“Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”

“Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”

Il 13 giugno 2023 si è tenuto a Roma l’evento di presentazione del terzo Bilancio di Sostenibilità di Erion. Al centro della giornata c’è stato il tema delle Materie Prime Critiche, esplorato nel nuovo Studio di The European House – Ambrosetti per Erion che aggiorna, e integra, quello realizzato nel 2022, anche alla luce del “Critical Raw Materials Act” della Commissione Europea

“Come Sistema Erion sentiamo l’esigenza di presentare il nostro Bilancio di Sostenibilità. Credo che sia molto interessante rendicontare il lavoro di un anno dal punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Noi siamo Innovazione, in quanto rappresentiamo un sistema multi-consortile capace di garantire ai Produttori efficacia rispetto alla gestione di vari aspetti relativi alla loro Responsabilità Estesa”. È stato l’intervento di Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization, a dare il benvenuto a tutti gli ospiti di “Materia Viva. Le sfide de Critical Raw Materials Act per un futuro sostenibile”, l’evento organizzato da Erion il 13 giugno 2023 a Roma per presentare il Bilancio di Sostenibilità 2022.

 

I numeri di Erion nel 2022
L’evento, ospitato nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio, ha riunito oltre 150 stakeholder del Sistema per un confronto su alcuni dei temi più caldi del settore, a partire dalle performance del Sistema nel 2022.  Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization, ha aperto i lavori con una relazione introducendo il tema delle Materie Prime Critiche, per poi arrivare ai numeri più importanti relativi alle attività di ECO e dei Cinque Consorzi del Sistema: Erion WEEE, Erion Professional, Erion Energy, Erion Packaging ed Erion Care. “Il rapporto annuale è frutto di un lavoro molto dettagliato di analisi dei numeri. Sono indicazioni che richiedono tempo e risorse per essere portate a voi. Anche il 2022 ha fatto segnare risultati notevoli in quanto a quantitativi di rifiuti raccolti, a benefici ambientali ed economici, e a contributi per lo sviluppo dell’economia circolare”, ha spiegato Bonato. Nel 2022 Erion ha gestito su tutto il territorio italiano 257.705 tonnellate di E-Waste di cui 246.246 tonnellate di RAEE Domestici (il 68% del totale nazionale), 10.092 tonnellate di Rifiuti di Pile e Accumulatori e 1.367 tonnellate di RAEE Professionali. Grazie al lavoro di Erion, è stato possibile recuperare e reimmettere nei cicli produttivi 220.224 tonnellate di Materie Prime Seconde (pari a circa l’89 del totale RAEE Domestici gestiti), di cui 125.501 tonnellate di ferro (quantità necessaria per costruire 17 Tour Eiffel), 35.571 tonnellate di plastica (pari a 13 milioni di sedie da giardino), 5.571 tonnellate di rame (equivalenti al rivestimento di 60 Statue della Libertà) e 5.164 tonnellate di alluminio, necessarie per produrre oltre 323 milioni lattine. Un lavoro efficiente che ha permesso, inoltre, di evitare l’immissione in atmosfera di quasi 1,8 milioni di tonnellate di CO2eq (corrispondenti alle emissioni prodotte da un’auto che percorre circa 200 mila giri intorno all’equatore), e di risparmiare 380 milioni di kWh (pari al consumo medio di energia elettrica di circa 140 mila famiglie italiane in un anno).

 

“Vi avevamo detto che restare fermi, per noi di Erion, non era un’opzione; che avremmo continuato a fare strada, rimanendo fedeli agli elementi costitutivi del nostro DNA: concretezza, evoluzione, autorevolezza e determinazione. Così è stato…”

Guarda il video completo.

 

L’aggiornamento dello Studio di Ambrosetti
Nel 2022 The European House – Ambrosetti insieme a Erion ha realizzato uno Studio dedicato al tema elle Materie Prime Critiche (CRM). Oggi, anche alla luce del conflitto Russo-Ucraino e della crescente contrapposizione tra blocco occidentale e orientale, le CRM sono una delle priorità chiave dell’Agenda politica nazionale ed europea”, ha detto Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti, presentando lo Studio dal titolo “Le opportunità per la filiera dei RAEE all’interno del Critical Raw Materials Act. “Le Materie Prime Critiche sono elementi imprescindibili di nove tecnologie chiave che rientrano in quattro settori strategici per il futuro: Energie rinnovabili, Mobilità elettrica, Digitale, Difesa e Aerospazio. Il tema è vitale per l’Europa che, per un terzo delle CRM censite, dipende totalmente dalle importazioni i Paesi terzi. La dipendenza, unita alla crescente domanda e alla rilevanza di tali Materie per il settore produttivo, rende vulnerabili le catene del valore”, ha spiegato Tavazzi. L’esperto ha inoltre ricordato che: L’Europa ha attualmente censito 34 Materie Prime Critiche, mentre erano solamente 14 nel 2011. Su questo perimetro allargato va ad inserirsi il Critical Raw Materials Act (CRMA) con l’obiettivo di definire un quadro normativo per garantire un approvvigionamento più sicuro, diversificato e sostenibile delle CRM, rafforzando la circolarità all’interno della catena del valore”. Un passo fondamentale se si pensa che la produzione industriale italiana dipende, infatti, per 686 miliardi di euro (pari al 38% del PIL al 2022) da Paesi terzi per l’approvvigionamento dei materiali strategici. Uno scenario che mette in evidenza criticità e rischi se si pensa che, in un solo anno, tale esposizione è cresciuta del 22% (nel 2021 erano 564 miliardi di euro con un’incidenza complessiva sul PIL di circa il 33%). “Se per l’Europa questi temi sono vitali – ha aggiunto Tavazzi – per l’Italia lo sono ancor di più. Siamo il primo Paese nell’Ue-27 per incidenza delle Materie Prime Critiche sulla produzione industriale”.

 

La riflessione degli esperti
La tavola rotonda, moderata da Emilio Cozzi, Giornalista, Autore e divulgatore scientifico, ha riunito importanti esperti della sostenibilità e dell’economia circolare. Barbara Clementi, Dirigente Divisione III – Energie rinnovabili del MIMIT, ha illustrato il lavoro del tavolo nazionale sulle Materie Prime Critiche: “Un team interistituzionale che riunisce i principali attori coinvolti nel mondo delle CRM e che ha obiettivi sfidanti affidati a quattro gruppi di lavoro denominati, rispettivamente Fabbisogni, Mining, Ecodesign e Urban Mining”. Claudia Brunori, Vicedirettore per l’Economia Circolare di ENEA, ha messo in evidenza il fenomeno della mancanza di impianti di trattamento RAEE in grado di garantire il riciclo di CRM. “Un caso che non riguarda solo l’Italia, ma che si estende a tutti gli Stati dell’Ue. Per produrre CRM abbiamo bisogno di impianti più piccoli basati su tecnologie idrometallurgiche”. Per Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE: “Quando, sui RAEE, l’Italia raggiungerà i volumi di raccolta dei principali Paesi europei, contribuirà per il 25% al fabbisogno di Materie Prime Critiche. Come ci arriviamo? Il primo passo è comunicare, perché gli italiani non sanno cosa sono i RAEE e come si fa la raccolta differenziata di questi rifiuti; il secondo è semplificare e amplificare le modalità e i loghi di raccolta; il terzo passo è rendere la normativa italiana sui RAEE praticabile e semplice. Abbiamo bisogno, infine, di controlli su tutta la filiera per limitare le azioni illecite o illegali”. Pier Luigi Franceschini, Innovation Hub Director, EIT RawMaterials CLC South, ha evidenziato come in Europa ci si stia muovendo troppo lentamente sul tema delle Materie Prime Critiche, ricordando l’operato dell’European Raw Materials Alliance (ERMA). “A livello globale – ha detto Franceschini – entro il 2030, avremmo bisogno di 2,5 tonnellate di carbonato di litio, delle quali 800 mila solo in Europa. Se i progetti identificati da ERMA fossero implementati, potremmo arrivare a soddisfare fino al 40% della domanda europea di litio”.

 

Il “grazie” del MASE e l’approfondimento di ENEA
Al termine della tavola rotonda, Silvia Grandi, Direttore Generale della Direzione Economia Circolare del MASE, ha ringraziato Erion per la sua azione e la scelta di presentare il proprio Bilancio di Sostenibilità. “Il tema – ha detto Grandi – è integrato con politiche come quella della certificazione che ci suggerisce di andare oltre i numeri per dirigerci verso modelli capaci di offrire una visione completa del Sistema Italia. Alla fine, non è il risultato, ma il percorso che conta, non solo per le aziende, ma anche per le amministrazioni pubbliche”. In chiusura dei lavori, Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA, è ritornato sugli scenari geopolitici riguardanti le Materie Prime Critiche affrontando il tema della dipendenza dalla Cina: “Un Paese – ha dichiarato Morabito – che ha sviluppato una politica industriale aggressiva. Lo si nota, soprattutto, se si guarda al settore della mobilità elettrica che ha necessità di litio, cobalto e grafite: materiali che importiamo, rispettivamente da Australia, Repubblica Democratica del Congo e Cina. Il litio australiano – ha precisato Morabito – viene lavorato in Cina, che detiene il 70% della produzione mondiale di litio raffinato. Sulle 17 miniere di cobalto in RDC ben 15 sono cinesi. Lo strumento per garantire l’indipendenza si chiama Critical Raw Materials Act che, però, dev’essere molto più ambizioso quando stabilisce che almeno il 15% delle CRM deve venire da attività di recupero e riciclo. Credo che questa percentuale debba essere molto più elevata”.

 

Rivedi on-demand l’evento del 13 giugno 2023.

“Il Regolamento europeo degli Imballaggi non dimentichi l’importanza del riciclo”

“Il Regolamento europeo degli Imballaggi non dimentichi l’importanza del riciclo”

Intervista a Roberto Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging, sulla proposta di Regolamento Europeo presentata dalla Commissione il 30 novembre 2022

Il futuro del packaging punterà sul riutilizzo invece che sul riciclo? È questa la domanda che, da otto mesi, accompagna, in Italia e all’estero, il dibattito sulla proposta di Regolamento europeo sugli imballaggi e rifiuti di imballaggi, presentata dalla Commissione il 30 novembre del 2022. Il pacchetto di misure, attualmente in discussione al Parlamento, si propone di apportare una profonda revisione all’attuale normativa che regola il settore di uno dei prodotti di uso comune più diffusi. “In media, ogni europeo, produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all’anno” sostiene la Commissione, ricordando che, negli ultimi 10 anni, tale tipologia di rifiuti è aumentata di oltre il 20% e aggiungendo che, in mancanza di un’azione di limitazione dei consumi, entro il 2030 l’Ue potrebbe registrare un ulteriore incremento del 19%, che arriverebbe al 46% nel caso di quelli in plastica.

Uno scenario, questo, che la Commissione vorrebbe scongiurare con un Regolamento che, in linea con il piano d’azione per l’economia circolare del Green Deal europeo, punti al triplice obiettivo di prevenire i rifiuti di imballaggio, promuovere il riutilizzo e la ricarica e rendere tutto il packaging riciclabile entro il 2030. In questa direzione si muove il disegno di legge che, nei 65 articoli che lo compongono, regola, per la prima volta, tutto il ciclo di vita degli imballaggi, comprendendo aspetti fondamentali, tra cui: gli obiettivi di riduzione, riutilizzo e riciclaggio; l’etichettatura ambientale; i requisiti di ecodesign; i sistemi di restituzione e raccolta; il contenuto riciclato minimo nei prodotti di plastica; la restrizione sul livello di concentrazione di sostanze pericolose negli imballaggi; la tracciabilità dei materiali nell’intera catena di fornitura.

Il nodo al centro del dibattito è costituito dall’impostazione del Regolamento che, secondo alcuni, sarebbe sbilanciato a favorire la pratica del riutilizzo degli imballaggi, a discapito di quella del riciclaggio. “Un passo indietro” per l’Italia, secondo il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin che, lo scorso novembre, aveva ricordato la leadership italiana nella “classifica degli Stati membri dell’Unione europea per tasso di riciclo di tutti i rifiuti”.

Sul tema, ErioNews ha intervistato Roberto Magnaghi, Direttore Generale di Erion Packaging, il Consorzio dedicato alla gestione dei rifiuti di imballaggio correlati ai prodotti tecnologici.

 

La contrapposizione tra riutilizzo e riciclo dei Rifiuti di Imballaggi è un tema reale?
In Italia, la proposta di Regolamento ha provocato una levata di scudi generalizzata che ha coinvolto diversi importanti attori istituzionali e industriali, dal Ministero alle associazioni di categoria. I contenuti più contestati sono quelli che spingono molto sulla prevenzione e sul riutilizzo dei Rifiuti di Imballaggi, azioni al vertice della gerarchia europea dei rifiuti, ma fino ad oggi meno considerate rispetto al riciclaggio. Nell’ansia di recuperare questo gap e ristabilire l’ordine delle cose, la Commissione ha pensato a due misure mai entrate nella normativa: ovvero la definizione di obiettivi specifici per la riduzione dell’immesso al consumo e del riuso del packaging. È bene ricordare, però, che senza il riciclo non è possibile chiudere il cerchio e alimentare con Materie Prime Seconde nuovi cicli produttivi. In Erion questo tema è molto sentito in relazione ai RAEE, ma vale anche per gli imballaggi che sono composti da materiali fondamentali come legno, plastica e carta.

La bozza della Commissione propone che, dal primo gennaio 2030, il 90% dei grandi elettrodomestici dovrà essere messo in commercio con “imballaggi di trasporto riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo”. È un obiettivo raggiungibile?
È un target davvero sfidante e, in qualche modo, difficilmente raggiungibile. Il riutilizzo dei grandi bianchi al 90% va a impattare su tutto il sistema di produzione e distribuzione di questi prodotti che non è solamente nazionale, ma europeo e mondiale. Si pensi a che cosa possa comportare riportare l’imballaggio di un grande elettrodomestico nel suo luogo di origine, in un impianto di produzione in Polonia, in Spagna, in Germania o nel Far East, per poi riutilizzarlo per il trasporto di un nuovo prodotto in un altro Paese. Ci sono delle ovvie difficoltà tecniche, logistiche, di standardizzazione, di produzione e di distribuzione. Attuare, entro il 2030, un sistema che garantisca il 90% di riutilizzo di packaging come pallet in legno, film plastico, polistirolo, cartone, è davvero complicato. Si parla di modificare, nell’arco di pochi anni, la struttura produttiva di un intero settore in funzione di un ipotetico vantaggio ambientale.

La Commissione sostiene che, entro il 2030, le misure proposte dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto alle 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate se la legislazione non fosse modificata. Inoltre, il consumo di acqua diminuirebbe di 1,1 milioni di metri cubi e i costi dei danni ambientali per l’economia e la società si ridurrebbero di 6,4 miliardi di euro rispetto allo scenario di base per il 2030.
Sappiamo che sono state messe in atto valutazioni LCA sui vantaggi ambientali dei sistemi di riutilizzo e riciclo, tuttavia qualche dubbio rimane. Mi chiedo come si possa considerare ambientalmente sostenibile far girare mezzi per tutto il mondo al solo fine di riportare gli imballaggi nei luoghi di produzione e poi rispedirli nuovamente a un nuovo acquirente. Credo che sia il caso di fare ulteriori valutazioni in merito, ammesso e non concesso che ne siano state già fatte in precedenza.

Per imballare le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche è necessario seguire dei sistemi complessi che, oltre a determinate specifiche tecniche, si basano su materiali diversi: dai pallet di legno agli involucri di plastica. Come è possibile garantire un riutilizzo efficiente del packaging in questi casi?
Potrebbe essere un’operazione fattibile a patto di avere imballaggi standardizzati, ovvero riutilizzabili in maniera semplice, replicabile e poco impattante sulle filiere di reverse logistic. Definire uno standard a livello europeo prevede, però, un iter lungo e complesso che, spesso, si rivela non praticabile. Inoltre, c’è da considerare la varietà delle marche e dei modelli dei prodotti. Nel caso delle AEE, non è detto che il packaging di un frigorifero sia adatto a trasportarne un altro, ed è ovvio che non si possono produrre elettrodomestici tutti uguali. Gli aspetti di marketing sono mossi dalla domanda del consumatore che, a sua volta, porta a prodotti e a packaging differenti.

La Commissione ha proposto un Regolamento invece di una Direttiva. È un vantaggio?
A differenza del Regolamento, direttamente applicabile agli Stati membri, la direttiva dev’essere recepita a livello nazionale, seguendo quelle che sono le indicazioni europee. A volte, il recepimento viene interpretato come un vantaggio per l’industria del Paese. Nel caso degli imballaggi, questa prassi si è apparentemente ribaltata anche nel recente passato, fissando obiettivi più sfidanti rispetto a quelli richiesti dall’Europa (vedi il caso del legno). Nel contempo tali obiettivi hanno fatto da volano a risultati ambientalmente ancora più di rilievo, rispetto anche ad altri Paesi Europei. Una Direttiva Europea è in sintesi uno strumento più flessibile, che consente di valorizzare al meglio le caratteristiche specifiche di un Paese, garantendo nel contempo migliori performance.

Come si inserisce Erion Packaging in questi cambiamenti? Quali servizi offrirà ai propri Soci in quest’ottica?
Abbiamo pensato a tre azioni specifiche: uno stretto monitoraggio dell’iter normativo, la partecipazione alle richieste di pareri e audizioni; l’allineamento con i nostri soci rispetto a tutte le novità sul tema. Inoltre, quando il Regolamento sarà approvato, Erion Packaging sarà in prima fila sul versante della compliance, del riutilizzo e del raggiungimento degli obiettivi.

Etichettatura ecologica e durabilità dei prodotti: cosa ne pensano i consumatori?

Etichettatura ecologica e durabilità dei prodotti: cosa ne pensano i consumatori?

La vita media dei prodotti è diminuita negli ultimi decenni. Ma quali sarebbero le implicazioni dell’introduzione di un’etichetta sulla durabilità? Per capirlo un gruppo di ricercatori ha esaminato la letteratura esistente sull’etichettatura ecologica, esaminando le percezioni dei consumatori

L’estensione del ciclo di vita dei prodotti rappresenta una delle strategie più efficaci per raggiungere un modello di economia circolare. Sebbene la domanda di prodotti più duraturi e facilmente riparabili sia in aumento, non è ancora chiaro se i consumatori siano pienamente in grado di identificare tali prodotti, né se siano disposti a pagare di più per acquistarli.

Il tema è al centro dello studio “Percezione dei consumatori sulla durata dei prodotti e sull’etichettatura: Implicazioni per l’introduzione di un’etichetta sulla durabilità”, nel quale gli autori hanno passato in rassegna la letteratura esistente sull’uso dell’etichettatura, esaminando le percezioni dei consumatori.

Etichettatura e percezione dei consumatori

C’è un consenso crescente sull’importanza di estendere la vita dei prodotti, in particolare di quelli che hanno un forte impatto ambientale in termini di estrazione di risorse e di produzione.

Tuttavia, secondo quanto emerge da diversi studi, la vita di un numero crescente di prodotti è effettivamente diminuita negli ultimi decenni. Tra gli strumenti politici da utilizzare per influenzare la durata della vita dei prodotti, rientrano proprio le iniziative di etichettatura, volte ad informare i consumatori sulla durata prevista dei prodotti e sulle riparazioni, ad esempio nell’ambito del regolamento quadro sull’etichettatura energetica (regolamento UE 2017).

Le etichette ecologiche sono l’unico strumento in grado di fornire ai consumatori, informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti che stanno acquistando. Ma, stando a quanto emerso dalla ricerca comparata di Leonidas Milios e Carl Dalhammar, diversi studi dimostrerebbero che i consumatori possono essere confusi dalla diversità e dalla mole di informazioni attualmente in circolazione.

L’efficacia dell’etichettatura ecologica dipende, dunque, sia dal modo in cui vengono presentate le informazioni, sia dalla capacità dei consumatori di comprenderle e di agire di conseguenza. Inoltre, a prescindere dalla ricettività delle informazioni presentate, il marchio ecologico deve essere in grado di evitare il fenomeno del greenwashing.

Leggi anche: Moda e greenwashing, Greenpeace: “Così i brand mascherano il fast fashion con le etichette verdi”

Percezione dei consumatori sulla durata dei prodotti

La nozione di durata di un prodotto è rappresentata principalmente da due fattori: il tempo che i consumatori si aspettano che un prodotto duri prima di rompersi e il tempo che i consumatori vogliono che un prodotto duri prima di smaltirlo o sostituirlo. Queste due caratteristiche – durata funzionale e la volontà di conservarlo – influenzano gli atteggiamenti dei consumatori e, in ultima analisi, influiscono sulla durata effettiva dell’uso di un prodotto.

L’analisi ha identificato poco più di dieci studi sulla percezione dei consumatori e sulla loro disponibilità a pagare per prodotti durevoli e di lunga durata. Dall’analisi di questi studi sono emersi alcuni temi generali e una serie di prerequisiti da soddisfare per un’efficace implementazione del sistema di etichettatura.

Innanzitutto, la visualizzazione di informazioni sulla durata di un prodotto influenza positivamente la decisione di acquisto dei consumatori e la conseguente disponibilità a pagare un prezzo più alto per quel prodotto. È importante che i consumatori si fidino del marchio ecologico. E per creare fiducia, è essenziale coinvolgere un’organizzazione terza indipendente dal punto di vista commerciale e una serie di stakeholder rilevanti.

Messaggi semplici e informazioni sulla durata di un prodotto

In secondo luogo, è fondamentale che i consumatori possano riconoscere e comprendere l’etichetta e il suo messaggio. Un aspetto critico è l’eliminazione di ogni potenziale incertezza sul significato dell’etichetta o sull’autorità che l’ha rilasciata. In generale, i consumatori sono in grado di riconoscere e accettare meglio etichette ecologiche semplici e dirette.

Le informazioni sulla durata aumentano la percezione della qualità di un prodotto, e sono generalmente preferibili alle informazioni sulla riparabilità. La durata è, infatti, tra i primi tre attributi di un prodotto che influenzano positivamente le decisioni di acquisto.

Il modo più appropriato per esprimere la durata di un prodotto non è attraverso il numero di anni, poiché ciò potrebbe confondere i consumatori in relazione alla garanzia legale. Un approccio più adeguato sarebbe quello di utilizzare il “numero di ore di funzionamento”.

Inoltre, anche il design delle etichette ecologiche può influire direttamente sulla loro comprensione e quindi sulla loro affidabilità. La combinazione di elementi testuali e grafici nell’etichetta suscita una maggiore efficacia e disponibilità a pagare.

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di Lucia Guarano

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Imballaggi in carta: l’illusione della sostenibilità diventa packaging

Imballaggi in carta: l’illusione della sostenibilità diventa packaging

Diversi studi sottolineano che la carta, rispetto alla plastica, conferisce al packaging un aspetto più sostenibile. Ma è davvero sempre così?

La plastica contenuta negli imballaggi delle merci di largo consumo è un problema ormai conosciuto da tempo. Mentre il riciclo non riesce a tenere il passo con la produzione, una enorme quantità di questi materiali di scarto si accumula, anno dopo anno, tanto nelle discariche quanto nell’ambiente provocando disastri alla fauna marina, ai terreni coltivabili e all’ambiente circostante. Situazione che ha generato una coscienza civile nei consumatori che guardano sempre più in maniera negativa all’acquisto di questi prodotti, generando nelle aziende la preoccupazione della ricerca di una soluzione. Ma la soluzione in moltissimi casi nasconde e aumenta il problema.

Imballaggio in carta? È percepito come più sostenibile

Capita spessissimo infatti che l’imballaggio in plastica non venga sostituito, ma che a questo venga aggiunto un altro involucro in carta o cartone con l’obiettivo di dare una diversa e “sostenibile” percezione al consumatore finale. L’utente quindi acquisterà il prodotto pensandolo più “green” e con minore impatto sull’ambiente visto che si tratta di carta, senza considerare che sotto quel packaging ne troverà un altro, in plastica. Esistono una serie di ricerche – otto diversi studi riportati dalla Harvard Business Revew – con oltre 4.000 partecipanti provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi, che riportano i comportamenti dei consumatori e le loro abitudini. Da questi studi si evince che chi compra percepisce l’imballaggio di un prodotto come più rispettoso dell’ambiente se ha uno strato aggiuntivo di carta (anche se sotto è di plastica), rispetto a chi vede e deve acquistare un prodotto uguale visibilmente confezionato in una confezione di plastica identica, ma senza la carta.

Ovviamente non è sempre così e ci sono anche aziende virtuose che lavorano alla riduzione della plastica negli imballaggi. Unilever, ad esempio, si è impegnata a dimezzare il suo utilizzo di plastica non riciclata entro il 2025, mentre la catena di supermercati britannica Tesco ha lanciato un’iniziativa di imballaggio sostenibile per ridurre la sua impronta annuale di 1,5 miliardi di pezzi di plastica (ovviamente aspettiamo di vedere i risultati di questi impegni). Il problema del sovra imballaggio è comune, per esempio, alla stragrande maggioranza delle confezioni di dentifricio: al necessario involucro di plastica aggiungono un cartone, e alle volte altra plastica che contiene tubetto e spazzolino. Una follia, inutile, dannosa e antieconomica.

Leggi anche: Regolamento imballaggi, la bocciatura della commissione Politiche Ue del Senato

 

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“Sette europei su dieci sono preoccupati per l’aumento degli imballaggi di carta e cartone”

“Sette europei su dieci sono preoccupati per l’aumento degli imballaggi di carta e cartone”

Sondaggio YouGov per l’associazione Fern: 6 mila intervistati totali in Germania, Francia, Svezia, Italia e Finlandia. Secondo Fern, la proposta di regolamento sugli imballaggi sarebbe “a rischio annacquamento”

Secondo un sondaggio YouGov condotto per l’associazione europea Fern (che si occupa di protezione delle foreste e dei diritti delle persone che da esse dipendono) un’ampia maggioranza degli europei (oltre il 70%) è preoccupata per l’aumento degli imballaggi in carta e cartone. Dopo i risultati della nostra survey sullo sfuso (leggi qui) un altro segnale contro l’overpackaging.

“Questo sondaggio – commenta Hannah Mowat, Campaigns Coordinator di Fern – dimostra che i consumatori europei sono molto più avanti dei loro politici quando si tratta di rifiuti di imballaggi di carta”.

I risultati

Più di sette persone su dieci tra quelle che hanno partecipato al sondaggio di YouGov commissionato da FERN e condotto in Germania, Francia, Svezia, Finlandia e Italia sono allarmate per l’aumento del consumo di imballaggi. Per poco meno di sei cittadini su dieci, la preoccupazione è legata agli effetti che questa crescita ha sulla foreste. L’Italia è uno dei Paesi dove questa preoccupazione è maggiore. Rispetto alla media del 58%, infatti, in Italia è il 67% del campione a dichiararsi allarmato per la salute delle foreste, a fronte del 64% francese, del 57% Tedesco, del 55% svedese e del 44% finlandese.

Un terzo circa di chi ha partecipato al sondaggio europeo (30%) è preoccupato per le quantità crescenti di rifiuti di imballaggi in carta da dover gestire.

Una seconda domanda del sondaggio ha riguardato le responsabilità di ridurre l’uso di imballaggi in carta e cartone e i loro rifiuti. Il 25% del campione ritiene che questa responsabilità ricada sulle spalle dei singoli consumatori, il restante e largamente maggioritario 75% (tre intervistati su quattro) pensa invece che la riduzione degli imballaggi sia responsabilità dei governi. In Italia è l’82% delle persone interpellate a chiedere che la riduzione dei consumi fosse limitata per legge.

Le interviste sono state effettuate online da YouGov, tra l’11 e il 17 aprile, su un campione totale di circa 6.000 persone, di cui circa 2.000 in Germania e 1.000 negli altri Paesi (1100 in Italia). I riultati, spiega Fern, ”sono rappresentativi di tutti gli adulti” nei rispettivi Paesi.

Leggi anche: Regolamento Ue sugli imballaggi, la Commissione alleggerisce qualche target ma tira dritto sui principi

 

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Regolamento imballaggi, la bocciatura della commissione Politiche Ue del Senato

Regolamento imballaggi, la bocciatura della commissione Politiche Ue del Senato

La 4° Commissione del Senato ha approvato la risoluzione messa a punto dal presidente Terzi di Sant’Agata (FdI): la proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio della Commissione europea “non rispetta i principi di sussidiarietà e di proporzionalità”

La proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio presentata dalla Commissione non rispetta i principi (fondativi della legislazione europea) di sussidiarietà e proporzionalità. Una sonora bocciatura contenuta nella risoluzione approvata ieri (coi voti contrari delle opposizioni) dalla Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, che, per questo, intende adottare sulla proposta un parere motivato.

A spiegare questo giudizio – arrivato dopo numerose audizioni – soprattutto lo sbilanciamento ravvisato dalla Commissione verso il riutilizzo a scapito del riciclo, di cui l’Italia è campione in Europa; la scelta dello strumento legislativo del regolamento piuttosto che di una direttiva; una valutazione di impatto giudicata insufficiente e un eccessivo ricorso ad atti delegati.

Ricordiamo che, con il Trattato di Lisbona, i parlamenti nazionali possono inviare alle istituzioni europee pareri motivati in merito alla conformità al principio di sussidiarietà di ciascun progetto di atto legislativo dell’UE (cosiddetto allarme precoce o early warning). “Qualora i pareri motivati raggiungano determinate soglie – leggiamo sul sito della Camera dei deputati – il progetto dovrà essere riesaminato e potrà essere confermato, modificato o ritirato. Il Trattato prevede altresì la possibilità di presentare ricorso alla Corte di giustizia per violazione del principio di sussidiarietà”.

Il principio di sussidiarietà prevede che “l’azione da intraprendere a livello dell’Unione europea sia giustificata rispetto alle possibilità offerte dall’azione a livello nazionale, regionale o locale”. È il principio per cui l’Unione europea non interviene se non nei settori di sua esclusiva giurisdizione, a meno che la sua azione non sia considerata più efficace di quella intrapresa al livello nazionale. Il principio di sussidiarietà è strettamente connesso al principio di proporzionalità, secondo cui l’azione intrapresa dall’Unione non deve andare al di là di quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi dei trattati.

Leggi lo SPECIALE | Regolamento Imballaggi

 “Meglio una direttiva”

“La scelta di un regolamento, in sostituzione della direttiva, non appare necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo di armonizzazione delle normative nazionali in materia di imballaggi, ai fini di sostenibilità ambientale e di miglioramento del funzionamento del mercato europeo degli stessi”, si legge nella risoluzione. Mentre il regolamento è un atto giuridico vincolante che deve essere applicato in tutti i suoi elementi da tutti gli Stati membri, la direttiva è un atto che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’UE devono conseguire, ma spetta ai singoli Paesi definire come. Si legge nella risoluzione: “La direttiva (la 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, n.d.r.) consente infatti agli Stati membri di definire a livello nazionale le misure più appropriate per il raggiungimento degli obiettivi e dei target definiti dalle norme europee, tenendo conto delle peculiarità nazionali e consentendo agli Stati più avanzati di perseguire una politica più ambiziosa per quanto riguarda la gestione di imballaggi e rifiuti di imballaggio, mantenendo i sistemi esistenti che già hanno dimostrato la loro efficacia, anche a fronte degli ingenti investimenti pubblici e privati”.

Riciclo penalizzato a vantaggio del riuso

Come già fatto da esponenti del governo, la bozza del regolamento imballaggi viene letta alla luce di una presunta contrapposizione tra riutilizzo e riciclo (non considerando che nell’economia circolare e nella gerarchia europea dei rifiuti convivono, con priorità al primo): in particolare sarebbe il riciclo (e Paesi che come l’Italia nel riciclo sono all’avanguardia) ad avere la peggio. Recita infatti la relazione: “La proposta appare eccessivamente sbilanciata – in chiara violazione del principio di proporzionalità – in favore delle soluzioni di riutilizzo, a discapito delle attività di riciclo, senza fornire un’adeguata evidenza scientifica a sostegno del riutilizzo rispetto al riciclo”. Secondo i firmatari della risoluzione, “il riutilizzo infatti non garantisce sempre il risultato migliore, sul piano della tutela dell’ambiente, della salute e dell’igiene, dovendosi effettuare, caso per caso, valutazioni di fattibilità e sostenibilità economica, lungo l’intero ciclo di vita del prodotto”. Ancora: “Il riutilizzo implica spesso procedure inquinanti connesse con la necessaria sanificazione e sterilizzazione dell’imballaggio e rischia anche ricadute a danno della salute pubblica, soprattutto nel settore dell’alimentazione, in violazione del principio di neutralità tecnologica”.

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Milano, i finalisti del premio Best Packaging in mostra alla Design Week 2023

Milano, i finalisti del premio Best Packaging in mostra alla Design Week 2023

Dal 18 al 23 aprile 2023, l’esposizione “L’etica del packaging: dai nuovi codici grafici al design for all”, sarà allestita dall’Istituto Italiano Imballaggio negli spazi di Via Marsala 3, nel cuore del Brera Design District

Dal 18 al 23 aprile, la Milano Design Week 2023 ospiterà L’etica del packaging: dai nuovi codici grafici al design for all”, la mostra dei concept finalisti del premio Best Packaging organizzato dall’Istituto Italiano Imballaggio.

La mostra
Allestita negli spazi di Archivolto Events in via Marsala, 3, a Milano, l’esposizione racconterà l’evoluzione nostro quotidiano, le tendenze in atto e i nostri comportamenti di consumo , attraverso 14 imballaggi primari e 11 secondari e da trasporto, insieme a 5 progetti proposti da altrettante startup innovative e 3 tesi di dottorato. C’è chi acquista online, chi riutilizza, chi ancora si fa conquistare da immagini e colori delle confezioni, chi preferisce il monomateriale o smaltire tutto con l’umido. La mostra intende, inoltre, entrare nel cuore del modo di progettare contemporaneo, attraverso un calendario di incontri tecnici sulla progettazione, la stampa artistica e lo storytelling di progetti di innovazione di aziende che sono diventate ambasciatrici della Fondazione Carta Etica del packaging.

Gli incontri sul packaging
Il 18 aprile alle ore 15.30 si terrà un Incontro con Erik Ciravegna, ricercatore dell’Università di Bologna, per parlare di “The Good Packaging – Ripensare gli imballaggi in tempi di crisi: implicazioni etiche e approccio sistemico nella progettazione di un oggetto complesso”, cui seguirà una tavola rotonda. Il 20 aprile, invece, sarà la volta di un workshop dedicato alla stampa. Il giorno successivo, 21 aprile, è in programma la cerimonia di premiazione dei vincitori del contest Best Packaging 2023, con la conduzione del comico Diego Parassole.

Perché l’Italia si oppone al regolamento europeo sugli imballaggi?

Perché l’Italia si oppone al regolamento europeo sugli imballaggi?

Presso la Commissione Politiche dell’Unione europea al Senato si è svolta l’audizione che ha messo insieme le ragioni dei comparti industriali che si oppongono alla proposta del regolamento europeo sugli imballaggi. Per il CONAI “il riciclaggio è un’eccellenza italiana che viene incentivata anche dal PNRR”

Si è svolta ieri al Senato, presso la Commissione Politiche dell’Unione europea, l’ audizione sul regolamento europeo sugli imballaggi. L’iniziativa promossa dal Parlamento parte dalla presa di posizione dell’Italia, ufficializzata dal governo Meloni su spinta di un’ampia parte del settore industriale: il nostro Paese è uno dei pochi contrari allo spirito e alle esigenze di un regolamento che, nelle intenzioni delle istituzioni europee, mira a ridurre la produzione di packaging, a promuovere il riutilizzo e la ricarica, ad aumentare  l’uso della plastica riciclata e ad agevolare il riciclaggio degli imballaggi.

L’Italia, come è noto, teme però che con le nuove regole, proposte dalla Commissione europea il 30 novembre 2022 e attualmente in fase di discussione al Parlamento europeo, di perdere il proprio primato sul riciclaggio e sulle bioplastiche: per farlo invita, tra le altre cose, a togliere l’obbligatorietà del deposito su cauzione. Ecco perciò che nell’audizione di ieri sono stati invitati i principali attori di queste filiere:CONAI (Consorzio Nazionale imballaggi), Confcommercio, Giflex, Clean Carbon Conversion, Biorepack (Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile), Confagricoltura, CNA, Confartigianato, FISE Assoambiente, Confindustria Cisambiente, Assobioplastiche, Anfima, Egualia e Confimi.

Un’occasione utile per conoscere più nel dettaglio le ragioni di un comparto che vanta notevoli interessi economici, migliaia di posti di lavoro e una presenza diffusa nei territori.

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Le criticità del Senato sul regolamento imballaggi 

Apre l’incontro la (breve) relazione del presidente della quarta Commissione Giuliomaria Terzi di Sant’Agata. “Sin da subito abbiamo individuato alcuni elementi di criticità nella proposta europea a partire dai principi di sussidiarietà e complementarietà. C’è stata un’interlocuzione pochi giorni fa con la Commissione europea, mentre la relazione del governo individua diverse criticità sull’impianto complessivo della proposta di regolamento. Da parte nostra stiamo lavorando a un documento che mette insieme alcuni punti che non ci convincono, con lo scopo di elaborare un parere motivato – dice il presidente – Nel regolamento europeo sugli imballaggi c’è un ricorso eccessivo agli atti delegati, su aspetti tecnici e sensibili. Riteniamo inoltre discutibile la scelta di non affidarsi a una direttiva, che poteva essere più utile e più flessibile, data anche la notevole spesa pubblica  e privata che questo regolamento comporterà. In terzo luogo c’è la scelta tra riutilizzo e riciclo: già in passato l’Italia ha dimostrato che il riutilizzo non sempre garantisce i risultati migliori in alcune filiere, dall’agroalimentare al turismo fino al commercio al dettaglio e all’intrattenimento. Inoltre il riuso comporta maggiori spese per le piccole e medie imprese”.

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Erion Packaging, al via le attività operative

Erion Packaging, al via le attività operative

Il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Imballaggi ha effettuato i primi ritiri: inviate a riciclo oltre 360 tonnellate di rifiuti tra carta e cartone, plastica e legno

Il 30 gennaio 2023 Erion Packaging – a un mese esatto dal suo riconoscimento come Sistema collettivo da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) – ha avviato ufficialmente le attività operative del Consorzio gestendo la raccolta dei primi flussi di rifiuti di Imballaggi correlati alle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.

Oltre 300 tonnellate di Imballaggi raccolte a febbraio 2023
Nei primi trenta giorni di operatività, chiusi a febbraio 2023, Erion Packaging ha gestito più di 360 tonnellate di Rifiuti di Imballaggi: di cui circa 190 tonnellate di carta e cartone, 20 tonnellate di plastica e 150 tonnellate di legno. Un’attività capillare resa possibile dalla stretta collaborazione del Consorzio con il partner Interzero Italy e a una rete di altri dieci partner commerciali.
“Siamo molto soddisfatti di questo primo mese di attività che rappresenta la nostra entrata ufficiale nella filiera italiana dei rifiuti di imballaggio alla quale siamo certi di poter dare un contributo importante in termini di efficienza e di competitività tra i vari soggetti che vi operano”, ha dichiarato il Direttore Generale di Erion Packaging, Roberto Magnaghi. “Dopo più di un anno e mezzo di attesa del riconoscimento da parte del MASE, siamo ora al lavoro per garantire la più completa compliance normativa ai nostri Produttori e per sostenere il loro impegno ambientale con iniziative rivolte allo sviluppo dell’economia circolare in Italia”.

L’iter di Erion Packaging verso il riconoscimento
Erion Packaging è nato nel luglio del 2020 dopo quasi due anni di lavori iniziati con l’analisi tecnico-legale di fattibilità per la creazione di un Consorzio per i Produttori di Imballaggi. L’iter è poi proseguito con la scelta dei fornitori e la creazione di un team di progetto, specializzato in innovazione e composto da manager qualificati, consulenti giuridici, tecnici e partner. Il 26 maggio 2021 il Consorzio ha inoltrato la richiesta di accreditamento all’allora Ministero della Transizione Ecologica. In attesa della pronuncia ministeriale, Erion Packaging è stato fautore di due particolari iniziative in chiave di economia circolare. La prima è stata la promozione, insieme al magazine EconomiaCircolare.com, del corso di alta formazione “Ecodesign The Future: Packaging edition” dedicato alla pratica e alla cultura dell’eco-progettazione degli Imballaggi per le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche che, da ottobre 2021 a gennaio 2022, ha impegnato 30 studenti e studentesse universitarie, in un programma di 50 ore suddiviso tra lezioni frontali e un workshop progettuale. La seconda è stata la redazione, insieme al partner Interzero Italy, delle “Linee Guida settoriali per l’etichettatura ambientale degli imballaggi delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE)”, strumento messo a disposizione dei Produttori in vista dell’entrata in vigore, dal 1° gennaio 2023, dell’obbligo di etichettatura dei prodotti.

Il 29 dicembre 2022 Erion Packaging è stato ufficialmente riconosciuto dal MASE come “sistema autonomo per la raccolta, recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballaggio, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 221-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”.

L’esperienza e la dedizione sono il nostro punto di forza

L’esperienza e la dedizione sono il nostro punto di forza

Il team Operations di Erion coordina le attività di raccolta e riciclo dei rifiuti gestiti dai Consorzi del Sistema su tutto il territorio nazionale. Come funziona e quali sono le caratteristiche principali di questa squadra? Ce lo racconta in questa intervista Niccolò Nocentini, Operations Manager

Il team Operations di Erion è il gruppo di lavoro incaricato di organizzare e controllare, per tutti i Consorzi del Sistema Erion, ogni aspetto legato all’organizzazione e lo svolgimento dei ritiri di competenza dei Consorzi stessi; lavoro che – nel caso dei rifiuti derivanti dai prodotti elettronici, pile ed accumulatori, imballaggi – permette di assicurarne il corretto riciclaggio e quindi il recupero delle Materie Prime Seconde da re-introdurre in nuovi processi produttivi, secondo i principi dell’economia circolare. Alla guida della squadra c’è Niccolò Nocentini che in questa intervista racconta le attività quotidiane e i punti di forza del suo gruppo di persone.

Il team Operations è l’organo del Sistema Erion interamente dedicato alle operazioni di logistica dei rifiuti. Quali sono i plus che il tuo gruppo garantisce ai Produttori del Sistema?
Il team Operations è una delle aree nevralgiche del Sistema Erion. Non si occupa soltanto dell’organizzazione e del controllo delle operazioni di logistica, ma anche della gestione dei Fornitori che eseguono, per conto dei vari Consorzi, i servizi di gestione dei rifiuti. Per ciascuno dei Consorzi Erion garantiamo che le missioni vengano svolte in modo conforme rispetto ai Livelli di Servizio (LdS) previsti, sia che si tratti di LdS contrattuali tra i Consorzi e i Fornitori, sia di quelli relativi a regolamenti operativi come quello del Centro di Coordinamento RAEE. Inoltre, assicuriamo che tutte le fasi della nostra attività avvengano nel pieno rispetto della normativa ambientale, per sua natura articolata e complessa; queste attività sono garantite sia nell’organizzazione e nel monitoraggio dei Fornitori diretti di logistica e trattamento, come nel caso di Erion WEEE e di Erion Energy, sia con il nostro main contractor, Interzero Italy, per quel che riguarda l’operatività di Erion Professional ed Erion Packaging, Consorzio che è stato appena riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Da quante persone è attualmente composto il team Operations?
Siamo in 11 e ci occupiamo dell’operatività di tutti i nostri Consorzi: Erion WEEE, Professional, Energy, Packaging e Care.

Quali sono i punti di forza del tuo team?
Il primo è sicuramente quello di essere formato da professionisti che lavorano nel settore da molto tempo. Il cuore del team Operations è impegnato, fin dalla nascita di Erion, soprattutto sull’operatività di Erion WEEE, il Consorzio di gestione dei RAEE. Conosciamo e mettiamo in essere quotidianamente, quindi, tutte le buone pratiche necessarie ed abbiamo la consapevolezza di dover gestire un’operatività molto complessa che, nel corso degli anni, è stata sviluppata, migliorata e consolidata; da Ecodom e Remedia, prima; da Erion, poi. L’altro plus del team Operations è quello di avere una dedizione al lavoro che denota, da parte delle ragazze e dei ragazzi del team, una partecipazione davvero sentita e perfettamente in linea con gli obiettivi di Erion. Siamo consapevoli che il nostro lavoro è solo una parte, per quanto centrale, di un Sistema molto più grande. In ogni momento di questo lavoro, dalla predisposizione della reportistica al rapporto quotidiano con i Fornitori, sappiamo di rappresentare Erion; è con questo spirito che portiamo avanti oneri e onori della nostra attività.

Nel bilancio di sostenibilità presentato nel giugno 2022, le nostre persone hanno individuato quattro valori precisi di Erion: concretezza, evoluzione, autorevolezza e determinazione. In quale di questi si riconosce maggiormente il tuo team?
Come team Operations ognuno di questi valori ci rappresenta e ci guida. La concretezza è insita nel nostro lavoro: se non fossimo concreti non potremmo svolgerlo al meglio. L’evoluzione è uno dei tratti a cui siamo chiamati a ispirarci dal momento che, seppur nati nel settore dei RAEE e dei RPA, ci siamo ritrovati a gestire, nel tempo, anche flussi di rifiuti diversi: dobbiamo necessariamente evolvere per portare il nostro know-how anche in questi nuovi settori. Autorevolezza è quello spirito di rappresentanza di cui parlavo prima: se non fossimo autorevoli, non potremmo servire al meglio la mission di Erion e non potremmo contribuire adeguatamente allo sviluppo del Sistema nel quale lavoriamo. La determinazione è rappresentata dalla dedizione del team al suo lavoro. Dobbiamo essere determinati nel sapere chi siamo, e che dobbiamo necessariamente svolgere il nostro lavoro al meglio; questo, perché il Sistema Erion ha un’importanza cruciale per i settori nei quali opera, e quando siamo chiamati a interloquire e confrontarci con i Produttori nostri associati, Fornitori, Competitor, Istituzioni o Consumatori, dobbiamo garantire un’immagine e un’operatività di Erion che sia, ogni giorno, perfetta.

 

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