si aggiungerebbero risparmi sui costi di smaltimento in discarica dei rifiuti stimati in72,7 miliardi di euro all’anno. Tra i settori strategici, Morabito ha evidenziato quello dei RAEE che, in un quadro di simbiosi industriale, permetterebbe di riciclare 9,5 Mt di materie all’anno (tra cui CRM) con un mercato potenziale stimato tra i 2,1 e i 3,6 miliardi di euro annui.

“Politiche e misure: a che punto siamo?”
Il secondo panel della Conferenza è stato aperto dall’intervento del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando che ha ricordato come, in questo momento storico, “Il pericolo concreto è quello di vedere la transizione verde come uno strumento per i tempi di pace, io non credo sia così. Anzi, il conflitto in Ucraina e le conseguenze economiche correlate devono essere colte come uno stress test per mettere in evidenza le debolezze del sistema italiano, come la nostra dipendenza dal fossile e la necessità di compiere un’accelerazione verso la transizione. Da questo punto di vista abbiamo il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che non solo alloca delle risorse, ma prevede anche dei tempi certi. La metodologia del PNRR che prevede l’obbligo di rispettare delle scadenze – pena la perdita delle risorse – è la via più efficace da seguire. Abbiamo dalla nostra parte importanti fondi sul fronte della formazione: 5 miliardi di euro da investire nei prossimi tre anni e che rappresentano i presupposti per questo passaggio fondamentale”. Per Laura D’Aprile, Capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del MiTE, “Gli investimenti previsti nel PNRR dedicati all’infrastrutturazione della raccolta differenziata e all’impiantistica per il riciclo sono andati molto bene. Uno dei dati che ci ha reso più contenti è quello territoriale: la Lombardia e la Campania hanno presentato lo stesso numero di istanze. Abbiamo stimolato in un modo eccezionale il Sud e le proposte che sono arrivate colmano del 60% la copertura del Centro-Sud Italia”. Giacomo Vigna, Dirigente Divisione Economia circolare, Direzione generale per la politica industriale, l’innovazione e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico, ha sostenuto: “Per leggere le dinamiche nel loro complesso bisogna considerarle anche in chiave macroeconomica. Abbiamo un contesto internazionale e di politica estera estremamente mutevole: siamo passati da uno scenario in cui la globalizzazione era il mantra, fino a un punto in cui ci siamo resi conto che la globalizzazione ci ha indebolito. Questo momento di guerra rompe le catene di fornitura e mette in difficoltà le aziende. Se l’impatto sulle imprese è questo, c’è bisogno che le nostre aziende rientrino in Italia rendendosi meno vulnerabili a dinamiche esterne”.

“Uno sguardo sull’Europa”
Paola Migliorini, Vice Capo Unità Economia circolare, Produzione e consumo sostenibili, DG Ambiente, Commissione Europea, ha evidenziato i temi più salienti del Pacchetto di misure sull’economia circolare presentato il 30 marzo scorso dalla Commissione Europea. “C’è l’esigenza di aumentare l’efficacia delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e permettere alle filiere globali di attutire gli impatti dovuti alla pandemia e alla guerra”, ha sostenuto Migliorini. “Il nuovo pacchetto di norme prevede una serie di requisiti orizzontali che si possono applicare a tutti i prodotti: ci sono quelli che riguardano le informazioni che dovranno accompagnare ogni prodotto come l’etichettatura ambientale e il passaporto digitale; altri requisiti introdotti per migliorare il funzionamento del mercato circolare e incentivi all’introduzione di beni più sostenibili”. Claudia Alessio, Research Analyst, Circle Economy (Olanda) ha presentato il Circularity Gap Report 2022, secondo il quale solamente il 9% dei materiali utilizzati a livello globale viene reimpiegato nei cicli produttivi. “Per raddoppiare il livello di circolarità globale serve un impegno da parte delle imprese: tra la Cop21 di Parigi e la Cop26 di Glasgow l’economia globale ha utilizzato più di mezzo trilione di tonnellate di materie prime vergini, consumando il 70% in più di quanto la Terra possa ricostituire in sicurezza. Nel 2021 il mondo ha estratto 92 miliardi di tonnellate di materie, usandone solo 8,6 miliardi provenienti da fonti secondarie. Raddoppiando il livello di circolarità entro il 2032 potremmo diminuire le emissioni globali di gas serra del 39% e ridurre l’estrazione di materie prime del 28%, rimanendo al di sotto della temperatura limite dell’1,5 °C”.

Quanta Economia Circolare c’è nelle imprese italiane?
“Il sistema industriale italiano e la carenza di materie prime” è stato uno dei quattro interventi che hanno chiuso la giornata. Marco Ravazzolo dell’Area Politiche Industriali, Confindustria, ha sostenuto: “C’è un bene intangibile in Italia che è questa comunità del CEN e questo Sistema Paese dovrebbe impegnarsi per far conoscere il modello italiano in Europa. La legislazione europea dovrebbe emulare il nostro modello e noi dovremmo cominciare ad andare in Europa per raccontarci. Cominciamo anche a pretendere un approccio scientifico su queste idee”. Luca Dal Fabbro, Managing Partner, Fondo italiano per la decarbonizzazione ed economia circolare, ha ricordato il ruolo chiave della Finanza nella transizione circolare. “Stiamo vedendo quanto il covid, prima, e la guerra, poi, abbiano determinato una grossa crisi sugli approvvigionamenti energetici e sulle materie prime. Abbiamo notato negli ultimi due anni una rivoluzione: esistono 6mila Fondi che gestiscono 2,7 trilioni di dollari per investimenti sulla transizione ecologica. Il problema che solo il 3% di questi Fondi misura gli impatti sociali, economici e di governance degli investimenti”. Barbara Gatto, Responsabile Politiche ambientali, CNA ha parlato de ruolo delle piccole e medie imprese nella transizione sostenendo che “il PNRR ha avuto risultati buoni, ma sono ancora pochi gli investimenti sull’economia circolare. Si è puntato molto sullo sviluppo infrastrutturale, ma noi abbiamo un sistema con centinaia di migliaia di imprese che hanno bisogno di riconvertire la produzione. È sbagliato puntare su incentivi a pioggia, ma in qualche modo va adottata una leva economica e fiscale per favorire la transizione, e va sviluppata una rete di soggetti pronti ad accompagnare le imprese”. Per Marco Conte, Vice Segretario generale UNIONCAMERE Il tema dell’economia circolare non è solamente un tema ambientale, ma richiede una politica industriale ed energetica. Abbiamo dimostrato con questa giornata che l’economia circolare è business: sono sempre più le imprese che fanno scelte sostenibili e investono nel green; è chiaro però che tali investimenti riguardano quasi unicamente le grandi imprese e che non si possono lasciare indietro tutte le altre. L’Italia è fatta di un tessuto imprenditoriale costituito soprattutto da PMI che esportano e che non possono non essere aiutate”.

 

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“Ecodesign The Future: Packaging Edition”, Erion premia i giovani designer

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Il 26 marzo 2022 si è svolto all’ADI Design Museum di Milano l’evento finale del corso – realizzato da EconomiaCircolare.com ed Erion Packaging – dedicato alla pratica e alla cultura dell’eco-progettazione degli imballaggi per le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

Un imballaggio di cartone riciclato, pensato per contenere un tablet e successivamente diventare un micro-orto domestico. C’è anche questa idea innovativa fra quelle che lo scorso 26 marzo sono state premiate nell’ambito di “Ecodesign The Future: Packaging Edition”, il workshop sull’eco-progettazione realizzato da Erion Packaging, il Consorzio del Sistema Erion per la gestione dei rifiuti di Imballaggio correlati ai rifiuti elettronici e a quelli di pile e accumulatori, in collaborazione con EconomiaCircolare.com.

I tre progetti vincitori
L’evento finale del progetto, dedicato alla pratica e alla cultura dell’eco-progettazione dei prodotti, ha rappresentato l’occasione per riunire all’ADI Design Museum di Milano tutti i protagonisti del percorso formativo. Il workshop, patrocinato da ISIA Roma Design e da Poliarte Accademia di Belle Arti e Design, ha avuto luogo da ottobre 2020 a gennaio 2021 e ha visto impegnati 30 giovani studenti e studentesse di differenti discipline (progettuali, ingegneristiche, manageriali, economiche, scientifiche e umanistiche), in 50 ore di programma, coordinato dai designer Marco Pietrosante ed Elisa Delli Zotti e suddiviso tra lezioni di didattica frontale e progettuale.
I progetti più innovativi sono stati giudicati e scelti da una commissione di esperti del settore formata da: Maurizio Bernardi, AD e CFO di BSH Italia e Presidente di Erion Packaging; Marica Di Pierri, Direttrice Responsabile di EconomiaCircolare.com; Raffaele Lupoli, Direttore editoriale di EconomiaCircolare.com; Roberto Magnaghi, Direttore generale di Erion Packaging e Nicola Saldutti, Caporedattore Economia del Corriere della Sera.
Si intitolano Coltipack, Ex Box ed Expo-Pallett i tre progetti vincitori di “Ecodesign The Future: Packaging Edition”, quelli reputati dai membri della commissione “più coerenti ai criteri di riusabilità, attenzione alla prevenzione del rifiuto, sostenibilità dei materiali e riciclabilità”.

Coltipack: l’imballaggio che si trasforma in un “micro orto”
Coltipack è l’imballaggio sostenibile per tablet che promette di “andare oltre il tablet”. Sviluppato dal gruppo formato da Annachiara De Marco, Sara Gransinigh eFabrizio Virga, Coltipack è un packaging fatto di cartone FSC senza colle e dotato di unfiller interno biodegradabile, costituito da un tappetino di torba sul quale si possono coltivare semini assortiti di microgreens: piantine da indoor con interessanti proprietà nutrizionali, che crescono in appena un mese. Un prodotto 100% green che, una volta giunto alla fine del suo ciclo di vita, diventa il contenitore perfetto per la coltivazione di piantine da indoor. “Il packaging primario delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche è spesso costituito da materiali, nello specifico i filler interni, tutt’altro che sostenibili, come polistirolo o polistirene espanso”, ha detto a ErioNews la caposquadra Sara Gransinigh. “Abbiamo scelto dunque di andare oltre i materiali solitamente impiegati per questo tipo di prodotto, scegliendone di biodegradabili e compostabili. Inoltre, l’imballaggio primario, inteso come oggetto in sé, in genere viene riposto in soffitta dove rimane occupando spazio: quindi, secondo i principi di economia circolare, abbiamo voluto ideare un imballaggio che andasse oltre un unico fine”.

EX-Box, il packaging che diventa espositore
Quello di “Consumo responsabile” è uno dei concetti sui quali il team composto da Eros Biasotto, Renata Marano e Linda Volta ha elaborato il concept di EX-Box, un packaging secondario costituito da una scatola di cartone ondulato FSC che, una volta aperta, diventa un espositore da banco. All’interno della EX-Box si integra una soluzione circolare per il packaging primario di cavi USB: un prisma realizzato in materiale plastico riciclato pensato per riavvolgere, proteggere e riporre il cavo quando non in uso. “Allo stato attuale, all’interno dei negozi, i prodotti vengono estratti dal packaging secondario che, subito dopo, viene gettato via”, ha raccontato la capogruppo, Renata Marano. “A questa situazione si aggiunge anche una ‘sproporzione’ tra le dimensioni del packaging primario e il prodotto in esso contenuto, dando luogo ad un eccesso di materiale usato per gli imballaggi. Il progetto nasce quindi dalla necessità di ridurre i rifiuti derivati dagli imballaggi dei dispositivi elettronici distribuiti nei negozi fisici”.

Expo-pallet, l’imballaggio da trasporto e da negozio
Cartone pressato e polipropilene sono gli unici due materiali scelti da Riccardo Botta, Angela Maria Miceli e Davide Monaco per lanciare Expo-pallet, un packaging terziario che dopo l’uso principale (trasportare i prodotti dalle fabbriche ai punti vendita) si trasforma in uno stand espositivo per gli elettrodomestici. Progettato secondo tutti i crismi dell’economia circolare, Expo-pallet ha la particolarità di essere un imballaggio ripiegabile e riutilizzabile numerose volte. Il coordinatore del Team, Riccardo Botta, ha spiegato: “Ispirandoci ai principi di riuso, riutilizzo e dell’estensione del ciclo di vita, abbiamo incentrato i nostri sforzi nello sviluppo di una proposta in grado di estendere l’utilizzo del packaging terziario oltre il ruolo di unità di movimentazione, focalizzandoci da un lato nella progettazione di soluzioni in grado di sfruttare al meglio i materiali e dall’altro tentando di restituire dignità ad un tipo di imballaggio canonicamente privo di connotati estetici”.

“Idee innovative e fuori dagli schemi”
“Siamo orgogliosi dei progetti realizzati nell’ambito del Workshop ‘Ecodesign the future: edizione Packaging’. Questa è la testimonianza che la svolta sostenibile è possibile se diamo alle nuove generazioni le conoscenze e gli strumenti adeguati ad affrontare il cambiamento” Maurizio Bernardi – Presidente di Erion Packaging, Amministratore Delegato e CFO di BSH Italia e Membro del Comitato dei promotori del workshop. “Questo corso ci ha mostrato che ripensare il packaging per un futuro realmente circolare è davvero possibile e che la risposta è ancora una volta nelle nuove generazioni. Sono felice che Erion Packaging abbia potuto mettere a disposizione la propria esperienza e il proprio know-how così da far scoprire agli studenti un modo diverso di fare impresa in cui il futuro e il benessere del Pianeta è al primo posto e il design dei prodotti e degli imballaggi ricopre un ruolo da protagonista nella transizione ecologica in atto. Percorso che tutti noi saremo chiamati a intraprendere sempre di più negli anni a venire.”

“Un cambiamento culturale sul fronte della formazione e dell’innovazione sono per EconomiaCircolare.com gli strumenti per rifondare la logica attraverso cui si progetta e si produce, soprattutto in un settore con un’alta produzione di rifiuti come quello del packaging”, ha detto Marica Di PierriDirettrice responsabile di EconomiaCircolare.com e componente del Comitato dei promotori del workshop. “La finalità di Ecodesign the Future è esattamente questa: formare e coinvolgere idee e competenze, esplorando nuove frontiere del design per la riduzione dei rifiuti, in questo caso applicata alla filiera delle AEE. Grazie a questo percorso abbiamo intercettato giovani che hanno raccolto la sfida elaborando concept di grande impatto e funzionalità, risultato della perfetta unione tra competenze trasversali e una visione olistica e circolare della progettazione”.

 

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La Rubrica del Presidente – Andrea Fluttero: “Sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE, l’Italia è indietro rispetto all’Europa. Stiamo perdendo un’opportunità!”

La Rubrica del Presidente – Andrea Fluttero: “Sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE, l’Italia è indietro rispetto all’Europa. Stiamo perdendo un’opportunità!”

Se si arrivasse a gestire la preparazione per il riutilizzo del 5% in peso dei RAEE conferiti dai consumatori presso i centri di raccolta si potrebbero ottenere quasi 30.000 tonnellate di prodotti ricondizionati e creare centinaia di posti di lavoro specializzati

I tempi che stiamo vivendo hanno messo in evidenza l’importanza strategica della disponibilità di materie prime, dalle più usuali fino a quelle cosiddette “critiche”.

I sistemi consortili di Responsabilità Estesa del Produttore di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche sono impegnati da tempo per ottenere una corretta e completa gestione, orientata al riciclo anziché allo smaltimento dei RAEE, sia per rispettare i target di legge e sia perché rappresenta una opportunità di creare occupazione e un bacino potenziale di materie prime di grande interesse nella logica della transizione dell’economia da lineare a circolare.

Nonostante gli sforzi di Erion WEEE e degli altri consorzi, coordinati dal Centro di Coordinamento RAEE, a fronte dell’immissione nel mercato di quasi un milione di tonnellate/anno di Apparecchiature Elettriche Elettroniche (in continua crescita) si raccolgono in modo differenziato circa 380.000 tonnellate/anno di RAEE, ovvero il 40% del POM – Put On the Market (6,3 Kg/abitante) rispetto ad un obiettivo europeo del 65% (10,3 Kg/abitante): è molto elevato invece il livello di riciclo, pari all’89%. Considerando che nei prossimi anni dovremo aumentare la raccolta differenziata dei RAEE di almeno 200.000 tonnellate/anno risulta evidente l’esigenza di lavorare al potenziamento e alla rimodulazione dell’infrastruttura impiantistica dedicata alla raccolta.

In questo contesto di disegno e di implementazione di nuovi modelli di raccolta ritengo possa essere opportuno affrontare, anche in Italia, il tema della “preparazione per il riutilizzo dei RAEE”, ovvero del “re-manufacturing”, che – come sappiamo – nella gerarchia europea per la gestione dei rifiuti è posizionato prima del riciclo stesso.

Le attività di re-manufacturing legate al settore dell’elettronica a livello europeo sviluppano circa 5 miliardi di euro di fatturato annuo, con 40.000 addetti e 3.000 imprese, presenti soprattutto in Francia e nel Nord Europa, mentre nel nostro Paese purtroppo il giro d’affari della preparazione per il riutilizzo è fermo a meno di 200 milioni di euro, quasi tutto relativo ad apparecchiature professionali (stampanti e informatica).

Se si arrivasse a gestire la preparazione per il riutilizzo del 5% in peso dei RAEE conferiti dai consumatori presso i centri di raccolta, secondo alcuni studi si potrebbero ottenere quasi 30.000 tonnellate di prodotti ricondizionati, in particolare grandi elettrodomestici e TV, arrivando a gestire la preparazione per il riutilizzo di almeno 900.000 apparecchi elettronici, creando centinaia di posti di lavoro specializzati e generando un beneficio ambientale valutabile in 50.000 tonnellate di CO2 equivalente evitate grazie all’allungamento del ciclo di vita degli apparecchi rigenerati.

Tra le cause che frenano lo sviluppo del re-manufacturing in Italia vi sono l’assenza di un Decreto Ministeriale sulla preparazione per il riutilizzo, che stabilisca regole chiare ed omogenee a livello nazionale sui criteri e prerequisiti con cui rigenerare i rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e la mancanza della disponibilità di adeguati volumi di rifiuti di buona qualità da lavorare.

Per raggiungere questi obiettivi, oltre all’emanazione dell’atteso decreto ministeriale sarà necessario lavorare in sinergia con tutti gli anelli della filiera, dai produttori ai distributori, dai consumatori ai Comuni, alle aziende di raccolta alle multiutility. In aggiunta ai risultati direttamente generati dallo sviluppo delle attività di re-manufacturing ritengo se ne potrebbero ottenere alcuni “paralleli” di notevole interesse per il sistema nel suo complesso.

La “spinta” mediatica delle attività di re-manufacturing darebbe in primo luogo un contributo all’aumento dei quantitativi di RAEE raccolti, indispensabile per raggiungere il target europeo del 65% della media dell’immesso sul mercato dell’ultimo triennio. L’esigenza di preservare la qualità dei RAEE conferiti ai centri di raccolta comunali e presso i luoghi di raggruppamento della Distribuzione specializzata, allo scopo di non ridurre la possibilità della preparazione per il riutilizzo, creerebbe le condizioni per ridurre drasticamente i fenomeni di “cannibalizzazione” anche sul 95% dei RAEE destinati al riciclo, con notevoli benefici ambientali e di disponibilità di maggiori quantità di materie prime seconde.

 

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SAVE THE DATE: martedì 12 aprile 2022 dalle ore 10.30 Erion WEEE presenta “Il Libro Bianco sui RAEE”

SAVE THE DATE: martedì 12 aprile 2022 Erion WEEE presenta “Il Libro Bianco sui RAEE”

I protagonisti della filiera hanno definito 32 proposte per lo sviluppo del settore nazionale dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

“Proposte di evoluzione normativa e organizzativa per uno sviluppo del settore nazionale dei rifiuti elettronici”: un vero e proprio “Libro Bianco sui RAEE” quello che sarà presentato alle Istituzioni da Erion WEEE e dagli altri attori della filiera martedì 12 aprile 2022 a Roma, e in diretta streaming a partire dalle ore 10.30 sui canali Facebook e YouTube di Erion, durante l’evento: “Economia circolare: l’importanza strategica dei RAEE. 32 proposte per favorire un’evoluzione del settore”.

Il Libro Bianco dei RAEE
Il documento, curato da Erion, raccoglie 32 proposte di miglioramento del Sistema RAEE italiano, frutto della riflessione congiunta dei più importanti attori della filiera: Produttori, Distributori, Aziende di raccolta e Imprese di trattamento. L’evento – che si aprirà con i saluti di benvenuto di Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization –  sarà l’occasione per un ragionamento di ampio respiro sullo stato del sistema di gestione dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici in Italia; interverranno: Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE; Filippo Brandolini, Vice Presidente Vicario di Utilitalia; Marco Imparato, Direttore Generale di Applia Italia; Giuseppe Piardi, Presidente di ASSORAEE; Davide Rossi, Direttore Generale di Aires e Chicco Testa, Presidente di FISE Assoambiente.

Il tavolo istituzionale
Le considerazioni degli stakeholder saranno quindi oggetto della tavola rotonda “Migliorare la filiera italiana dei RAEE si può?”, moderata da Laura Bettini, Giornalista di Radio24, che vedrà coinvolti alcuni degli esponenti politici maggiormente impegnati sui temi ambientali; sono infatti stati invitati: l’On. Senatore Paolo Arrigoni; l’On. Chiara Braga; l’On. Paola Deiana; l’On. Silvia Fregolent; l’On. Senatrice Maria Alessandra Gallone e la Dott.ssa Silvia Grandi – Direttrice della direzione Economia Circolare del MITE.

 

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Erion e Interseroh TSR Italia rinnovano la loro partnership strategica

Erion e Interseroh TSR Italia rinnovano la loro partnership strategica

Un nuovo assetto organizzativo per potenziare la presenza congiunta sul territorio italiano

Oltre 590.000 tonnellate di RAEE e di rifiuti di pile e accumulatori trattate e più di 300.000 trasporti effettuati su tutto il territorio nazionale da ottobre 2020: questa la base da cui Erion e Interseroh TSR Italia, società leader in soluzioni di economia circolare e parte del Gruppo internazionale ALBA, sono partiti per rafforzare la loro intesa, i cui contenuti sono stati ufficializzati martedì 1  marzo 2022.

 

Più servizi ambientali e Innovazione
In vista delle nuove sfide lanciate dalla transizione ecologica in atto, le due realtà hanno deciso di ampliare l’offerta dei servizi ambientali e consolidare la propria azione in Italia. L’obiettivo è quello di fornire, sia ai Soci dei Consorzi Erion sia al mercato esterno, soluzioni circolari innovative, competitive ed efficienti per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici. Grazie al supporto e all’esperienza di Interseroh, Erion potrà più facilmente realizzare soluzioni di Extended Producers Responsibility in settori diversi da quelli già oggi coperti (AEE, Pile e Accumulatori). Si inserisce in questa strategia comune il progetto Erion Packaging, che permetterà ai Soci di Erion WEEE, Erion Professional ed Erion Energy di ottenere direttamente da Erion anche la compliance nella gestione dei propri rifiuti di imballaggio.

Servizi su misura per i Produttori
Nell’ambito di questa partnership, Erion e Interseroh puntano a valorizzazione le proprie competenze distintive nei rispettivi campi d’azione. Per quanto riguarda il settore dei RAEE Domestici e dei rifiuti di pile portatili, Erion curerà direttamente i rapporti contrattuali con i fornitori di logistica e trattamento, con l’obiettivo di consolidare in prima persona una collaborazione strategica di lungo periodo con i soggetti da cui dipende la qualità del servizio che Erion WEEE ed Erion Energy offrono ai propri Soci. Interseroh continuerà a gestire tutti gli aspetti operativi del settore B2C e ad assicurare ai Consorzi del Sistema Erion e ai Produttori che ne fanno parte i servizi B2B, con particolare focalizzazione sui nuovi settori in fase di sviluppo, sfruttando l’ampiezza delle proprie competenze per offrire soluzioni “tailor-made” sempre più efficienti.

“Un grande lavoro di squadra”
“Dopo un anno e mezzo la partnership tra Erion e Interseroh sale a un livello più alto, più focalizzato, più efficace”, ha detto Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion. “Siamo certi che il nuovo assetto organizzativo potenzierà l’apporto di ciascuno dei due partner al successo della presenza congiunta sul mercato italiano, consentendoci di raggiungere ulteriori traguardi insieme”.

Per Anna Grom, Managing Director di Interseroh TSR Italia: “Il rafforzamento della partnership con Erion testimonia il grande lavoro di squadra svolto sino ad ora. Erion e Interseroh hanno in comune la continua ricerca di qualità ed eccellenza nelle soluzioni offerte al mercato. La rinnovata intesa intende consolidare i risultati raggiunti e ottenerne di nuovi grazie alla dedizione e alla professionalità dei nostri team”.

 

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Batterie, “dall’e-bike agli impianti di stoccaggio. Si può fare, ma solo con produzioni su larga scala”

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Batterie, “dall’e-bike agli impianti di stoccaggio. Si può fare, ma solo con produzioni su larga scala”

Intervista a Guillermo Sánchez, Direttore Tecnologico del Nanophotonics Technology Center dell’Università Politecnica di Valencia

Immagazzinare energia rinnovabile in un impianto costruito con le batterie al litio delle e-bike. Si può fare. Lo hanno dimostrato i risultati di Lions2Life, il progetto promosso da EIT Climate-KIC a cui Erion ha partecipato per 18 mesi (giugno 2020-dicembre 2021) insieme ad altri tre partner internazionali. L’innovativa idea, ispirata alla seconda fase della gerarchia europea dei rifiuti (il riutilizzo), è diventata realtà con l’installazione e l’attivazione dell’impianto pilota nell’eco-quartiere de “La Pinada” a Valencia. Un successo tecnologico che potrebbe conquistare il mercato. Erion ne ha parlato con Guillermo Sánchez, Direttore Tecnologico del Nanophotonics Technology Center dell’Università Politecnica di Valencia, coordinatrice del progetto.

 

Dopo 18 mesi di lavoro, quali novità introduce il progetto Lions2Life?
La novità principale è quella di aver reso reale il concetto di Second Life per le batterie delle e-bike: separando le singole celle dai moduli delle batterie, procedendo alla loro analisi individuale e, infine, costruendo l’impianto pilota di stoccaggio. Il lavoro è partito praticamente da zero.

L’idea iniziale del progetto era quella di sviluppare un business model immediatamente applicabile. Si può affermare di esserci riusciti?
Si può sicuramente affermarlo per quanto riguarda l’obiettivo del modello. Tuttavia, c’è ancora bisogno di automatizzare alcuni dei processi per raggiungere un livello di costi che permetta agli impianti costruiti con batterie usate di essere competitivi sul mercato.

Che cosa intende quando parla di automatizzare i processi?
L’automatizzazione si riferisce principalmente alle fasi meccaniche di smantellamento e separazione delle celle individuali. È necessario automatizzare il processo perché assemblare gli impianti manualmente è molto costoso, per non parlare della fase successiva, ovvero quella dell’analisi elettronica dello stato delle celle.

Come è stata gestita questa fase?
Abbiamo eseguito analisi individuali su ogni cella e, successivamente, le abbiamo caricate (una ad una!). Bisogna pensare su larga scala e sviluppare degli impianti che permettano di poter misurare tutte le celle allo stesso tempo. Solo così si raggiungerà la fattibilità economica del progetto.

Finora l’unico luogo alimentato con un impianto Lions2Life è quello de La Pinada Lab, hub di innovazione all’interno del quartiere sostenibile Barrio La Pinada di Valencia in cui è stato sperimentato il progetto pilota. Se le chiedessimo di immaginare future applicazioni della tecnologia, a quali luoghi penserebbe?
Credo che il mercato di riferimento sia quello di cui abbiamo parlato con gli installatori, ovvero coloro che commercializzano batterie per impianti di accumulo energia e per installazioni fotovoltaiche. La principale applicazione sarebbe quella per le case unifamiliari che utilizzano pannelli solari. Sono costruzioni già provviste di un’infrastruttura elettronica che consentirebbe di installare questi impianti in modo quasi immediato. Abbiamo inoltre aperto un dialogo con attori interessati a sviluppare prodotti di consumo (come lampade decorative) destinati a clienti già attenti al valore ecologico di queste soluzioni, all’economia circolare, agli acquisti a chilometro zero. Questo è sicuramente un possibile campo di applicazione del progetto.

Pensa che l’Europa sia già pronta, a livello tecnico e industriale, per creare impianti di stoccaggio dell’energia creati con le celle delle e-bike?
Come ho già accennato, per potersi dire pronti è necessario automatizzare i processi di produzione. Bisogna sviluppare un’industria che attualmente esiste in altri settori, ma non ancora in questo. Sono certo che nei prossimi mesi vedremo nascere nuovi progetti per lo sviluppo delle tecnologie necessarie alla realizzazione su larga scala di impianti come quello presentato da Lions2Life.

L’entrata in vigore del Nuovo Regolamento europeo sulle Batterie potrebbe aiutare Lions2Life a diventare un progetto sostenibile?
Non c’è dubbio che l’idea di sostenibilità che il Nuovo Regolamento tenterà di introdurre nel mercato delle batterie, anche quelle dei veicoli leggeri ovviamente, renderà percorribile la strada per soluzioni come quelle sviluppate da Lions2Life.

È ottimista su questa eventualità?
All’evento di presentazione di Lions2Life che si è tenuto qui a Valencia non c’era solo un ambiente di festa per la riuscita del progetto, ma soprattutto un grande interesse da parte degli installatori, degli attori del settore della mobilità sostenibile e di quelli del fotovoltaico. L’impianto pilota ha ricevuto l’attenzione di diversi enti locali che riconoscono il valore di questa soluzione per lo sviluppo dell’economia circolare nelle loro comunità. Possiamo dire che i potenziali beneficiari degli impianti sviluppati da Lions2Life sono pronti al cambiamento e chiedono che soluzioni così innovative e sostenibili arrivino presto sul mercato. Ora tocca a noi continuare lo sviluppo affinché ciò diventi realtà.

 

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RAEE domestici, nel 2021 la raccolta in Italia è aumentata del +5,3%

RAEE domestici, nel 2021 la raccolta in Italia è aumentata del +5,3%

Lo rivela il 14mo rapporto del Centro di Coordinamento RAEE presentato il 15 marzo 2022. Sul dato ha influito la crescita del Raggruppamento R3 (+22%) trainata dall’introduzione del bonus Tv

Il 15 marzo 2022, il Centro di Coordinamento RAEE (CDC RAEE) ha presentato i primi risultati del Rapporto Annuale 2021 sulla raccolta italiana dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche provenienti dai nuclei domestici.

La raccolta di R3 al +22% per l’introduzione del bonus TV
Il Rapporto, giunto alla sua 14ma edizione e pubblicato sul sito del CDC RAEE, comprende le attività di raccolta di tutti i Sistemi Collettivi operanti sul territorio italiano, tra cui figura Erion WEEE. Secondo i dati riportati dal documento, in Italia nel 2021 sono state avviate a corretto smaltimento oltre 385mila tonnellate di RAEE (pari a 6,46 kg per abitante), un risultato in crescita del +5,3% rispetto ai risultati del 2020. Di particolare rilievo è stata la crescita della raccolta dei rifiuti rientranti nel Raggruppamento R3 (Tv e Monitor) con 76mila tonnellate e un incremento del +22,24% rispetto ai numeri del 2020. Il risultato, ha sottolineato il CDC RAEE, è stato dovuto all’introduzione del bonus tv che ha favorito un ricambio generalizzato dei vecchi televisori.

Rebolini: “Per aumentare la raccolta bisogna agire su più fronti”
Primo Raggruppamento per quantità gestite è stato quello dei “Grandi Bianchi” (R2) con più di 129mila tonnellate e un incremento del +3,11% sui risultati del 2020, seguito da “Freddo e Clima” (R1) con oltre 99mila tonnellate (+2,75%). Migliora, seppur in modo contenuto, anche la raccolta delle sorgenti luminose (R5) con più di 2mila tonnellate e un +2,92% sui dati 2020. A segno meno invece per la prima volta dopo alcuni anni la raccolta di piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) che con 77mila tonnellate, scende dell’-1,4% rispetto ai risultati dello scorso anno.

Secondo Bruno Rebolini, Presidente del CDCRAEE,La raccolta nel 2021 fa registrare ancora una volta un risultato positivo. Occorre però continuare a incrementare i flussi di raccolta e per farlo è essenziale agire su più fronti: è necessario promuovere la creazione di una rete di raccolta più capillare e di prossimità, bisogna investire su una comunicazione dedicata e puntuale – tanto più necessaria e fattibile in vista dell’entrata in vigore del decreto sui raggruppamenti attuativo dell’Open Scope – occorre probabilmente prendere in considerazione nuove modalità a supporto della raccolta. Urge infine coinvolgere in una collaborazione fattiva e trasparente nuovi soggetti professionali che gestiscono particolari categorie di apparecchiature così da contrastare la sottrazione di volumi consistenti da parte dei canali paralleli.”

Erion WEEE, Gara per l’affidamento dei Servizi di logistica e trattamento dei RAEE domestici

Erion WEEE, Gara per l’affidamento dei Servizi di logistica e trattamento dei RAEE domestici

Il Consorzio invita i Soggetti interessati a candidarsi al ruolo di Partner. L’accordo con i Partner selezionati partirà dal 1° novembre 2022

Erion WEEE, principale sistema collettivo no-profit di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in Italia, invita tutti i Soggetti interessati a partecipare alla Gara per l’affidamento dei Servizi di logistica e trattamento dei RAEE domestici per i Raggruppamenti:

  • R1 Freddo e clima
  • R2 Grandi bianchi
  • R3 Apparecchi con schermi
  • R4 Piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo

 

È attiva la prima fase di Gara che prevede la prequalifica dei Soggetti interessati grazie ad una raccolta di informazioni. La documentazione dovrà essere inviata entro e non oltre il 25 marzo 2022.

Di seguito una breve descrizione dei Servizi richiesti.

 

Servizi di Logistica

  • Fornitura e posizionamento unità di carico presso i punti di prelievo indicati da Erion, che comprendono:
    1. Centri di Raccolta comunali,
    2. Luoghi di Raggruppamento ex DM 65/2010,
    3. Installatori e Centri di Assistenza Tecnica,
    4. Impianti accreditati e/o certificati al CdC Raee;
  • ritiro dei RAEE a seguito della richiesta di Erion, ed entro i tempi previsti dai punti di prelievo;
  • conferimento RAEE presso gli impianti indicati da Erion;
  • rendicontazione delle attività sul portale messo a disposizione da Erion entro i tempi previsti;
  • gestione della documentazione necessaria al trasporto;
  • servizio attivo in tutti i giorni feriali da lunedì a venerdì, tutto l’anno.

 

Servizi di Trattamento

  • Ricevimento RAEE consegnati dai fornitori indicati da Erion;
  • verifica della conformità del materiale all’interno del carico;
  • trattamento secondo gli standard richiesti dalla normativa e dal CdC RAEE;
  • rendicontazione delle attività sui sistemi informativi messi a disposizione da Erion entro i tempi previsti;
  • servizio attivo in tutti i giorni feriali da lunedì a venerdì, tutto l’anno.

 

Il dettaglio delle attività, le modalità di tariffazione, gli obblighi previsti e tutte le altre informazioni necessarie saranno disponibili nella seconda fase di Gara.

 

Ai partner selezionati verrà affidato l’incarico a partire dal 1° novembre 2022.

 

Per partecipare al processo di selezione è necessario inviare una mail di richiesta all’indirizzo:

gara2022raee@erion.it.

Plastica, solo il 9% viene riciclata a livello globale

Plastica, solo il 9% viene riciclata a livello globale

Lo rivela il rapporto “Global Plastic Outlook” diffuso dall’OCSE per misurare il livello di consumo, riciclo e inquinamento della plastica su scala mondiale: “Le microplastiche contribuiscono sostanzialmente all’esposizione degli ecosistemi e delle persone agli effetti della dispersione delle plastiche e ai rischi ad essa correlati”

“L’attuale ciclo di vita della plastica è tutt’altro che circolare”. È quanto afferma l’OCSE in apertura del suo studio “Global Plastics Outlook – Economic Drivers, Environmental Impacts and Policy Options” che offre un dettagliato quadro sul ciclo di vita delle materie plastiche a livello globale, prendendo in considerazione la produzione, il consumo, la generazione dei rifiuti, lo smaltimento, la dispersione e le emissioni di gas a effetto serra.

Si ricicla solo il 9% della plastica che si produce
Nei prodotti di uso comune, negli imballaggi, nei vestiti e finanche nei cosmetici: la plastica è ovunque. A livello globale, secondo quanto riporta lo studio, la produzione annuale di plastiche è raddoppiata in poco meno di dieci anni, passando dalle 234 milioni di tonnellate del 2000 alle 450 milioni di tonnellate del 2019.

Eppure, il tasso di riciclo dei rifiuti di plastica nel mondo è di appena il 9%, mentre il 19% finisce negli inceneritori e quasi il 50% nelle discariche sanitarie. L’OCSE sottolinea, inoltre, come il restante 22% dei rifiuti sia smaltito in discariche non controllate, bruciato a cielo aperto o disperso nell’ambiente. Una delle più importanti leve per ridurre i livelli di consumo e inquinamento è quello di reintrodurre nei cicli produttivi la plastica riciclata che, attualmente, rappresenta appena il 6% della materia usata per la fabbricazione di nuovi beni. Un dato ancora più evidente se si pensa che tra il 2000 e il 2019, la produzione globale di plastica riciclata sia quadruplicata, passando da 6,8 a 29,1 milioni di tonnellate.

Il consumo di plastica nel mondo
Il Global Plastic Outlook passa poi in rassegna i soggetti mondiali con la maggiore impronta ecologica sulla produzione di rifiuti di plastica che, nel 2019, ha visto primi gli Stati Uniti con una produzione pro-capite di 221 chilogrammi, seguiti dall’Europa (Paesi OCSE) con 114 chili/ab. Ancora basso l’impatto in Paesi industrializzati come Giappone e Corea del Sud, dove ogni abitante produce circa 69 chilogrammi di plastica, mentre la media in altre due grandi potenze come Cina e India è ferma rispettivamente a 47 e 14 chilogrammi pro-capite. E se nel corso del 2020 la pandemia da Covid-19, e il conseguente stop delle attività produttive, ha generato una riduzione del 2.2% delle plastiche rispetto ai livelli del 2019, il livello di inquinamento su scala globale è comunque aumentato a causa della diffusione delle mascherine chirurgiche e dei prodotti monouso in plastica.

L’inquinamento globale da plastiche
“I rifiuti di plastica mal gestiti sono la fonte principale di dispersione di macroplastiche”, sostiene l’OCSE rivelando come, solamente nel 2019, sono state abbandonate nell’ambiente circa 22 milioni di tonnellate di materie plastiche. Una quantità rappresentata per l’88% dalle macroplastiche provenienti da scorrette pratiche di raccolta e conferimento. Il restante 12% è rappresentato da microplastiche (polimeri con un diametro inferiore a 5 mm) generate da diverse fonti, come il consumo degli pneumatici, l’usura dei freni nei mezzi di trasporto e i processi di lavaggio dei prodotti tessili. “La presenza documentata – si legge nel rapporto – di queste piccole particelle nelle acque dolci e nell’ambiente terrestre, così come in diversi flussi di cibi e bevande, suggeriscono che le microplastiche contribuiscono sostanzialmente all’esposizione degli ecosistemi e delle persone agli effetti della dispersione delle plastiche e ai rischi ad essa correlati”. Sono già 109 milioni di tonnellate le quantità di plastiche accumulate nei fiumi di tutto il mondo e 30 milioni di tonnellate quelle che infestano gli oceani. Solamente nel 2019, avverte lo studio, circa 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica sono stati dispersi nei fiumi, nei laghi e negli oceani di tutto ils mondo. Nello stesso anno, l’impronta carbonica del ciclo di vita delle plastiche è stata pari a 1,8 miliardi di tonnellate di emissioni di gas a effetto serra, il 90% delle quali sono state generate dai processi di produzione e conversione dei combustibili fossili.

Come ridurre gli impatti ambientali della plastica?
L’analisi dell’OCSE viene completata con una serie di proposte per la riduzione dei consumi della plastica e per la riduzione degli impatti che essa provoca sull’ambiente e le persone. Si tratta di una strategia integrata che coinvolga diversi attori: dal settore industriale, ai governi nazionali, passando per la ricerca e i cittadini. La prima proposta è quella di sviluppare un mercato delle plastiche riciclate che sia capace aumentare la percentuale di materia prima seconda reimmessa in produzione (attualmente ferma al 6%). In secondo luogo, è necessario rendere più sostenibile il ciclo di vita delle plastiche puntando su investimenti più ambiziosi in materia di Innovazione ed eco-design dei prodotti che favoriscano un aumento della domanda di soluzioni circolari e una riduzione dei consumi di polimeri. Terzo pilastro è lo sviluppo di politiche più rigorose con una roadmap che includa azioni volte a ridurre la dispersone di macroplastiche: come la creazione di più moderne infrastrutture per la gestione dei rifiuti, maggiori incentivi per il riciclaggio, nuovi Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore per gli imballaggi, una tassazione sulle discariche e gli inceneritori, e la diffusione di strumenti premianti come il deposito su cauzione (DRS) e i modello Pay-as-you-Throw (PAYT). Una quarta proposta prevede il rafforzamento della cooperazione internazionale per rendere le catene del valore delle plastiche più circolari e capaci di raggiungere l’obiettivo globale che punta alla “dispersione zero”.

 

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Riciclo, Assorologi: “Il fine vita riguarda la batteria, non il prodotto. Non contribuiamo al peggioramento dei temi della sostenibilità.”

Riciclo, Assorologi: “Il fine vita riguarda la batteria, non il prodotto. Non contribuiamo al peggioramento dei temi della sostenibilità”

Intervista a Mario Peserico, Presidente di Assorologi: “L’eco-design e l’eco-industrializzazione sono evidentemente aspetti fondamentali per tutto il settore che studia i materiali, il packaging e i consumi”

L’orologio è da sempre un oggetto complesso. Sinonimo di tempo, eleganza, design, moda, innovazione anche. Il segnatempo, come lo definiscono in molti, è anche un prodotto che, una volta giunto a fine vita, corre il rischio di essere dimenticato in un cassetto o, addirittura, gettato in maniera impropria. Per capire quanto questo pericolo sia reale e che cosa il settore stia facendo per rendere sostenibili i propri prodotti, Erion ha intervistato Mario Peserico, Presidente di Assorologi, l’Associazione italiana che riunisce i marchi e i distributori di orologi.

Assorologi rappresenta un punto di riferimento nel panorama italiano dei produttori e importatori di orologi. Qual è l’impegno dell’Associazione nell’ambito della sostenibilità ambientale?
Recentemente abbiamo avviato una ricerca per capire come e in che misura i due canali di vendita, online e offline, si differenzino in tema di sostenibilità. Ci interessa sapere quali sono le implicazioni di certe dinamiche di approvvigionamento, di stoccaggio e di vendita, e poter caratterizzare i due canali anche in funzione dei diversi processi. Si tratta di un’indagine che non è mai stata realizzata nel nostro settore e che ci permetterà di comprendere al meglio gli impatti ambientali del comparto. I risultati saranno pronti alla fine del mese di aprile.

Quali sono le tendenze che abbracciano il tema dell’eco-design nell’ambito degli orologi elettronici?
Assorologi rappresenta diversi marchi, alcuni dei quali hanno nei loro cataloghi anche orologi connessi che, come ben sappiamo, costituiscono più un punto di forza dei marchi di elettronica che non di quelli di orologeria. Nel nostro portfolio di case produttrici sono, invece, meglio rappresentati gli orologi elettronici al quarzo che sono un vero e proprio patrimonio dell’orologeria fin dall’inizio degli anni Settanta. L’eco-design e l’eco-industrializzazione sono evidentemente aspetti fondamentali per tutto il settore che studia i materiali, il packaging e i consumi: priorità che oggi si danno tutte le aziende.

Parlando di smartwatch e similari, complici le loro piccole dimensioni, spesso queste apparecchiature una volta che non sono più utilizzate vengono abbandonate in un cassetto o, peggio, gettate in modo improprio. Crede che sia necessaria una maggiore sensibilizzazione su queste tematiche? Se sì, con quali strumenti?
In realtà, noi di Assorologi non abbiamo evidenze del fatto che i prodotti elettronici del nostro mondo, una volta arrivati a fine vita, vengano gettati in modo improprio. Esistono orologi al quarzo di fascia bassa che hanno comunque parti intercambiabili: a fine vita arriva la batteria, non il prodotto. Credo che l’orologeria sia uno dei settori economici più sostenibili, proprio per il fatto che è estremamente difficile che qualcuno preferisca buttar via un orologio rotto o con le batterie scariche piuttosto che farlo riparare o cambiargli le pile. Il grande valore del nostro mondo è quello di non contribuire all’inquinamento e al peggioramento dei temi della sostenibilità.

 

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