Circonomia 2022, dall’11 maggio al 24 settembre in programma ad Alba

Circonomia 2022, dall’11 maggio al 24 settembre in programma ad Alba

Il festival dell’economia circolare e della transizione ecologica, di cui Erion è partner, ospiterà più di 20 eventi e oltre 120 ospiti

L’11 maggio è stata presentata ad Alba l’edizione 2022 di Circonomia, il festival dell’economia circolare e della transizione ecologica, che si svolgerà dall’11 maggio al 24 settembre e di cui Erion è partner.

Oltre 120 ospiti italiani e internazionali
Sul palco della sala convegni di Palazzo Banca d’Alba, title sponsor dell’iniziativa, i due direttori artistici Roberto Cavallo e Roberto Della Seta hanno svelato l’ampio cartellone della rassegna, arrivata quest’anno alla sua settima edizione, che per i prossimi mesi riunirà oltre 120 ospiti italiani e internazionali intorno al grande tema dell’economia del futuro. “Il programma – ha detto Cavallo – si articolerà per tutti e tre i mesi del festival tra i consueti talk del mercoledì e gli eventi in presenza. Cominceremo proprio stasera con il talk dal titolo “Lo sport e la sostenibilità”, un incontro dedicato non solo al 2021, anno ricco di successi sportivi per l’Italia, ma anche ai preparativi per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina che saranno votate al tema della sostenibilità”.

Gli altri appuntamenti di maggio
“Agricoltura Circolare – Farm to Fork” sarà il titolo del talk, dedicato all’agricoltura sostenibile, che si terrà mercoledì 18 maggio alle 18. Una settimana dopo, mercoledì 25 maggio, sempre alle 18, gli ospiti di Circonomia rifletteranno sul funzionamento dell’economia circolare in carcere come strumento di reinserimento sociale, nel corso dell’evento “ReMade in Carcere – nuova vita per oggetti e persone”. Un ampio approfondimento sulla crisi climatica e la necessaria risposta da parte di governi e cittadini, animeranno i due panel previsti per giovedì 26 maggio. Si parte alle 18 con “Il patto di Glasgow: a che punto siamo?”. “Glasgow è stata la sede dell’ultima Conferenza delle Parti – ha ricordato Della Seta –. Il mondo attualmente è in mezzo a un guado sulla grande sfida del clima su cui l’Europa si schiera in prima linea”. Alle 21, sarà la volta del talk “L’ecologia è progressista?” che ruoterà intorno al confronto fra i due libri “Ecologista a chi?” dello stesso Della Seta e “La conquista dei diritti” di Emanuele Felice. Giovedì 27 maggio, dalle ore 10, si terrà uno degli eventi più attesi del festival: il “Corso per Giornalisti – L’Ecologia delle Parole”, pensato per la formazione dei comunicatori ambientali e che quest’anno sarà dedicato al macro-tema del greenwashing. Gli appuntamenti di maggio termineranno con una serie di appuntamenti previsti per venerdì 27 maggio e sabato 28. La prima giornata, ore 18, si aprirà con il vernissage della mostra dell’artista catalano Joan Crous “L’Arte e la sfida del cambiamento climatico”, al quale seguirà, alle 21, la tavola rotonda “I Top Voices ambiente di LinkedIn e il post COP26”. Sabato 28 dalle ore 16 è previsto il grande ritorno della “Notte Verde delle librerie” che si articolerà in una serie di eventi dedicati ai giovanissimi all’interno delle quattro librerie di Alba.

Giugno all’insegna della sostenibilità
Cyril Dion, Mimmo Calopresti ed Emanuele Caruso i tre importanti registi che apriranno il giugno di Circonomia. Mercoledì 8 giugno alle 18, ai tre cineasti è affidato l’incontro “La sostenibilità e il cinema: 50 anni dalla Conferenza di Rio” che sarà seguito dalla proiezione del film “Animal” diretto da Dion. Sempre alle 18 sono previsti gli altri tre incontri del mese di giugno: “La sostenibilità digitale” (mercoledì 15 giugno); “La raccolta differenziata dei tessili e la sostenibilità delle filiere” (22 giugno), “Il cibo del futuro” (27 giugno).

 

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4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia: il contributo di Erion sull’evoluzione del principio EPR

4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia: il contributo di Erion sull’evoluzione del principio EPR

L’edizione 2022 dell’annuale relazione del Circular Economy Network riporta un articolo del nostro Sistema sulle prospettive di uno dei più efficaci strumenti per lo sviluppo della circolarità

Lo scorso 5 aprile è stato presentato a Roma il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia del Circular Economy Network, uno dei documenti più attesi dell’anno da parte della grande filiera impegnata nella transizione verde nel nostro Paese. Tra i contributor dell’edizione 2022 del Report c’è anche Erion con un articolo sulle nuove prospettive della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR).

 

La responsabilità estesa del Produttore deve guardare oltre il rifiuto 

Il principio della Extended Producer Responsibility (EPR) è una delle modalità più efficaci per rendere concreta l’economia circolare nel settore privato. Basata sulle direttive europee che individuano il produttore quale responsabile degli effetti ambientali dei propri prodotti anche una volta che divengono rifiuti, la responsabilità estesa del produttore chiama le aziende a farsi carico della gestione del fine vita dei prodotti che immettono sul mercato. In Italia, Erion – il più importante sistema multi-consortile non profit per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici e la valorizzazione delle materie prime che li compongono – garantisce alle oltre 2.400 aziende consorziate il rispetto di tale obbligo grazie alla raccolta, al trasporto e al corretto trattamento dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), dei Rifiuti di pile e accumulatori (RPA) e dei Rifiuti di imballaggi.

Nel 2021 il Sistema Erion ha gestito oltre 288.000 tonnellate di rifiuti associati ai prodotti elettronici (un peso equivalente a quello di 800 Airbus A380), di cui 264.000 tonnellate di RAEE domestici. Da questi, sono state ricavate più di 130.000 tonnellate di ferro (pari al peso di 294 treni Freccia Rossa), circa 5.000 tonnellate di alluminio (pari a 2 milioni di pentole da 28 cm di diametro), più di 6.000 tonnellate di rame (pari a 67 volte il peso del rivestimento della Statua della Libertà) e, infine, oltre 34.000 tonnellate di plastica (pari a 13 milioni di sedie da giardino). Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuto ha inoltre permesso di risparmiare oltre 420 milioni di kWh, pari ai consumi domestici annui di una città come Bologna, e di evitare l’immissione in atmosfera di circa 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica (la quantità di CO2 assorbita in un anno da un bosco esteso quanto la provincia di Lucca).

Sono numeri importanti che, però, non possono far passare in secondo piano le grandi sfide a cui tutta la filiera dei rifiuti elettrici ed elettronici in Italia è chiamata a rispondere. La prima è colmare il gap che ancora separa il nostro Paese dal target di raccolta fissato dall’Europa (oltre 10 kg/abitante, contro un risultato attuale di poco superiore ai 6 kg pro capite). La seconda riguarda la capacità di arginare l’aumento stesso dei RAEE che, come ricordato dal rapporto del CEN 2021, rappresentano “il flusso di rifiuti in più rapida crescita nel mondo”.

Erion affronta queste sfide consapevole del fatto che la responsabilità estesa del produttore, oggi, non può più limitarsi alla gestione del rifiuto. Occorre affrontare nuove istanze, come quelle sull’eco-design dei prodotti, sulla loro durabilità e riciclabilità, sulla sensibilizzazione dei cittadini. Erion risponde a questa esigenza ricercando un dialogo costruttivo con le istituzioni e con i suoi stakeholder e partecipando a progetti di ricerca – nazionali ed europei – sull’educazione ambientale, sull’eco-innovazione dei prodotti e dei processi di lavorazione necessari a realizzarli, su nuovi modelli di business circolari nel settore elettrico ed elettronico.

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Il focus dell’edizione 2022 è quello sul sostegno della ripresa e sulla diminuzione del consumo delle risorse. Il Presidente Edo Ronchi: “Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8%”

“Nel mondo l’economia circolare non progredisce, rallenta: il consumo di materie prime aumenta spaventosamente”. Questa la premessa che il 5 aprile 2022 ha aperto i lavori della 4° Conferenza Nazionale sull’Economia Circolare organizzata a Roma dal Circular Economy Network.

L’evento, moderato dal giornalista dell’Huffington Post, Antonio Cianciullo, è stato occasione di confronto sul ruolo dell’economia circolare per una ripresa italiana capace di far leva sull’uso efficiente delle risorse e sulla simbiosi industriale in una situazione contrassegnata dal forte aumento dei prezzi delle materie prime.

La dipendenza dell’Italia dall’import
I lavori della giornata sono stati aperti con la consueta presentazione da parte di Edo Ronchi, Presidente del CEN, dell’edizione 2022 del Rapporto sull’Economia Circolare in Italia. “Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8% e poco meno della crescita annua del PIL mondiale del 2,2% a fronte di una crescita annua del consumo di materiali dell’1,9%. Entro il 2050 consumeremo tra le 170 e le 184 Gt di materiali ogni anno”, ha detto Ronchi in apertura del suo intervento. “Bisogna aumentare la circolarità dell’economia per dissociare la prosperità dal consumo di risorse naturali. Per l’Italia, che è un Paese manifatturiero, questo elevato consumo di materiali lo vediamo nell’incremento delle importazioni degli stessi. La nostra maggiore vulnerabilità è sui metalli il cui import nel 2021 è aumentato del +76% rispetto al 2020 superando anche i livelli pre-pandemia. Nel 2021, si è assistito anche a un incremento dei combustibili fossili (+8% rispetto al 2020) che rappresentano il 72,6% dei materiali importati, e a una conferma delle biomasse acquistate dall’estero la cui quota si è mantenuta sulle 28 Mt. C’è un perfetto equilibro tra l’andamento del Pil e l’andamento delle importazioni di materiali e questo collegamento rende altamente vulnerabile il nostro Paese alle variazioni dell’economia. Dobbiamo dare più solidità alla ripresa economica accelerando la circolarità e questo è il tema del nostro nuovo Rapporto stilato seguendo i sette indicatori chiave dell’economia circolare individuati dalla Carta di Bellagio: il riciclo complessivo dei rifiuti; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; l’attività di riparazione; il consumo di suolo”.

“Siamo il Paese più circolare dell’Ue, ma dobbiamo accelerare”
Secondo i dati del Rapporto presentato da Ronchi, nella classifica complessiva dei trend di circolarità delle principali cinque economie dell’UE, l’Italia si conferma prima con 20 punti, seguita da Germania e Polonia con 16, e Spagna e Francia con 14. Nonostante la leadership italiana in Europa, Ronchi ha posto la necessità di accelerare la circolarità dell’economia nazionale con misure precise volte ad anticipare quanto più possibile il pacchetto di proposte presentate dalla Commissione Europea lo scorso 30 marzo. Si tratta di introdurre nuovi requisiti per rendere i prodotti più circolari, estendere l’attuale quadro dell’ecodesign ad una più ampia gamma di prodotti; introdurre nuove regole per responsabilizzare i consumatori con una migliore informazione; definire una strategia per garantire prodotti tessili più durevoli e riciclabili; revisionare, infine, le norme sui prodotti da costruzione per renderli più sostenibili. Ronchi ha chiuso il suo intervento ricordando i tanti vantaggi dello sviluppo di economia circolare, tra cui quelli sull’occupazione: “È stato calcolato – ha detto il Presidente del CEN – che mettere in discarica o incenerire 10.000 tonnellate di rifiuti genera 2 posti di lavoro. Se la stessa quantità fosse riciclata si genererebbero 115 posti di lavoro, che salirebbero a 404 se si avviassero attività di riparazione”.

Promuovere la simbiosi industriale
“La leva della simbiosi industriale nei sistemi produttivi” è stato il titolo del focus di Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento sostenibilità sistemi produttivi e territoriali ENEA che nel corso del suo intervento ha sottolineato come: “La transizione verso l’economia circolare è una necessità per molti Paesi, ma per L’Italia, che è dipendente dalle importazioni delle materie prime, è un tema fondamentale. Dobbiamo promuoverla a vari livelli sul territorio all’interno degli impianti produttivi, in aree industriali, urbane, turistiche, rurali, lungo la catena di valore dei prodotti e dei materiali. Serve eco-innovazione di prodotto, di processo e di sistema. La simbiosi industriale è lo scambio di tutte le risorse possibili tra cicli produttivi differenti con vantaggi ambientali in termini di riduzione di utilizzo di materie prime e di emissioni”. Per Morabito attuare una Simbiosi industriale significherebbe dar vita a un mercato potenziale che, solo nell’Ue, ha un valore stimato tra i 6,9 e i 12,9 miliardi di euro all’anno frutto dello scambio di risorse fra i vari attori economici. A tale cifra si aggiungerebbero risparmi sui costi di smaltimento in discarica dei rifiuti stimati in72,7 miliardi di euro all’anno. Tra i settori strategici, Morabito ha evidenziato quello dei RAEE che, in un quadro di simbiosi industriale, permetterebbe di riciclare 9,5 Mt di materie all’anno (tra cui CRM) con un mercato potenziale stimato tra i 2,1 e i 3,6 miliardi di euro annui.

“Politiche e misure: a che punto siamo?”
Il secondo panel della Conferenza è stato aperto dall’intervento del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando che ha ricordato come, in questo momento storico, “Il pericolo concreto è quello di vedere la transizione verde come uno strumento per i tempi di pace, io non credo sia così. Anzi, il conflitto in Ucraina e le conseguenze economiche correlate devono essere colte come uno stress test per mettere in evidenza le debolezze del sistema italiano, come la nostra dipendenza dal fossile e la necessità di compiere un’accelerazione verso la transizione. Da questo punto di vista abbiamo il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che non solo alloca delle risorse, ma prevede anche dei tempi certi. La metodologia del PNRR che prevede l’obbligo di rispettare delle scadenze – pena la perdita delle risorse – è la via più efficace da seguire. Abbiamo dalla nostra parte importanti fondi sul fronte della formazione: 5 miliardi di euro da investire nei prossimi tre anni e che rappresentano i presupposti per questo passaggio fondamentale”. Per Laura D’Aprile, Capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del MiTE, “Gli investimenti previsti nel PNRR dedicati all’infrastrutturazione della raccolta differenziata e all’impiantistica per il riciclo sono andati molto bene. Uno dei dati che ci ha reso più contenti è quello territoriale: la Lombardia e la Campania hanno presentato lo stesso numero di istanze. Abbiamo stimolato in un modo eccezionale il Sud e le proposte che sono arrivate colmano del 60% la copertura del Centro-Sud Italia”. Giacomo Vigna, Dirigente Divisione Economia circolare, Direzione generale per la politica industriale, l’innovazione e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico, ha sostenuto: “Per leggere le dinamiche nel loro complesso bisogna considerarle anche in chiave macroeconomica. Abbiamo un contesto internazionale e di politica estera estremamente mutevole: siamo passati da uno scenario in cui la globalizzazione era il mantra, fino a un punto in cui ci siamo resi conto che la globalizzazione ci ha indebolito. Questo momento di guerra rompe le catene di fornitura e mette in difficoltà le aziende. Se l’impatto sulle imprese è questo, c’è bisogno che le nostre aziende rientrino in Italia rendendosi meno vulnerabili a dinamiche esterne”.

“Uno sguardo sull’Europa”
Paola Migliorini, Vice Capo Unità Economia circolare, Produzione e consumo sostenibili, DG Ambiente, Commissione Europea, ha evidenziato i temi più salienti del Pacchetto di misure sull’economia circolare presentato il 30 marzo scorso dalla Commissione Europea. “C’è l’esigenza di aumentare l’efficacia delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e permettere alle filiere globali di attutire gli impatti dovuti alla pandemia e alla guerra”, ha sostenuto Migliorini. “Il nuovo pacchetto di norme prevede una serie di requisiti orizzontali che si possono applicare a tutti i prodotti: ci sono quelli che riguardano le informazioni che dovranno accompagnare ogni prodotto come l’etichettatura ambientale e il passaporto digitale; altri requisiti introdotti per migliorare il funzionamento del mercato circolare e incentivi all’introduzione di beni più sostenibili”. Claudia Alessio, Research Analyst, Circle Economy (Olanda) ha presentato il Circularity Gap Report 2022, secondo il quale solamente il 9% dei materiali utilizzati a livello globale viene reimpiegato nei cicli produttivi. “Per raddoppiare il livello di circolarità globale serve un impegno da parte delle imprese: tra la Cop21 di Parigi e la Cop26 di Glasgow l’economia globale ha utilizzato più di mezzo trilione di tonnellate di materie prime vergini, consumando il 70% in più di quanto la Terra possa ricostituire in sicurezza. Nel 2021 il mondo ha estratto 92 miliardi di tonnellate di materie, usandone solo 8,6 miliardi provenienti da fonti secondarie. Raddoppiando il livello di circolarità entro il 2032 potremmo diminuire le emissioni globali di gas serra del 39% e ridurre l’estrazione di materie prime del 28%, rimanendo al di sotto della temperatura limite dell’1,5 °C”.

Quanta Economia Circolare c’è nelle imprese italiane?
“Il sistema industriale italiano e la carenza di materie prime” è stato uno dei quattro interventi che hanno chiuso la giornata. Marco Ravazzolo dell’Area Politiche Industriali, Confindustria, ha sostenuto: “C’è un bene intangibile in Italia che è questa comunità del CEN e questo Sistema Paese dovrebbe impegnarsi per far conoscere il modello italiano in Europa. La legislazione europea dovrebbe emulare il nostro modello e noi dovremmo cominciare ad andare in Europa per raccontarci. Cominciamo anche a pretendere un approccio scientifico su queste idee”. Luca Dal Fabbro, Managing Partner, Fondo italiano per la decarbonizzazione ed economia circolare, ha ricordato il ruolo chiave della Finanza nella transizione circolare. “Stiamo vedendo quanto il covid, prima, e la guerra, poi, abbiano determinato una grossa crisi sugli approvvigionamenti energetici e sulle materie prime. Abbiamo notato negli ultimi due anni una rivoluzione: esistono 6mila Fondi che gestiscono 2,7 trilioni di dollari per investimenti sulla transizione ecologica. Il problema che solo il 3% di questi Fondi misura gli impatti sociali, economici e di governance degli investimenti”. Barbara Gatto, Responsabile Politiche ambientali, CNA ha parlato de ruolo delle piccole e medie imprese nella transizione sostenendo che “il PNRR ha avuto risultati buoni, ma sono ancora pochi gli investimenti sull’economia circolare. Si è puntato molto sullo sviluppo infrastrutturale, ma noi abbiamo un sistema con centinaia di migliaia di imprese che hanno bisogno di riconvertire la produzione. È sbagliato puntare su incentivi a pioggia, ma in qualche modo va adottata una leva economica e fiscale per favorire la transizione, e va sviluppata una rete di soggetti pronti ad accompagnare le imprese”. Per Marco Conte, Vice Segretario generale UNIONCAMERE Il tema dell’economia circolare non è solamente un tema ambientale, ma richiede una politica industriale ed energetica. Abbiamo dimostrato con questa giornata che l’economia circolare è business: sono sempre più le imprese che fanno scelte sostenibili e investono nel green; è chiaro però che tali investimenti riguardano quasi unicamente le grandi imprese e che non si possono lasciare indietro tutte le altre. L’Italia è fatta di un tessuto imprenditoriale costituito soprattutto da PMI che esportano e che non possono non essere aiutate”.

 

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Batterie, “dall’e-bike agli impianti di stoccaggio. Si può fare, ma solo con produzioni su larga scala”

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Batterie, “dall’e-bike agli impianti di stoccaggio. Si può fare, ma solo con produzioni su larga scala”

Intervista a Guillermo Sánchez, Direttore Tecnologico del Nanophotonics Technology Center dell’Università Politecnica di Valencia

Immagazzinare energia rinnovabile in un impianto costruito con le batterie al litio delle e-bike. Si può fare. Lo hanno dimostrato i risultati di Lions2Life, il progetto promosso da EIT Climate-KIC a cui Erion ha partecipato per 18 mesi (giugno 2020-dicembre 2021) insieme ad altri tre partner internazionali. L’innovativa idea, ispirata alla seconda fase della gerarchia europea dei rifiuti (il riutilizzo), è diventata realtà con l’installazione e l’attivazione dell’impianto pilota nell’eco-quartiere de “La Pinada” a Valencia. Un successo tecnologico che potrebbe conquistare il mercato. Erion ne ha parlato con Guillermo Sánchez, Direttore Tecnologico del Nanophotonics Technology Center dell’Università Politecnica di Valencia, coordinatrice del progetto.

 

Dopo 18 mesi di lavoro, quali novità introduce il progetto Lions2Life?
La novità principale è quella di aver reso reale il concetto di Second Life per le batterie delle e-bike: separando le singole celle dai moduli delle batterie, procedendo alla loro analisi individuale e, infine, costruendo l’impianto pilota di stoccaggio. Il lavoro è partito praticamente da zero.

L’idea iniziale del progetto era quella di sviluppare un business model immediatamente applicabile. Si può affermare di esserci riusciti?
Si può sicuramente affermarlo per quanto riguarda l’obiettivo del modello. Tuttavia, c’è ancora bisogno di automatizzare alcuni dei processi per raggiungere un livello di costi che permetta agli impianti costruiti con batterie usate di essere competitivi sul mercato.

Che cosa intende quando parla di automatizzare i processi?
L’automatizzazione si riferisce principalmente alle fasi meccaniche di smantellamento e separazione delle celle individuali. È necessario automatizzare il processo perché assemblare gli impianti manualmente è molto costoso, per non parlare della fase successiva, ovvero quella dell’analisi elettronica dello stato delle celle.

Come è stata gestita questa fase?
Abbiamo eseguito analisi individuali su ogni cella e, successivamente, le abbiamo caricate (una ad una!). Bisogna pensare su larga scala e sviluppare degli impianti che permettano di poter misurare tutte le celle allo stesso tempo. Solo così si raggiungerà la fattibilità economica del progetto.

Finora l’unico luogo alimentato con un impianto Lions2Life è quello de La Pinada Lab, hub di innovazione all’interno del quartiere sostenibile Barrio La Pinada di Valencia in cui è stato sperimentato il progetto pilota. Se le chiedessimo di immaginare future applicazioni della tecnologia, a quali luoghi penserebbe?
Credo che il mercato di riferimento sia quello di cui abbiamo parlato con gli installatori, ovvero coloro che commercializzano batterie per impianti di accumulo energia e per installazioni fotovoltaiche. La principale applicazione sarebbe quella per le case unifamiliari che utilizzano pannelli solari. Sono costruzioni già provviste di un’infrastruttura elettronica che consentirebbe di installare questi impianti in modo quasi immediato. Abbiamo inoltre aperto un dialogo con attori interessati a sviluppare prodotti di consumo (come lampade decorative) destinati a clienti già attenti al valore ecologico di queste soluzioni, all’economia circolare, agli acquisti a chilometro zero. Questo è sicuramente un possibile campo di applicazione del progetto.

Pensa che l’Europa sia già pronta, a livello tecnico e industriale, per creare impianti di stoccaggio dell’energia creati con le celle delle e-bike?
Come ho già accennato, per potersi dire pronti è necessario automatizzare i processi di produzione. Bisogna sviluppare un’industria che attualmente esiste in altri settori, ma non ancora in questo. Sono certo che nei prossimi mesi vedremo nascere nuovi progetti per lo sviluppo delle tecnologie necessarie alla realizzazione su larga scala di impianti come quello presentato da Lions2Life.

L’entrata in vigore del Nuovo Regolamento europeo sulle Batterie potrebbe aiutare Lions2Life a diventare un progetto sostenibile?
Non c’è dubbio che l’idea di sostenibilità che il Nuovo Regolamento tenterà di introdurre nel mercato delle batterie, anche quelle dei veicoli leggeri ovviamente, renderà percorribile la strada per soluzioni come quelle sviluppate da Lions2Life.

È ottimista su questa eventualità?
All’evento di presentazione di Lions2Life che si è tenuto qui a Valencia non c’era solo un ambiente di festa per la riuscita del progetto, ma soprattutto un grande interesse da parte degli installatori, degli attori del settore della mobilità sostenibile e di quelli del fotovoltaico. L’impianto pilota ha ricevuto l’attenzione di diversi enti locali che riconoscono il valore di questa soluzione per lo sviluppo dell’economia circolare nelle loro comunità. Possiamo dire che i potenziali beneficiari degli impianti sviluppati da Lions2Life sono pronti al cambiamento e chiedono che soluzioni così innovative e sostenibili arrivino presto sul mercato. Ora tocca a noi continuare lo sviluppo affinché ciò diventi realtà.

 

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Il Parlamento Ue chiede batterie portatili più circolari

Il Parlamento Ue chiede batterie portatili più circolari

Rispetto alla bozza della Commissione, gli eurodeputati e le eurodeputate hanno fissato criteri più stringenti e obiettivi più ambiziosi

La plenaria del Parlamento Ue con 584 voti favorevoli ha adottato una posizione più ambiziosa sul regolamento delle batterie, che ne disciplinerà l’intero ciclo di vita, dalla progettazione al fine vita.

Rispetto alla bozza della Commissione Ue, gli eurodeputati avevano chiesto requisiti più rigorosi in materia di sostenibilità, prestazioni ed etichettatura. Dopo l’esito positivo della votazione, il Parlamento è pronto a negoziare con i governi europei nuove regole che disciplineranno l’intero ciclo di vita delle batterie portatili.

Tra le modifiche è stata inclusa l’introduzione di una nuova categoria “batterie per mezzi di trasporto leggeri”, come scooter e biciclette elettriche, e norme su una dichiarazione ed etichettatura sull’impronta carbonica. Un risultato festeggiato dalla relatrice del provvedimento, l’eurodeputata Simona Bonafè: “Per la prima volta nella legislazione europea, il regolamento sulle batterie stabilisce un insieme olistico di regole con l’obiettivo di governare l’intero ciclo di vita del prodotto”, ha dichiarato la Bonafè. Il nuovo regolamento sulle batterie va a sostituire la Direttiva 2006/66/CE sulle batterie e gli accumulatori, modificata in parte nel 2018.

 

“Questo crea un nuovo approccio per aumentare la circolarità delle batterie e introduce nuovi standard di sostenibilità che dovrebbero diventare un punto di riferimento per l’intero mercato globale delle batterie”, ha aggiunto l’eurodeputata del PD.

Entro il 2024 le batterie portatili negli elettrodomestici, come gli smartphone, e le batterie per mezzi di trasporto dovranno essere progettate in modo che i consumatori e gli operatori indipendenti possano rimuoverle da soli in modo facile e sicuro. Secondo il documento presentato dalla commissione Ambiente dell’Europarlamento (Envi), per le batterie portatili si punta a una raccolta del 70% entro il 2025, rispetto al 65% previsto dalla Commissione. Anche il target per il 2030 aumenta (l’80% invece del 70%). Gli eurodeputati prevedono anche tassi di raccolta minimi per le batterie per monopattini e biciclette (75% entro il 2025 e 85% entro il 2030).

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di Simone Fant

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Transizione all’elettrico, il settore della mobilità chiede più Ricerca e Formazione

Transizione all’elettrico, il settore della mobilità chiede più Ricerca e Formazione

Il 17 febbraio 2022 è stato presentato il report “E-mobility Industry survey – La transizione della filiera della mobilità e il ruolo delle politiche industriali”, realizzato da MOTUS-E, ANFIA, ANIE Federazione, ANCMA e dall’Università di Ferrara

Per affrontare in modo efficiente la transizione all’elettrico, il settore dell’automotive in Italia ha bisogno di due grandi elementi chiave: investimenti in Ricerca e Sviluppo e un piano di formazione per aggiornare le competenze dei lavoratori della filiera. È quanto rivelato dal report “E-mobility Industry survey – La transizione della filiera della mobilità e il ruolo delle politiche industriali”, presentato il 17 febbraio 2022 e realizzato da MOTUS-E, ANFIA, ANIE Federazione, ANCMA e dell’Università di Ferrara.

La strada per il passaggio all’elettrico
Lo studio, presentato dal Professor Giorgio Prodi del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara, è stato redatto partendo da un questionario sottoposto a diverse aziende del settore automotive per delineare i profili della transizione e definire le politiche industriali da applicare alla filiera. Il primo dato rilevato dalla survey chiarisce che le imprese che sono già più avanti nella transizione all’elettrico sono anche quelle più impegnate nella Ricerca e Sviluppo e nell’industrializzazione di nuove linee produttive. La ricerca ha poi evidenziato alcuni settori chiave su cui è importante intervenire con politiche industriali: la ricerca di base, la ricerca applicata, l’istruzione e la formazione degli addetti ai lavori. Le macro-linee del rapporto sono state validate con ulteriori interviste condotte nella motor valley emiliana che hanno permesso di definire alcune tendenze comuni al settore, come la mancanza di tecnologie su componenti chiave come le batterie, la presenza di una filiera corta, rispetto a quella dell’automotive tradizionale; il cambio delle figure di riferimento all’interno delle aziende che, ora, sono quelle che si occupano di elettronica. “Non mancano delle competenze sul territorio – ha precisato Prodi – manca la quantità, il numero di persone formate dentro e fuori dalle imprese, nelle scuole. Manca, soprattutto, la componentistica che spesso viene importata dall’Asia, che è molto più avanti di noi nello sviluppo di prodotti fondamentali come le batterie”.

Le richieste del comparto industriale
La presentazione del rapporto è stata accompagnata da una tavola rotonda moderata dal giornalista Massimo Degli Esposti, alla quale hanno partecipato diversi rappresentanti delle Associazioni di categoria del settore industriale. Fabrizia Vigo, Responsabile Relazioni istituzionali ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) ha dichiarato: “Abbiamo un 70% della filiera che dev’essere aiutata a rinnovarsi e a raggiungere la competitività che merita. Le aziende non chiedono solo più risorse, ma strumenti meno complessi, burocrazia più semplice, non è possibile che chi vince un bando di innovazione vede i finanziamenti solo dopo molti anni. Un altro punto chiaro è che mancano le competenze all’interno delle aziende per gestire gli strumenti di sostegno. Molte imprese conoscono questi strumenti, ma che non hanno professionisti capaci di gestirli. Nell’ottica win win c’è bisogno di fare sistema e metterle nelle condizioni le nostre di poter fruire di questi incentivi”. Omar Imberti, Coordinatore del Gruppo E-Mobility ANIE (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche) ha introdotto il tema della filiera allungata sostenendo che “fino ad oggi si parla di supportare le aziende che forniscono componenti all’automotive, ma non si parla mai di infrastrutture. È necessario impostare una strategia ben definita come stanno già facendo altri Paesi. Questa visione di filiera allargata è determinante, e ciò lo dimostra che aziende che una volta non si conoscevano oggi si siedono allo stesso tavolo di lavoro. Abbiamo competenze e risorse, ora abbiamo bisogno di metterle insieme con politiche industriali mirate”.

Il settore moto e quello della mobilità elettrica
Il terzo intervento è stato quello di Michele Moretti, Responsabile settore moto e relazioni istituzionali ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori): “Le aziende italiane da più di cento anni producono mezzi spinti da motori endotermici, la transizione all’elettrico è una sfida che dev’essere affrontata come sistema. La filiera delle due ruote è più piccola di quella dell’automotive, ci sono molte PMI che non sono integrate in un circuito internazionale. Un’altra grossa differenza è che molte aziende di motocicli sono già completamente attive nel settore full-electric. Politiche industriali mirate devono tener conto di questi due fattori per pensare da una parte a nuove misure che consentano l’accesso al credito per fare Ricerca e Sviluppo, e dall’altra a modi per evitare che le forniture di batterie provenienti dall’Asia arrivino anche alle piccole aziende del settore”. Francesco Naso, Segretario Generale MOTUS-E (Associazione italiana degli attori della mobilità elettrica) ha invitato a interpretare i risultati del rapporto “con ottimismo e uno sguardo largo sulle problematicità, per renderle opportunità. Dev’esserci un accompagnamento per le aziende che devono trasformarsi completamente. Ci sono troppi messaggi negativi che non fanno bene alle imprese, quando all’estero c’è un fermento enorme sulla ricerca tecnologica. Motus-e lavora per conoscere la filiera, mappando tutte le aree di attività, le competenze per la transizione e i gap presenti”.

La visione istituzionale
Andrea Bianchi, Segretario Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
ha ricordato come “Quello dell’automotive è un settore centrale e uno snodo fra le diverse transizioni che dobbiamo affrontare. La nuova auto è al centro della transizione digitale, nonché uno degli elementi centrali dei nuovi modi di consumo e della lotta ai cambiamenti climatici. Il ministero del Lavoro è stato sollecitato alla necessità di agganciare le politiche del lavoro a quelle industriali e ci stiamo muovendo su diversi fronti: creare quelle nuove professionalità che vengono richieste dallo sviluppo tecnologico, riqualificare i lavoratori occupati, cambiando il loro mix professionale; favorire la transizione dei lavoratori da un settore all’altro e mettere i disoccupati nelle condizioni di rientrare nel mondo del lavoro”. Infine, Gilberto Pichetto Fratin, Viceministro dello Sviluppo Economico per il quale “la ricerca ha dimostrato la grande velocità alla quale il settore è sottoposto. È necessario un intervento dello Stato che accompagni al cambiamento con strumenti che non possono più essere quelli classici (come i contratti di sviluppo) ma misure specifiche che comprendano azioni sulla la parte tecnologica e tutelino il capitale umano. Ci stiamo muovendo su questo versante perché è qui che si innesta l’inserimento dei giovani al lavoro e lo sviluppo dell’innovazione”.

 

Leggi la news Dal petrolio alle batterie: il nuovo volto della mobilità 

IERC 2022, Erion presenta i risultati di Lions2Life e NONTOX

IERC 2022, Erion presenta i risultati di Lions2Life e NONTOX

Il 20 gennaio a Salisburgo, Luca Campadello, manager del team Projects and Innovation, ha raccontato gli sviluppi dei progetti Lions2Life sulla seconda vita delle batterie delle e-bike e di NONTOX sul miglioramento del processo di riciclo della plastica

Per realizzare una reale economia circolare in Europa non si parte da zero: il comparto industriale, dai produttori ai riciclatori, è già al lavoro sulla strada della circolarità ed è altrettanto pronto a sviluppare ulteriormente il modello di produzione, uso e consumo dei beni scelto dall’Unione per compiere la transizione ecologica. È con questo respiro di ottimismo che il 19 gennaio 2022 sono stati inaugurati a Salisburgo i lavori della ventesima edizione di IERC (International Electronics Recycling Congress) che, come ogni anno, riunisce la comunità internazionale di esperti, legislatori, consulenti, accademici e attori economici dell’intera catena del valore del riciclo dell’elettronica. Allo IERC 2022 Erion è presente con Luca Campadello, manager del team Projects and Innovation che nella seconda giornata di eventi ha presentato i risultati di due importanti progetti di ricerca europei ai quali negli ultimi anni il nostro Sistema multiconsortile ha partecipato insieme ad altri prestigiosi partner internazionali.

Lions2Life: la seconda vita delle batterie al litio
Promosso da EIT-Climate-KIC a partire dal giugno del 2020, Lions2Life ha messo insieme per 18 mesi una squadra di esperti europei sull’obiettivo di ricondizionare le batterie al litio provenienti dai veicoli elettrici leggeri (scooter, biciclette e monopattini) per immagazzinare energia rinnovabile e prevenire la generazione di rifiuti. Un’idea che l’equipe di ricerca di Lions2Life ha trasformato in realtà con un prototipo assemblato e testato al “Pinada Lab” nei pressi della città spagnola di Valencia. Si tratta di un impianto pilota composto da 700 celle provenienti dalle batterie della e-mobility e capace di accumulare energia generata da pannelli solari. Un business model immediatamente applicabile? Quasi. Per portare l’impianto di Lions2Life su scala commerciale è necessario prima di tutto agire sul piano politico per regolamentare misure come la raccolta separata di questi prodotti, il modello “Pay as you sell”, pratiche di smistamento dedicato negli impianti di pre-trattamento e azioni di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini. In secondo luogo, ha detto Campadello “si devono coinvolgere sempre di più i comuni che svolgono un ruolo importante perché sono i soggetti più vicini ai bisogni dei cittadini e i gestori della mobilità elettrica. Senza il loro apporto non sarebbe possibile creare la rete immaginata da Lions2Life che comprende non solo attori fornitori di prodotti, come venditori e produttori di veicoli e aziende di mobilità elettrica, ma anche clienti come complessi residenziali, gestori di punti di ricarica e servizi pubblici in generale”. Per Erion, ha concluso Campadello, “è stato stimolante collaborare con il consorzio spagnolo Recyclia e confrontarsi con le criticità legate al tentativo di dare una seconda vita alle celle delle batterie al litio, all’ascolto del punto di vista dei produttori e allo studio delle implicazioni normative”.

NONTOX, “ripulire” la plastica si può
Il titolo completo del progetto NONTOX è “Rimozione delle sostanze pericolose per aumentare i tassi di riciclaggio delle materie plastiche dei RAEE, ELV (veicoli a fine vita) e CDW (rifiuti da costruzione e demolizione)”. L’obiettivo è sviluppare un nuovo protocollo di trattamento della plastica per eliminare tutte quelle sostanze pericolose che attualmente ne limitano il reimpiego nei cicli produttivi. Da questa idea di circolarità nel giugno del 2019 ha preso il via il progetto sulla plastica finanziato con 5 milioni di euro da Horizon2020 e che unisce 12 partner provenienti da 7 Paesi europei. NONTOX, che si chiuderà ufficialmente nel novembre del 2022, ha già ottenuto ottimi risultati esposti da Campadello nel corso del suo intervento a IERC 2022: “Siamo stati in grado si raggiungere un’efficienza di dealogenazione del 98% su uno specifico target di polimeri e, soprattutto, di verificare che i nostri risultati fossero davvero applicabili in nuovi prodotti. Ricordare che questo progetto sia stato pensato nel 2018 ci rende orgogliosi, così come vedere le fasi finali dello sviluppo di una soluzione che, seppur a livello sperimentale, dimostra la possibilità di valorizzare le plastiche pesanti dei RAEE”.

Assemblea Optime, interviene il Presidente di ECO: “Sulla gestione dei RAEE abbiamo bisogno di politici attenti”

Assemblea Optime, interviene il Presidente di ECO: “Sulla gestione dei RAEE abbiamo bisogno di politici attenti”

Il Presidente di Erion Compliance Organization, Andrea Fluttero, è intervenuto all’Assemblea Pubblica di Optime (Osservatorio Permanente per la Tutela in Italia del Mercato dell’Elettronica) organizzata in diretta broadcast il 19 gennaio 2022

“È preoccupante l’enorme quantità di aspetti di cui ci si deve occupare per garantire un mercato trasparente, dove le regole sono rispettate da tutti, in un mondo che sta cambiando le dinamiche del commercio. C’è un cambiamento molto forte e non sempre lo Stato e le istituzioni sono in grado di stare dietro a questi cambiamenti e dotarsi di capacità di controllo”. Si è aperto con queste parole l’intervento di Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization, all’Assemblea Pubblica dell’Osservatorio Permanente per la Tutela in Italia del Mercato dell’Elettronica (Optime), organizzata in diretta broadcast il 19 gennaio 2022.

All’incontro, che ha fatto il punto sulle sfide attuali e future per garantire la legalità e la sicurezza del commercio in Italia, hanno partecipato diversi attori provenienti dal mondo delle istituzioni, della Ricerca e delle imprese proponendo idee e proposte volte a contrastare azioni criminali di varia natura che, anche nel nostro Paese, minacciano importanti comparti produttivi. Il meeting ha dato l’occasione di affrontare a 360 gradi il problema delle minacce alla legalità del commercio: quelle fisiche, come l’aumento dei furti ai danni dei depositi merci delle aziende, e quelle virtuali (ma non meno gravi) come i cyber attacchi lanciati contro i database e le piattaforme informatiche delle imprese.

Bisogna rendere il mercato più trasparente
Tra gli argomenti affrontati durante i lavori ha trovato ampio spazio anche quello sulla regolamentazione dei marketplace, luoghi di vendita online che operano senza garantire la necessaria tracciabilità, fisica e fiscale, dei loro prodotti. “Erion così come gli altri numerosi Consorzi dei Produttori, constata come sempre più spesso vengano immessi prodotti sul mercato italiano senza che venga pagato il relativo Eco-contributo RAEE. Per i nostri consorziati, le nostre aziende, ciò significa dover sopperire a questa mancanza altrui con ulteriori sforzi economici”, ha dichiarato Fluttero “Qui non si parla solamente di un danno di concorrenza nei confronti di aziende che operano correttamente; quando qualcuno elude il normale percorso di vendita di un prodotto elettronico (iscrizione al registro dei produttori, adesione a un Consorzio, pagamento dell’Eco-contributo RAEE) introduce sul territorio nazionale grandi quantità di prodotti che incideranno in modo gravoso sulla gestione del post-consumo. Come europei abbiamo scelto di puntare sull’economia circolare, sulla deproduzione, sulla salvaguardia e sull’approvvigionamento delle materie prime. Operare ancora con queste incognite di trasparenza causa danni profondi a tutto il sistema economico dell’Unione”.

“La politica comprenda le nostre esigenze”
Per il Presidente di Erion, l’attuale regolamentazione del settore dei RAEE può essere migliorata solo grazie a una sinergia reale tra gli operatori della filiera e le istituzioni. “È importante – ha aggiunto Fluttero – far comprendere al mondo politico che abbiamo bisogno di interlocutori attenti e organizzati per gestire al meglio questo mercato. Da anni il comitato di vigilanza e controllo RAEE, RPA è dimissionario e nessuno ne ha nominato uno nuovo. Questo è solo un esempio di non comprensione del fenomeno di legalità all’interno del settore del commercio; un settore che ha bisogno di un’attenzione costante da parte del Ministero dello Sviluppo Economico”.

Batterie al litio, ecco cosa manca per renderle riciclabili

Batterie al litio, ecco cosa manca per renderle riciclabili

Il calo dei prezzi delle batterie agli ioni di litio e i rincari delle materie prime critiche rendono urgente un’accelerazione della filiera delle batterie verso un’economia circolare. Ma come mai è così difficile riciclare tutte le componenti? Enea ci racconta un progetto sperimentale in cui è coinvolta

I prezzi delle batterie agli ioni di litio sono diminuiti dell’89% in poco più di 10 anni, passando dagli oltre 1.200 dollari per chilowattora nel 2010 a 132 dollari/kWh nel 2021. Sono questi i dati pubblicati dal think tank Bloomberg New Economy Forum che prevede una tendenza al ribasso verso i 100 dollari /kWh nel 2024. Ma la cattiva notizia è che l’aumento dei prezzi delle materie prime e rincari sui materiali chiave per costruire accumulatori stanno mettendo sotto pressione la filiera dalla seconda metà dell’anno.

Le batterie agli ioni litio si trovano nella maggior parte dei prodotti tecnologici di uso comune: da smartphone, laptop e tablet a biciclette elettriche e scooter, e le stime mostrano che la domanda continuerà a crescere nel prossimo decennio (fino al 60% per le batterie nell’elettronica di consumo e 15% per le batterie elettriche per bici e scooter entro il 2030).  Come sottolinea un rapporto diffuso dall’European Environmental Bureau, dall’associazione Right to Repair e dai ricercatori dell’Università di Lund, troppe batterie non sono né sostituibili né riparabili. Le conseguenze si traducono in una riduzione della vita del prodotto, un aumento dei rifiuti elettronici ed una costosa perdita di materie prime critiche.

Leggi anche: Batterie delle auto elettriche: quando sono “circolari”? Facciamo il punto

Le difficoltà di recupero e i vantaggi del circular design

Per fare chiarezza su quali siano le problematiche principali del riciclo delle batterie agli ioni di litio abbiamo intervistato Federica Forte, ricercatrice di ENEA, che insieme ai colleghi del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali (T4RM), si occupa da anni di sviluppare processi di recupero materiali da diverse tipologie di rifiuti. “Attualmente stiamo sviluppando un processo di recupero materiali da batterie agli ioni di litio a fine vita– dice Federica Forte ad Economia Circolare.com – attraverso un approccio integrato, finalizzato a recuperare le diverse componenti e cercando di avvicinarci sempre più a processi chiusi, prestando attenzione anche alla valorizzazione dei reflui di processo”.

Gli ostacoli alla chiusura del ciclo riguardano tutta la catena del valore. “Le batterie non sono pensate per il fine vita, sicuramente c’è un problema di circular design. Le criticità si osservano già nella fase di estrazione della batteria dalle apparecchiature elettroniche e di disassemblaggio. In scala laboratorio il disassemblaggio avviene per via manuale, ma usare questo metodo su scala industriale è poco praticabile. Bisogna pensare a sistemi di disassemblaggio di tipo semiautomatico, per questo bisogna lavorare alla progettazione di batterie standardizzate”.

I vantaggi delle batterie rimovibili sostituibili sono numerosi. Se tutti i nuovi telefoni e tablet venduti nell’UE nel 2030 avessero batterie facilmente rimovibili e sostituibili, si potrebbero risparmiare 674.834 tonnellate di CO2, 19,8 miliardi di euro non verrebbero spesi a causa della sostituzione non necessaria di 39 milioni di dispositivi, e non andrebbero perse le materie prime critiche urgenti e necessarie per la transizione energetica come cobalto e indio.

Allo stesso modo, rendere le batterie facili da rimuovere aumenterebbe i loro tassi di raccolta e ridurrebbe i rischi per la sicurezza associati al riciclo. Attualmente, si stima che l’80% delle batterie negli impianti di smaltimento vengano rimosse manualmente e i riciclatori riferiscono che la rimozione delle batterie è diventata sempre più complicata.

L’impianto Romeo (Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy), installato presso il CR Casaccia dell’ENEA, è impiegato per verificare i processi sviluppati in laboratorio su scala preindustriale ed è di tipo idrometallurgico. “Le maggiori peculiarità delle tecnologie idrometallurgiche – continua Federica Forte -riguardano il fatto che si  opera a temperature ambiente, quindi con un contenimento dei consumi energetici e delle emissioni rilasciate in atmosfera. Si adattano al trattamento di diverse matrici, quindi si ha la possibilità di trattare diverse tipologie di rifiuti. Al momento lavoriamo sul processo di recupero di batterie agli ioni di litio concentrandoci anche sulla valorizzazione di frazioni attualmente poco valorizzate, quali ad esempio l’elettrolita”.

Leggi anche: Auto elettriche e batterie, cosa si sta muovendo in Europa?

di Simone Fant

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RENEW, la nuova sfida di Erion sul riciclo dei circuiti stampati

RENEW, la nuova sfida di Erion sul riciclo dei circuiti stampati

Dal 1° gennaio 2022 il nostro Team Projects and Innovation sarà impegnato nel progetto sostenuto da EIT RawMaterials per sviluppare un avanzato processo di trattamento delle Printed Circuit Boards. Il Manager Luca Campadello: “con RENEW da un lato diventerà più facile disfarsi dei RAEE nascosti nei cassetti di casa, dall’altro sarà possibile migliorare la filiera di riciclo delle schede”

Erion è ancora in prima fila sul versante dell’innovazione tecnologica nel settore dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Il nostro Sistema sarà uno dei sei player internazionali che dal 1° gennaio 2022, per i prossimi tre anni, parteciperà a RENEW: Re-cycling of Epoxies and metals from Non-ferrous E-Waste, progetto promosso da EIT RawMaterials per sviluppare un avanzatissimo processo di trattamento dei circuiti stampati (PCB – Printed Circuit Boards) e di riciclo delle materie plastiche e dei metalli in essi contenuti.

Il progetto RENEW
Finanziato con oltre 4 milioni di euro, RENEW si presenta come una iniziativa rilevante per chi in Europa è impegnato nel miglioramento del trattamento dei PCB. Diventati uno degli oggetti più iconici della tecnologia moderna, i circuiti stampati rappresentano il cervello artificiale dei nostri dispositivi: li troviamo nei nostri smartphone, nei pc, nelle tv, fino agli smartwatch e alle memorie usb. Una volta giunti a fine vita, i PCB contengono risorse fondamentali per l’attività del settore industriale che, da tempo, ne lamenta una progressiva scarsità sul mercato. Migliorare il loro processo di riciclo è dunque fondamentale, anche se complicato dall’alto contenuto di resine epossidiche (30%) e di ritardanti di fiamma bromurati (3%). Nella maggior parte degli attuali processi di trattamento, eseguiti tramite pirolisi, questi composti vengono bruciati all’interno dei forni di fusione provocando alcuni effetti indesiderati. Tra questi, nel caso delle resine epossidiche, si contano la limitazione della capacità di riciclaggio dei metalli preziosi e l’emissione di importanti quantità di CO2 che, oltre a essere dannose per l’atmosfera, ostacolano il raggiungimento da parte dei Paesi membri dell’Ue del target di riduzione imposto dal Green Deal europeo. Infine, la gestione dei bromurati – composti innocui durante il funzionamento dei PCB – diventa un vero e proprio problema di sicurezza per l’ambiente e la salute nel momento in cui vengono esposti ad alte temperature.

La nuova tecnologia
Il progetto RENEW punta a superare questi rischi attraverso lo studio, lo sviluppo e la validazione di una tecnologia che consenta di separare – mediante il pretrattamento dei RAEE e le successive fasi di valorizzazione dei materiali – le resine epossidiche e i bromurati dai circuiti stampati, di incrementare (+6%) la quantità dei metalli destinati al riciclo e di abbassare il livello delle emissioni inquinanti legate al processo di trattamento. Il capofila del progetto è l’azienda spagnola Atlantic Copper (AC), specializzata nella lavorazione del rame e attualmente impegnata nella costruzione di un impianto di trattamento dedicato ai rifiuti elettronici dalla capacità di 60.000 tonnellate all’anno. La struttura, che sorgerà nella città andalusa di Huelva, permetterà il pretrattamento dei RAEE e il riciclo di rame e metalli preziosi. La tecnologia pilota sviluppata nel corso del progetto verrà invece testata presso il centro di ricerca AICIA dell’Università di Siviglia, con il quale AC collabora sui temi legati all’innovazione.

Gli impianti pilota di Siviglia e Tallin
Sempre a Siviglia sorgerà anche un impianto sperimentale dove sarà testato un innovativo processo di trattamento basato su un mix di tecnologie come macinatura a diverse temperature, flottazione e separazione pneumatica, magnetica ed elettrostatica. Un secondo impianto pilota targato RENEW, che verrà sviluppato a Tallinn (Estonia), opererà sotto la gestione del partner TalTech (Tallin University of Technology). Le resine epossidiche in uscita dagli impianti pilota verranno inoltre valorizzate attraverso l’eliminazione dei ritardanti di fiamma e nuovi processi di riciclo chimico ideati dal partner Fraunhofer, che partecipa a RENEW coinvolgendo ben tre istituti (IVV, UMSICHT e ICT). Il progetto prevede ulteriori fasi che vanno dalla progettazione ingegneristica delle soluzioni testate, alla stima dei costi di realizzazione di nuove strutture su scala industriale; dalla valutazione dei benefici ambientali delle modalità di riciclo proposte – analisi condotta dall’università belga KU Leuven – alla caratterizzazione dei PCB presenti nei RAEE e allo studio delle fasi di disassemblaggio, step portati avanti grazie alle competenze del partner TREEE.

Il ruolo di Erion nel progetto RENEW
Parallelamente all’implementazione della nuova tecnologia di RENEW, il progetto prevede attività complementari come il lancio di campagne di sensibilizzazione per la promozione di una cultura della sostenibilità; la pubblicazione di due linee guida, una rivolta ai Produttori di AEE sull’Eco-design  e una dedicata agli impianti di trattamento RAEE incentrata sullo smontaggio dei prodotti; e, infine, l’avvio di un progetto pilota per la realizzazione di Eco-point per l’incremento della raccolta dei piccoli RAEE. A capo di questa fase del progetto ci sarà il Team Projects and Innovation di Erion guidato dal Manager Luca Campadello. “L’obiettivo del progetto RENEW è anche quello di incrementare la raccolta dei piccoli RAEE. Con il termine ‘eco-point’ ci immaginiamo un particolare punto di raccolta presente negli spazi pubblici cittadini altamente frequentati; rappresenterà quindi un’alternativa ai tradizionali centri di raccolta comunali. Oltre all’attività di raccolta, presso l’eco-point verranno realizzate iniziative complementari di comunicazione, formazione e informazione sui temi della sostenibilità, della corretta gestione dei rifiuti e delle pratiche di riuso.”

La partecipazione a RENEW conferma Erion come leader europeo del settore dei RAEE per il suo modo di reinterpretare il ruolo di Sistema EPR impegnato nel processo di transizione ecologica e di sviluppo dell’Economia Circolare. L’applicazione di RENEW, infatti, promette non solo di innovare i processi di trattamento dei circuiti stampati, ma anche di apportare benefici concreti sul versante della formazione professionale, della creazione di green jobs e del riciclo della plastica dei RAEE, così come richiesto dalla Strategia Europea sulla Plastica.