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L’Italia può fare di più per la finanza sostenibile, specie su pmi e trasparenza

Durante la “Settimana SRI” il Forum per la Finanza Sostenibile ha presentato una serie di ricerche che analizzano i vari attori del mercato ESG: dai risparmiatori ai fondi di investimento fino alle imprese. In Italia si investe più responsabilmente del passato, ma è ancora poco per raggiungere gli obiettivi

La finanza sostenibile, su impulso dell’Unione europea, prende campo anche in Italia. Sono sempre di più i risparmiatori intenzionati a investire eticamente e le banche e i fondi di investimento si adeguano alla domanda. Mentre le aziende si sono rese conto che la sostenibilità non è un costo, ma una risorsa. Così gli investimenti sostenibili e responsabili (SRI) proseguono il loro percorso di crescita all’interno del mercato.

Sebbene ci siano ancora questioni aperte: sia dal lato dei risparmiatori, perché per avere risultati tangibili sull’ambiente è necessaria una maggiore diffusione di investimenti SRI, sia dal punto di vista della aziende e degli investitori istituzionali, che incontrano alcune difficoltà ad adeguarsi alle indicazioni dell’Unione europea. È quanto emerge da una serie di studi, presentati del corso della Settimana SRI del Forum per la Finanza Sostenibile.

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L’effetto della pandemia sulle scelte di investimento

Secondo gli autori di un’indagine realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile, il Covid-19, con i devastanti effetti sull’economia, ha influito direttamente e indirettamente sul mercato SRI perché ha modificato le abitudini finanziarie dei risparmiatori. Non si tratta solamente di una scelta etica. Da quando è iniziata la pandemia, il 35 per cento dei sottoscrittori di prodotti ESG (Enviromental, Social, Governance) ha incrementato la quota di investimenti sostenibili e il 57% pensa di farlo nei prossimi mesi.

Il timore del futuro ha spinto le persone ad accantonare somme più elevate per la propria famiglia (40% degli intervistati). Di conseguenza, è cresciuta l’attenzione all’andamento dei mercati e alla situazione economica globale (28%), ma anche al profilo di rischio degli investimenti, prediligendo quelli a basso rischio (23%). E gli investimenti ESG appartengono proprio a questa categoria: il 64% dei fondi dark green (quelli che più promuovono la sostenibilità) ha un rating compreso tra AAA e AA.

Nella percezione dei cittadini, nuovi shock esogeni, legati ad esempio al clima, potrebbero mandare in fumo risparmi indispensabili di fronte a una nuova crisi economica. Non solo. La pandemia ha mostrato con lampante evidenza quanto l’ambiente sia interconnesso alla salute e alla responsabilità sociale. E infatti, “l’attenzione dei risparmiatori, in precedenza focalizzata principalmente sulle tematiche ambientali, si è spostata anche su aspetti della sfera sociale come la salute, i diritti dei lavoratori, il welfare”, fa notare Roberto Grossi di Etica Sgr. Integrare maggiormente la sostenibilità ambientale, sociale e di governance tra i criteri che guidano le scelte strategiche delle aziende, per quasi la metà degli intervistati, è perciò una scelta che può contribuire a una ripresa più rapida.

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Risparmiatori, in quanti conoscono gli investimenti sostenibili

Nel processo di sviluppo verso una finanza sostenibile, è proprio la massa dei singoli risparmiatori a svolgere una funzione propulsiva. E non poteva essere diversamente per un’idea di finanza in cui è chi investe a valutare eticamente dove mettere il proprio denaro. Insomma, la sensibilità a queste tematiche sta aumentando e i risparmiatori si comportano coerentemente.

Sempre secondo l’indagine del Forum per la Finanza Sostenibile, oggi il 77% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili: il 20% in più rispetto al 2019. Ma sono ancora troppo pochi. Solo il 18% degli intervistati ha già scelto questo tipo di prodotti finanziari, sebbene siano il 4% in più rispetto all’indagine del 2019.

A rallentare la diffusione di investimenti ESG contribuisce soprattutto la modesta formazione finanziaria di gran parte dei risparmiatori. Appena il 30% degli intervistati dichiara di conoscere nel dettaglio le proprie attività̀ finanziarie e solo il 53% ritiene di informarsi regolarmente sull’andamento dell’economia e dei mercati. Per questo “occorre sostenere questo interesse aiutandoli a migliorare le loro conoscenze”, sostiene Simone Pizzoglio dell’azienda di ricerche di mercato BVA Doxa.

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di Tiziano Rugi

 

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